Le risorse arginano molto parzialmente l’impatto degli aumenti sui bilanci di famiglie e piccole imprese, ma il governo non vuole ricorrere a nuovo deficit. Tra le fonti di copertura non c’è un nuovo intervento sugli extraprofitti delle compagnie energetiche […]

(PATRIZIA DE RUBERTIS E MARCO FRANCHI – Il Fatto Quotidiano) – In deficit no, per carità, che l’Europa ci guarda e poi abbiamo anche avuto tutta questa crescita imprevista nel 2021. E quindi di lima e di cesello, senza dimenticare un po’ di fantasia, arriva il decreto “energia e molto altro” coi suoi 8 miliardi e mezzo di euro. Tra le fonti di copertura non c’è un nuovo intervento sugli extraprofitti delle compagnie energetiche, ben rappresentati dai 2 miliardi di utile netto (su 4,7 totali nel 2021) fatti registrare da Eni negli ultimi tre mesi dell’anno scorso: “Ci aspettiamo che i grandi produttori di energia condividano con il resto della popolazione il peso dei rincari dell’energia, sul come ci stiamo riflettendo”, ha spiegato Mario Draghi ieri in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il nuovo decreto.
In attesa che la riflessione del premier e dei suoi ministri sia finita, va registrato che la maggior parte degli 8 miliardi, almeno 5,5, saranno impiegati per arginare – assai parzialmente – l’impatto dei prezzi energetici sulle bollette di luce e gas di famiglie e imprese (rispettivamente una botta da + 131% e +94% su base annuale). I soldi per il periodo aprile-giugno sono così divisi. Poco meno di 3,4 miliardi (che si aggiungono agli 1,2 miliardi stanziati a luglio, ai 3,5 di ottobre e ai 3,8 inseriti nella legge di Bilancio) andranno a famiglie e piccole imprese. Le leve azionate sono le solite: la riduzione degli oneri di sistema (1,8 miliardi), il taglio dell’Iva al 5% sul gas (592 milioni), fondi per le famiglie più povere (500 milioni), a cui vanno aggiunti altri 480 milioni per tagliare gli oneri generali nel settore del gas. A questi si sommano 400 milioni per Regioni ed enti locali, anche loro alle prese con l’aumento delle bollette (specie per ospedali e strutture sanitarie) e altri 2,3 miliardi di euro destinati alle imprese più grandi ed “energivore” (tra riduzione degli oneri di sistema e crediti d’imposta), che già a fine gennaio erano state destinatarie di 1,7 miliardi per far fronte, però, a una bolletta energetica che nel 2022 sarà superiore ai 30 miliardi.
Quello che segue è il conto più generale del ministero dell’Economia, Daniele Franco: nell’ultimo trimestre del 2021, a fronte di rincari per famiglie e imprese di circa 21 miliardi, “ne abbiamo fiscalizzati circa un sesto, 3,5 miliardi”; le stime dell’Arera indicano rincari sempre per 21 miliardi per il primo trimestre 2022 e “noi siamo intervenuti per circa 5,5, quindi per un quarto”. Il prossimo aumento della bolletta è stimato in 14-15 miliardi, ha aggiunto il ministro, “noi interverremo per circa 5,5 miliardi”, pari a oltre un terzo.
Le risorse, come si vede, arginano solo molto parzialmente l’impatto degli aumenti sui bilanci di famiglie e piccole imprese, ma il governo com’è noto non vuole ricorrere a nuovo deficit (i soldi arrivano soprattutto da risparmi precedenti e dai proventi delle aste della CO2) e spera che la buriana sia passata. Ucraina permettendo, certo: “Siamo ancora in un rallentamento della crescita in Europa, ma secondo le previsioni riprenderà spedita dal secondo trimestre di questo anno: bisogna essere cauti perché i rischi geopolitici potranno incidere sulla crescita”, ha detto Draghi. Anche scongiurando l’ipotesi di una guerra vera e propria, pure nuove sanzioni alla Russia – di cui si discute – possono mettere in difficoltà il nostro Paese: “Le sanzioni – ha detto Draghi – devono essere concentrate in settori che non comprendano l’energia e che siano proporzionate rispetto all’attacco e non preventive. L’Italia ha solo il gas, non ha il nucleare e il carbone e sarebbe la più esposta”.
