Preso l’aeroporto, assalto alla sede dei Servizi segreti. Nella notte centinaia di esplosioni a Mariupol. Zelensky non ha voluto essere portato con i suoi ministri a Leopoli, al confine con la Polonia, però sembra aver sbagliato strategia, forse mal consigliato dal capo di Stato maggiore[…]

(ROBERTA ZUNINI – Il Fatto Quotidiano) – Una eco lontana di tuono e una voce metallica dalla reception: “Scendere immediatamente al piano -2”. Non è ancora l’alba e Kiev si sveglia con le sirene che precedono di poco le esplosioni alla periferia, saltano i depositi di armi. Quando sulla capitale dell’Ucraina scende di nuovo la notte le truppe di Putin sono ormai vicine: fonti dell’intelligence occidentale ieri sera annunciavano la caduta di Kiev già “nelle prossime ore”. L’obiettivo non dichiarato ma ormai evidente è la rimozione del governo di Volodymyr Zelensky, il “nemico” del Cremlino filo-Nato. Tanto che in serata uno dei consiglieri del presidente lancia l’allarme di un possibile golpe. I raid aerei e missilistici si sono in effetti intensificati soprattutto all’est, primo obiettivo dell’invasione programmata dal Cremlino.

La guerra nel cuore dell’Europa è iniziata nel buio pieno, come accade spesso, soprattutto quando il demone della paranoia si impossessa degli autocrati che si sentono sul viale del tramonto e preferiscono nascondersi dietro il buio della menzogna con lo slogan: “Vogliamo denazificare Kiev”. Quando, in realtà, a combattere dalla parte dei separatisti del Donbass ci sono fior fiore di neonazisti da tutte le parti del mondo.

Primo obiettivo dei missili e poi dei paracadutisti delle forze speciali russe era la conqusita dell’aeroporto di Hostomel, il più vicino dal centro-città, testa di ponte per poter accedere rapidamente ai palazzi governativi.

Contro tutti i pronostici degli analisti, la maggior parte estimatori della supposta razionalità e intelligenza che dominerebbe da sempre la personalità del presidente Putin, alle 4.30 del mattino l’aeroporto di Kiev è stata colpito da missili Iskander lanciati probabilmente appena dietro il confine settentrionale ucraino. Ormai ci si aspettava l’attacco, anche e soprattutto, su Kiev, ma non nel giro di poche ore, mentre le truppe russe sfondavano la linea di difesa ucraina nella città settentrionale di Kharkiv, iniziando combattimenti che continuano da 24 ore così come sta avvenendo nel porto sud orientale di Mariupol, scossa da centinaia di esplosioni. L’esercito ucraino sta vendendo cara la pelle: per tutta la giornata ha dato filo da torcere alle equipaggiatissime truppe putiniane a Kherson, nel sud, e a nord, a Cernobyl. Morti e feriti stanno aumentando, anche se non è chiaro il numero. In serata Kherson e Cernobyl sono cadute. Anche a Odessa verso sera sono iniziati i bombardamenti della marina russa. Intanto, dalla base militare dell’enclave de facto russa della Transnistria, in Moldavia, sono stati lanciati altri missili che hanno colpito obiettivi strategici a Ivano Francisk.

Ma a Putin preme tagliare il più velocemente possibile la testa al governo ucraino “fantoccio degli Stati Uniti”, come lo ha definito nei giorni scorsi.

Il presidente Zelensky non ha voluto essere portato con i suoi ministri a Leopoli, a ovest, al confine con la Polonia, però, al netto della gravitas che sta mostrando, sembra aver sbagliato strategia, forse mal consigliato dal capo di Stato maggiore: nel Donbass i soldati ucraini continuano a resistere e morire, ma Kiev pare sguarnita. Ci si domanda come sia possibile che gli strateghi ucraini abbiano deciso di inviare così tanti soldati nel Donbass, lasciando meno protetta Kiev.

Dopo aver messo fuori uso l’aeroporto principale di Kiev e quello di Hostomel, a 40 chilometri dalla capitale, elicotteri e aerei russi hanno cominciato a bombardare la sede dei servizi segreti ucraini nel cuore della città.

Ciò che vedremo forse già questa mattina potrebbe essere cadaveri accanto a Santa Sofia, la cattedrale simbolo di Kiev ma anche delle chiese ortodosse. Il presidente Zelensky chiedendo sanzioni ancora più dure da parte dell’Occidente dimostra di non avere più alcuna speranza di fermare l’avanzata russa su Kiev – i soldati sono giá nella omonima regione- che sembra un deserto di ghiaccio dopo il coprifuoco imposto per la prima volta ieri. Nelle strade si aggirano però ancora figure solitarie. Fantasmi, in questa seconda notte di guerra surreale eppur reale.