Più dure di quelle varate martedì, le sanzioni Ue a Mosca lasciano parzialmente fuori la questione energetica e lo Swift. Sono gli strumenti che più degli altri possono influenzare le scelte di Putin. Ma provocherebbero grossi danni anche a chi le eroga.

(tag43.it) – Si chiedeva unità di intenti e compattezza, per rispondere in modo fermo e duro all’invasione russa in Ucraina. Propositi, a ben vedere, realizzati solo parzialmente. Eppure per obbedire a un simile auspicio, ieri, 24 febbraio, il Consiglio europeo era stato convocato in tutta fretta e in presenza. Alle 20, i capi di Stato e di governo Ue si sono ritrovati a Bruxelles, ne è venuto fuori un pacchetto di sanzioni, il secondo dopo quello di martedì, destinato a colpire i settori «finanziario, energetico, quello dei trasporti». E ancora, «l’export di beni, la politica dei visti e l’inserimento nella lista nera, mediante nuovi criteri, delle personalità russe». Da applicare «senza ritardi». Nel comunicato conclusivo, diffuso intorno alle 3 del mattino non c’è il gas, compaiono, invece, nuovi provvedimenti anche nei confronti della Bielorussia. Sono questi gli strumenti giudicati utili dall’istituzione comunitaria per combattere «le ore più buie dal 1945», come le ha definite l’Alto rappresentate per la Politica estera e di sicurezza Josep Borrell. Si aggiungono agli altri, già varati per bloccare l’accesso della Russia ai mercati finanziari europei, che ne costituiscono la fetta più grande. Perché «non si vuole permettere al presidente Putin di distruggere l’architettura di sicurezza che ha conferito all’Europa pace e stabilità», ha commentato a margine la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.

Sanzioni Russia, restano fuori gas e Swift: «Eventualmente le applicheranno i singoli leader»

Al netto dei proclami, comunque, la mano non pare essere stata calcata al massimo. I motivi sono essenzialmente due. C’è la necessità di salvaguardare gli interessi delle imprese europee, ma anche l’idea di conservare qualche ulteriore mossa per il futuro, nel caso in cui Putin dovesse alzare ulteriormente il tiro. E qui il fronte europeo si è scomposto, lasciando trasparire divisioni. Le disposizioni, ha affermato von der Leyen «sopprimeranno la crescita economica del Paese, aumenteranno il costo del debito, aggraveranno l’inflazione e intensificheranno la fuga di capitale. Insomma eroderanno gradualmente le sue basi industriali». Aggiungere alle sanzioni la sospensione del sistema Swift, relativo alle transazioni finanziarie internazionali o l’acquisto del gas, sarà invece onere dei Pesi membri, ha aggiunto Borrell. Il pacchetto ha già il benestare degli ambasciatori, la palla adesso passa ai leader, ma già oggi potrebbe essere formalmente adottato.

Nella notte sono state approvate le sanzioni Ue alla Russia, restano fuori per il momento gas e codice swift
La sede della Commissione Ue illuminata con la bandiera dell’Ucraina

In cosa consistono le sanzioni dell’Unione europea alla Russia

Nello specifico, le sanzioni prevedono il congelamento dei beni russi in territorio europeo, il blocco dell’accesso alle banche e ai mercati finanziari comunitari oltre che di tutte quelle tecnologie fondamentali per Mosca. «Il nostro divieto di esportazione colpirà il petrolio, rendendo impossibile per la Russia modernizzare le sue raffinerie, che hanno portato effettivamente alla Russia un fatturato di 24 miliardi di euro nel 2019», ha incalzato von der Leyen. «Verrà sospesa la vendita di strumenti fabbricati in Europa che sono essenziali per raffinare il petrolio e non sono sostituibili» come «di pezzi di ricambio e attrezzature per le compagnie di aeromobili». Ai diplomatici e agli uomini d’affari «verrà impedito l’accesso privilegiato nei territori Ue». Alle aziende «di usufruire di tecnologie, ad esempio i semiconduttori, indispensabili per un futuro all’avanguardia».

Sanzioni Ue alla Russia, le reazioni dei leader Europei

A spingere sull’acceleratore, come prevedibile, erano stati soprattutto i Paesi Baltici appoggiati da Slovenia e Polonia. Quest’ultima per voce del premier polacco Mateusz Morawiecki ha chiesto ai leader «di abbandonare l’ingenuità e agire con decisione e unità per l’adozione di sanzioni massicce che fermino il presidente Putin, impedendogli di varcare un altro Rubicone. Se l’Europa vuole essere rilevante dobbiamo agire molto rapidamente, perché altrimenti crolleremo». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente lituano Gitanas Nauseda. Da lui la richiesta «di adottare tutto il potere di dissuasione possibile». Mentre il premier sloveno Janez Jansa ha prospettato l’idea di offrire all’Ucraina «la chance di entrare in Ue». È stato particolarmente onesto il premier lussemburghese, Xavier Bettel «Di fatto le sanzioni sono la sola leva politica che abbiamo a disposizione e questo è il problema. Perché anche una volta in vigore, si faranno sentire in Russia solo dopo giorni o settimane. Non chiedeteci però di inviare armi, non ne produciamo».

