“La pericolosità di questa crisi è che da evento in qualche modo regionale si è trasformata in una competizione personalistica, in un regolamento di conti tra Biden e Putin. Perciò la faccenda si va complicando al punto di…”.[…]

(ANTONELLO CAPORALE – Il Fatto Quotidiano) – “La pericolosità di questa crisi è che da evento in qualche modo regionale si è trasformata in una competizione personalistica, in un regolamento di conti tra Biden e Putin. Perciò la faccenda si va complicando al punto di…”.

Il punto sul quale Sergio Romano, il decano dei diplomatici italiani, il più attrezzato ambasciatore a Mosca che l’Italia abbia avuto, ritiene che la competizione militare possa davvero deflagrare, è che Putin non si sazierà con l’annessione del Donbass.

È chiaro che dopo la Georgia, l’Ucraina, la Transnistria, toccherà alle altre Repubbliche nate dopo il disfacimento dell’ex Urss.

Domani parleremo dell’Estonia, della Lituania?

È del tutto plausibile uno scenario siffatto. Pericolosissimo.

Chi sta sbagliando di più? Come dobbiamo valutare questa escalation seguendo l’ordine degli errori compiuti da ambedue le parti?

A mio avviso dopo la Guerra fredda, l’Occidente doveva avviare la smobilitazione della Nato. Era una struttura nata al tempo della contrapposizione col Patto di Varsavia. Collassato quest’ultimo non aveva senso tenere in piedi un assetto militare che sarebbe stato visto come struttura di pura aggressione.

È ciò che lamenta Putin.

E – vista la situazione con i suoi occhi – non ha tutti i torti. Aver avanzato con gli insediamenti Nato nell’area dell’ex Urss ha mortificato l’orgoglio russo e in qualche modo sollecita una risposta.

La risposta sarebbe quella di riannettere i territori perduti?

E qui c’è l’errore di Putin, descritto ingiustamente come un autocrate. Anche il governo di Mosca ha un’opinione pubblica cui rispondere, certo lì non siamo in una democrazia liberale, ma ha quasi gli stessi problemi di Joe Biden. Ambedue in qualche modo costretti a queste prove di forza.

È stato un errore far immaginare l’Ucraina nella Nato?

Doppio errore da matitone blu. Non solo perché, l’abbiamo appena detto, la Nato non ha senso di tenerla in piedi così come l’abbiamo conosciuta durante la Guerra fredda. Non solo non l’abbiamo trasformata, rimodulata, aggiornata, ma abbiamo pensato possibile che al confine con Mosca l’Occidente potesse puntare i cannoni e tenere lo zar sotto tiro.

Siamo aggressori noi occidentali?

Dobbiamo sforzarci di valutare con equilibrio la situazione. Come ci sarebbe parso se la struttura militare del mondo che si contrappone a noi avesse messo radici in Svizzera, a un tiro di schioppo da Milano? Sarebbe o no stata destabilizzante questa situazione?

Qual è dunque una negoziazione possibile, realistica, dove la corda non solo non la si tiri più giacché è già stata spezzata, ma neanche si immagini di fabbricarne.

Secondo me l’Ucraina deve divenire territorio smilitarizzato, cuscinetto tra l’Ovest e l’Est, Paese neutrale.

L’Ucraina una sorta di grande Svizzera dell’Est.

Certamente più povera, ma simile nell’assetto politico. Washington e Mosca devono impegnarsi a evitare ogni ingerenza militare.

Lei pensa che basti?

Al punto in cui siamo, io mi preoccuperei di sapere chi sarebbe il facitore di questa pace. Questa domanda dovrebbe ottenere una risposta.

Pensa che gli europei non abbiamo la forza di imporre la pace a Putin né di chiedere a Biden di non giocare a braccio di ferro con la Russia? Biden ha da rispondere alla sua opinione pubblica.

Infatti si sta giocando la rielezione. Se perderà la partita con Putin addio sogni di gloria.

Se l’Europa è fuori gioco e gli americani troppo dentro il gioco, chi può obbligare Biden e Putin a firmare la pace?

Il Papa.

Papa Francesco ha spiegato con dolore che la guerra è la prima chance dell’uomo. E questa guerra sembra sia attesa, annunciata, favorita, sostenuta da un club di potenze personali.

Più la guerra sembrerà inevitabile, più i toni si alzeranno.

Secondo lei a quale punto si arriverà?

Due grandi potenze nucleari che si affrontano. Stiamo parlando di questo.

Sarebbe un punto di non ritorno?

Solo il Papa potrebbe chiedere un atto di sincera e buona volontà.

La proposta che lei intravede sarebbe l’Ucraina nuova Svizzera d’Europa.

Io penso di sì.