Mentre su Kiev continuano a piovere missili, e i missili bucano prima il cielo, poi le case, da un lato all’altro del Paese, il presidente Putin ha sentito al telefono Xi Jinping. Pechino si offre di mediare in un eventuale incontro con Zelensky a Minsk […]

(MICHELA A. G. IACCARINO – Il Fatto Quotidiano) – “Deponete le armi, siamo pronti a negoziare”. Lo dice Mosca, con la voce del ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov, agli uomini assediati del governo di Kiev. Piove fuoco sulla Capitale ucraina e missili bucano prima il cielo, poi le case, da un lato all’altro del Paese. È il secondo giorno di offensiva e attacchi multipli all’Ucraina: il Cremlino riferisce che tutto questo cesserà se il Paese accetterà di dichiararsi neutrale e “in qualsiasi momento, appena le forze armate ucraine deporranno le armi” le parole potranno sostituire carri armati, blindati, truppe russe. Lavrov fa eco alle parole del presidente russo che ha parlato alla nazione all’alba di ieri: “Siamo in Ucraina per liberare il Paese dal nazismo”. Per Mosca chi sta mentendo è il presidente ucraino Volodimir Zelensky: “Mente sulla disponibilità ucraina a discutere dello status di neutralità del Paese”. Il Cremlino non riconosce il suo governo: “Non è democratico”.
Colloqui sotterranei emergono a galla. Lavrov ha incontrato Sergey Peresada, il viceministro degli Esteri della Dnr, la repubblica de facto la cui indipendenza è stata riconosciuta dalla Russia il 21 febbraio scorso. “La popolazione delle vostre repubbliche è stata oggetto di bullismo e bombardamenti da parte del regime ucraino, che ha intrapreso apertamente la strada della russofobia e genocidio” ha dichiarato Lavrov, che insieme al presidente Putin, verrà colpito dalle misure restrittive europee: sono le ultime notizie in arrivo da Lussemburgo.
Pechino si allinea a Mosca: la Cina, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, “si oppone a qualsiasi sanzione illegale che leda i diritti e gli interessi legittimi della Russia”. Putin ha raggiunto al telefono l’omologo cinese Xi, che ha premuto per tornare al dialogo: “L’unica soluzione al problema è tramite la diplomazia”. La Cina potrebbe diventare il nuovo arbitro tra i due Paesi ex sovietici. La tregua per i gialloblu potrebbe cominciare a Minsk: una delegazione composta da funzionari del ministero degli Esteri e della Difesa russi e ucraini potrebbe raggiungere la Bielorussia.
Da ieri all’alba ha cominciato a disgregarsi anche la Federazione, all’interno delle sue case, delle sue famiglie, delle sue comunità: c’è chi del presidente è fiero, “perché difende i nostri confini” e perché “è tutta colpa della Nato”. Molti altri hanno le facce rigate da lacrime incredule per quell’attacco sferrato mentre Kiev, come Mosca, ancora dormiva. “Net voine, mir Ukraine”: no alla guerra, pace all’Ucraina. Quasi duemila gli arresti in tutto il Paese. I russi sono scesi in strada in 43 città per opporsi all’aggressione militare e per continuare a urlare “net” al conflitto contro un Paese dove ci sono parenti, amici, fidanzate, cugini: un popolo di fratelli.
Net voine, mir Ukraine
e in che lingua sarebbe scritto?
certamente ne russo ne ucraino
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Chi non lo vede ancora il nuovo patto Molotov-Ribbentrop?
L’Ucraina in cambio di Taiwan
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Ma come sono cattivi questi Russi e questi Cinesi!
Per fortuna che siamo “alleati” con chi fa solo missioni umanitarie e riporta la democrazia nel mondo!
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