Fino al 31 dicembre a Kiev missili anticarro e mitragliatrici. Aiuti che vanno ad aggiungersi a quelli già deliberati venerdì scorso per il potenziamento della presenza militare a Est. I russi: “Subirete conseguenze” […]

(WANDA MARRA  – Il Fatto Quotidiano) – Sì all’invio di armi in Ucraina, sì agli impianti a olio combustibile e a carbone. Sì a misure straordinarie per gestire l’arrivo dei rifugiati, con lo stato di emergenza appositamente prorogato fino al 31 dicembre. È scivolato via con un voto all’unanimità, il Consiglio dei ministri di ieri che ratifica quello che – da tutti i punti di vista – è uno scenario di guerra.

I tre ministri leghisti – per marcare la loro scelta di allinearsi per puro senso di responsabilità – sono rimasti in silenzio. Mentre è stato Stefano Patuanelli (M5S) a spiegare che l’ok sull’energia c’è, ma “bisogna accelerare sulle rinnovabili”. La stessa posizione espressa da Giuseppe Conte in una telefonata con Mario Draghi. Che ieri ha sentito non solo lui, ma anche Matteo Salvini. In una giornata caratterizzata da un’intensa attività non solo politica, ma anche diplomatica. Draghi ha partecipato ieri pomeriggio a una conversazione telefonica con G7, Ue e Nato nel corso della quale, i leader hanno concordato di mantenere il più stretto coordinamento sugli sviluppi della crisi e le misure. Ma il premier non si è collegato – come previsto – alla cena all’Eliseo con il presidente francese Macron, il cancelliere tedesco Scholz e la presidente della Commissione europea Von der Leyen. Un caso diplomatico? Da Palazzo Chigi negano, adducendo da una parte “problemi tecnici”, dall’altra la necessità del premier di prepararsi per l’intervento di oggi in Parlamento sulle misure messe in campo dal governo sull’Ucraina, che si concluderà con un voto. Ma quel che è certo è che ieri Macron si è fatto notare per un particolare attivismo: ha telefonato a Vladimir Putin, gli ha chiesto il cessate il fuoco e ha ascoltato le richieste dello zar. Un’iniziativa non del tutto allineata alle posizioni assunte da Ue e Usa (che con Putin hanno interrotto il dialogo), dettata, per alcuni, da motivazioni di campagna elettorale.

Ieri, dunque, il Cdm ha ratificato l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità di Kiev. Prima però servirà l’ok del Parlamento, che dovrebbe arrivare oggi. E sarà comunque in buona parte al buio: il provvedimento contiene infatti una norma abilitante che, dopo una preventiva risoluzione delle Camere, consente al ministro della Difesa di adottare un decreto interministeriale per la cessione del materiale. Dunque è nel decreto – o nei decreti – del ministero, di concerto con la Farnesina e con il Mef, che sarà definito l’elenco degli equipaggiamenti. Una deroga specifica ad alcune disposizioni vigenti consente l’invio fino al 31 dicembre. Un anno di armi. Per un totale complessivo che si dovrebbe aggirare sui 200 milioni. L’elenco fatto trapelare comprende sistemi anticarro e antiaereo, come gli Stinger, mitragliatrici leggere e pesanti e mortai. Il numero degli anticarro e degli Stinger dovrebbe essere nell’ordine delle centinaia. Migliaia dovrebbero essere invece le mitragliatrici pesanti Browning o le più leggere Mg.

Aiuti che vanno ad aggiungersi a quelli già deliberati venerdì scorso per il potenziamento della presenza militare a Est. E mentre c’è chi si oppone nel nome della pace, in ambienti militari c’è anche chi solleva qualche dubbio sull’efficacia di questo impegno: le armi arriveranno in tempi utili o a fine conflitto? Chi addestrerà l’esercito ucraino ad usarle? Non sarebbe stato meno rischioso mandare direttamente i soldati? Intanto il ministro degli Esteri russo fa sapere che “i cittadini e le entità dell’Ue coinvolti nella consegna delle armi letali” saranno ritenuti responsabili “per qualsiasi conseguenza di queste azioni”.

Il Cdm ha anche deciso di incrementare le misure di soccorso ed assistenza alle persone che stanno cercando e cercheranno rifugio nell’Ue, stanziando 10 milioni di euro. E poi il decreto approvato ieri autorizza, anche a scopo preventivo, di anticipare l’adozione di misure per l’aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza. Infine, il Cdm ha istituito un Fondo da 500 mila euro per studenti, ricercatori e docenti ucraini in Italia.