La tecnica non cambia. Si comincia a parlare di una “possibile” strategia vaccinale, dopo pochi giorni questa diventa raccomandabile per le fasce fragili, quindi si avanza l’ipotesi che si trattino anche i sanitari. Trascorsi ancora due o tre giorni […]

(Maria Rita Gismondo – Il Fatto Quotidiano) – La tecnica non cambia. Si comincia a parlare di una “possibile” strategia vaccinale, dopo pochi giorni questa diventa raccomandabile per le fasce fragili, quindi si avanza l’ipotesi che si trattino anche i sanitari. Trascorsi ancora due o tre giorni, arriva la conferenza stampa che annuncia la somministrazione per tutti e l’obbligo per altri. Tutto ciò in barba a quanto consigliato da Ema o da Oms che sono utilizzate solo quando bisogna giustificare le proprie decisioni. Sta accadendo in questi giorni con la quarta dose. Non siamo contrari al vaccino, né alla quarta o centesima dose, purché la scelta sia supportata da solidi risultati scientifici. Non esistono. Israele e Usa sono stati i primi Paesi a proporla, ma i risultati non sono ancora evidenti. Ema e non solo, hanno mostrato perplessità. Si è parlato dell’effetto exaustion, che potrebbe verificarsi con un eccesso di dosi in così breve intervallo di tempo. Praticamente, quando il nostro sistema immune viene stimolato eccessivamente dallo stesso antigene (microrganismo) finisce per assopirsi e a non reagire più. Peraltro, oltre a dimostrare che questo non accada con la prospettata quarta dose, bisognerebbe anche chiedersi se avesse un’utilità e per chi. Sappiamo ad esempio che con le prime due dosi abbiamo preparato il nostro sistema immune a rispondere nel caso venisse a contatto con SarSCoV2, con la terza gli abbiamo impresso la memoria. Le nostre cellule T infatti hanno imparato a riconoscere il virus anche quando gli altri anticorpi circolanti si abbassano. Questo effetto dura oltre i nove mesi dalla terza somministrazione e potrebbe durare anche per molti anni, anche se non possiamo ancora provarlo. Inoltre i vaccini che stiamo usando sono quelli che sono stati costruiti utilizzando il virus Wuhan e numerosi lavori hanno dimostrato che le nuove varianti possono “bucarli”, riducendo l’efficacia fino al 40%. La scienza, quindi, suggerirebbe un vaccino annuale (forse anche più distanziato) e aggiornato. Né la storia infettivologica (mai quattro dosi di vaccino così ravvicinate), né gli studi scientifici giustificano una quarta dose.
direttore microbiologia clinica e virologia del “Sacco” di Milano
Ormai abbiamo altro a cui pensare.
I possibili morti ucraini valgono di più. Anche da vecchi.
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pecchato che la dittatura draghiana prosegue nell’indifferenza totale e la censura dei media venduti all’occidente ! lavoratori sospesi xchè non siringati restano senza stipendio !!! altro che Putin !!!!
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