Dire che attraverso ciò che pagano per l’importazione del gas russo Italia e Germania finanziano, indirettamente, la guerra criminale di Putin, è una pura realtà. Certo, sono numerosi i Paesi che comprano energia da Mosca […]

(Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Dire che attraverso ciò che pagano per l’importazione del gas russo Italia e Germania finanziano, indirettamente, la guerra criminale di Putin, è una pura realtà. Certo, sono numerosi i Paesi che comprano energia da Mosca, ma Roma e Berlino, a quanto leggiamo, si oppongono in sede europea alla possibilità di escludere la Russia dal sistema internazionale di pagamento Swift. Poiché, se congeli il contatore, dopo non puoi lamentarti se ti lasciano al buio. Legittimo e comprensibile che ogni Stato si preoccupi del benessere dei cittadini. Se non fosse che nel proteggere i propri interessi la si piantasse di strillare “sanzioni” “sanzioni”, come se l’enfasi dei superlativi potesse fermare l’avanzata nemica. Il quale nemico, brutto, sporco e cattivo, ha scelto comunque di battersi lasciando sul terreno morti e feriti, mentre le democrazie occidentali non possono permettersi perdite senza scatenare il fronte interno. Esse la guerra la concepiscono solo se il rischio è il più possibile azzerato (i famosi “bombardamenti chirurgici” Nato su Belgrado). A loro piace vincere facile, soprattutto se dall’altro lato della barricata c’è un fantoccio tipo Saddam. Un altro modo per risparmiarci l’insopportabile ipocrisia di queste ore sarebbe quello di ammettere, una buona volta, che la guerra, come tutte le imprese umane, si basa sul calcolo costi-benefici. In base al quale, evidentemente, i vari Biden, Macron, Johnson, Scholz, Draghi non avendo nessuna voglia di “morire per Kiev” hanno lasciato che il popolo ucraino se la sbrigasse da solo. Con apprezzabile sincerità, l’altra sera, a Piazzapulita, Enrico Letta proponeva una specie di cartello europeo per concordare un prezzo più basso delle forniture di gas da contrattare con lo Zar Vlad. Dal quale, dunque, continueremo a importare il beneficio energetico in cambio di un inevitabile costo morale. Nessuna meraviglia perciò se il premier ucraino Zelensky si sente preso in giro e non risponde alle telefonate del collega italiano. Se gli resta un gettone lo userà per arrendersi all’aggressore.