Nella notte sono state approvate le sanzioni Ue alla Russia, restano fuori per il momento gas e codice swift
Profughi arrivati in Romania dall’Ucraina (Getty)

Sanzioni alla Russia, nessun intervento di carattere militare

D’altronde in agenda non c’è alcun intervento di carattere militare, sebbene dalla Polonia, Stato confinante con l’Ucraina, sia stata avviata formalmente la richiesta di attivazione dell’articolo 4 del trattato Nato che stabilisce la consultazione dei Paesi membri «ogni volta che, nell’opinione di uno di essi, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata». Insieme, anche la richiesta «di un accesso sicuro all’assistenza umanitaria per tutte le persone che hanno bisogno. E quella del ritiro incondizionato delle forze russe sul territorio ucraino». Intanto, sono arrivate le prime risposte di Mosca, con la sospensione dei voli britannici sullo spazio aereo russo, mentre l’ipotesi sanzioni è stata bocciata dalla Cina.

Russia fuori dallo Swift, cosa è e perché in molti si oppongono

È probabilmente la sanzione più invocata. Ma l’esclusione di Mosca dal principale sistema per lo scambio delle transazioni finanziarie a livello mondiale sarebbe un’arma a doppio taglio.

Russia fuori dallo Swift, cosa è e perché in molti si oppongono. L'esclusione di Mosca sarebbe un'arma a doppio taglio.

Dopo l’invasione dell’Ucraina e l’inizio della guerra, tra le sanzioni invocate contro Mosca spicca la misura finanziaria di esclusione dallo Swift. Lo ha chiesto il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, sostenuto da diversi Paesi. Ma c’è chi frena, perché se da una parte potrebbe colpire duramente le banche russe, dall’altra metterebbe a rischio i creditori, soprattutto europei. Si tratterebbe, insomma, di un’arma a doppio taglio.

Russia fuori dallo Swift, cosa è e perché in molti si oppongono. L'esclusione di Mosca sarebbe un'arma a doppio taglio.
La Banca centrale russa (KIRILL KUDRYAVTSEV/AFP via Getty Images)

Swift, il sistema che gestisce le transazioni finanziarie

Acronimo di Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication, Swift è il sistema cruciale per lo scambio delle transazioni finanziarie a livello mondiale. Essenzialmente è un servizio di messaggistica che connette oltre 11 mila organizzazioni finanziarie e bancarie in circa 200 Paesi: di fatto non detiene o trasferisce fondi, ma l’operatività di un gran numero di infrastrutture, mercati e banche dipende proprio da Swift, che consente alle istituzioni finanziarie di allertarsi a vicenda quando sta per avvenire un trasferimento. Switf, insomma, permette di trasferire denaro in tutto il mondo in modo immediato e sicuro, consentendo di tracciare i bonifici interbancari realizzati tra Paesi diversi. Swift, creato nel 1973, ha sede legale a La Hulpe, in Vallonia, ed è proprio alla Banca Nazionale del Belgio che le altre banche centrali hanno affidato il ruolo di coordinamento. Nel 2021 ha registrato una media di 42 milioni di messaggi al giorno, con un aumento dell’11,4 per cento rispetto al 2020.

Russia fuori dallo Swift, cosa è e perché in molti si oppongono. L'esclusione di Mosca sarebbe un'arma a doppio taglio.
Cittadini di Kramatorsk, Ucraina, in fila allo sportello della banca russa Sberbank (Anastasia Vlasova/Getty Images)

Russia fuori dallo Swift, i timori della banche europee

Escludere la Russia dal sistema Swift significherebbe tagliarla fuori dal mercato finanziario internazionale. Renderebbe praticamente impossibile inviare denaro nel Paese o fuori da esso: se da una parte sarebbe un colpo durissimo per le aziende russe e i loro clienti stranieri, in particolare gli acquirenti di gas e petrolio, dall’altra renderebbe estremamente complicato per i creditori stranieri il recupero del loro denaro. Le transazioni interne sarebbero tutto sommato al “sicuro” per Mosca: la banca centrale russa ha infatti sviluppato il sistema di pagamento Mir, che intermedia circa il 25 per cento di tutte le transazioni nazionali con carta. Ma è difficilmente utilizzabile all’estero. Per questo a opporsi all’esclusione della Russia dallo Swift sono soprattutto le banche europee, timorose di andare incontro a perdite per miliardi di euro, a causa di crediti concessi che non verrebbero ripagati.