L’invasione nazi-putiniana dell’Ucraina ha anche un obiettivo religioso, determinato dalle laceranti divisioni politiche tra gli ortodossi. Un’importanza dettata dai numeri: tra russi (110 milioni) e ucraini (più di 30) i fedeli ortodossi delle Chiese di Mosca e Kiev sono oltre 140 milioni su un totale di 220 nel mondo […]

(Fabrizio D’Esposito – Il Fatto Quotidiano) – L’invasione nazi-putiniana dell’Ucraina ha anche un obiettivo religioso, determinato dalle laceranti divisioni politiche tra gli ortodossi. Un’importanza dettata dai numeri: tra russi (110 milioni) e ucraini (più di 30) i fedeli ortodossi delle Chiese di Mosca e Kiev sono oltre 140 milioni su un totale di 220 nel mondo.

La premessa è nello scisma storico del 2018. In quell’anno, alla presenza dell’allora presidente Poroshenko, il Patriarcato di Kiev e la Chiesa autocefala ucraina, ambedue indipendenti dopo la fine dell’Urss nel 1991, confluirono in una sola Chiesa ortodossa, riconosciuta dal patriarca ecumenico Bartolomeo di Costantinapoli, primus inter pares tra i 14 patriarchi orientali e successore di Andrea l’apostolo, primo vescovo di Bisanzio. Al contrario, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill scomunicò gli “scismatici” e ruppe le antiche relazioni con Costantinopoli. A Kiev, Mosca è rappresentata dalla Chiesa ortodossa ucraina, con a capo il metropolita Onufrio. Mentre Epifanio è il metropolita della Chiesa nazionale fondata nel 2018.

In questo complesso quadro religioso c’è infine la Chiesa greco-cattolica d’Ucraina in “piena comunione” con Roma, guidata dall’arcivescovo maggiore Sviatoslav Schevchuk. Sia la Chiesa ortodossa autocefala d’Ucraina, con il sostegno del patriarca Bartolomeo, sia quella greco-cattolica hanno subito condannato duramente l’invasione. Il patriarca filorusso Onufrio ha invece parlato di “guerra fraticida” richiamando l’omicidio di Abele da parte di Caino, ma la dichiarazione più attesa è arrivata con un giorno di ritardo. Quella del patriarca moscovita Kirill, considerato un putiniano di ferro, che nel suo messaggio non ha mai usato parole di condanna evocando piuttosto una generica pace tra “le parti in conflitto”. Perdipiù, Kirill ha rimarcato l’egemonia degli ortodossi russi sull’Ucraina: “I popoli russo e ucraino hanno una storia comune secolare che risale al Battesimo della Rus’ da parte del santo principe Vladimir, Uguale agli apostoli”.

Il riferimento di Kirill è al 28 luglio 988, il battesimo cristiano della Russia a Kiev grazie al principe Vladimir. Una data in linea con la vulgata storico-religiosa su sant’Andrea, fratello di Pietro (primo papa e vescovo di Roma) e protocletos, il “primo chiamato” tra i discepoli, che piantò una croce lungo il fiume Dnepr, a Kiev. Evidente, quindi, che uno degli obiettivi dell’invasione è anche quello di annientare la Chiesa ortodossa autocefala e ristabilire il primato russo sul patriarcato di Kiev.

In questo conflitto tra le due Chiese c’è poi la non facile posizione di Francesco, che ha un fraterno legame con Bartolomeo. Ma nell’estate di quest’anno, tra giugno e luglio, si dovrebbe tenere il secondo storico incontro del pontefice con Kirill, dopo quello del 2016 all’aeroporto dell’Avana, a Cuba. Appena cinque giorni prima dell’invasione, l’ambasciatore russo in Vaticano, Alexander Avdeyev, ha confermato l’incontro anche se non è ancora stato definito il luogo. Ora però tutte le incertezze legate alla guerra mossa da Putin (e la clamorosa visita di Francesco all’ambasciata russa in Vaticano) rendono tortuoso, se non impossibile, il prosieguo delle trattative per l’incontro.