È dall’Est che al momento arrivano le più grosse preoccupazioni per il premier. È vero che “Vladimir Putin ha accennato alla possibilità di continuare a garantire le fornitura di gas all’Italia e di aumentarla se necessario”, ma questo non si può fare se non all’interno “degli impegni e delle relazioni con gli alleati e degli effetti delle sanzioni”, tanto è vero che “si sta anche studiando come l’Italia possa continuare a essere approvvigionata da altre fonti se dovessero venire meno quelle dalla Russia”.
“È vero che “Vladimir Putin ha accennato alla possibilità di continuare a garantire le fornitura di gas all’Italia e di aumentarla se necessario”, ma questo non si può fare se non all’interno “degli impegni e delle relazioni con gli alleati e degli effetti delle sanzioni””
… Cioè compatibilmente con gli ordini e gli interessi degli USA e la nostra produzione di saliva.
Ho un pensiero stupendo: fossero digiune le lobby delle armi statunitensi, dopo la partenza dall’Afghanistan?
Maliziosa?
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È stata proprio una strana coincidenza quella di ritirarsi precipitosamente e inopinatamente dall’Afghanistan ( con tutto quello che ha significato) proprio in piena pandemia, giusto quando si è capito che da quel pantano non si sarebbe tirato fuori nulla mentre era il momento ottimale per “portare la democrazia” altrove.
E con i Russi l’opinione pubblica statunitense va a nozze: gli eterni nemici comunisti…
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La cosa scandalosa è che queste compagnie fornitrici di gas ed energia elettrica aumentano i pressi a dismisura giustificandosi con l’aumento dei costi. Se hanno aumentato gli utili vuol dire che hanno aumentato i prezzi più di quanto siano aumentati i costi.
Non ci vuole un grande economista per capirlo.
E il governo che fa?
Da il mangime ai polli che le faine tipo Eni, spolpano.
Soldi pubblici, soldi nostri.
E sono aziende a partecipazione statale.
A riprova che la presenza dello Stato non è garanzia di nulla se lo Stato è rappresentato da una classe politica e dirigenziale cleptomane.
Perché non punire questa impresa?
Se le imprese dovrebbero avere un fine sociale, sorprende che soprattutto quelle in cui mette becco lo Stato si “fanno li cazzi loro” alla Razzi.
Volete aumentare la produzione di energia elettrica?
Pagate di più l’energia immessa in rete così gli impianti residenziali possono essere sovradimensionati rispetto al proprio fabbisogno.
Se un privato ha un bel tetto ed anche i soldi, perché non indurlo a immettere la maggior quantità di energia possibile in rete, in modo da rendere disponibile anche alla collettività l’energia pulita?
L’assurdo è stato rappresentato dal 110%.
Perché col 110% l’energia immessa in rete NON TE LA PAGANO, col 50% invece sì.
Pertanto tutti quelli che si sono fatti fotovoltaico + accumulo, hanno sovradimensionato il sistema di accumulo (tanto è gratis) in modo da immettere meno energia possibile in rete (tanto non te la pagano).
Capita l’assurdità di chi legifera e non capisce un cazzo (o forse capisce troppo) del settore?
Il fotovoltaico, che potrebbe – soprattutto ora – contribuire alla produzione di energia elettrica (tra l’altro è generazione distribuita, molto più preziosa di quella centralizzata), è stato penalizzato dal 2012.
Dopo il conto energia c’è stata solo la detrazione del 50% spalmata su 10 anni, che è quella delle comuni ristrutturazioni. Sposti un tramezzo, ristrutturi il bagno, ti fai un fotovoltaico? 50%, stessa cosa.
Mentre sulle pompe di calore ed il termico, c’è sempre stato il 65%.
Qualcuno può spiegarmi la logica?
Ma deve chiamare Amato per spiegarmelo?
Giusto il dr Sottile può sparare cazzate incredibili dando la sensazione di aver detto cose intelligenti.
Ed anche nel 110% il fotovoltaico è, non a caso slave. Evidentemente ama farsi frustare dal cappotto termico, che è master.
Ma quale è la logica?
Quell’imbecille di Congolani parla di nucleare per aumentare la produzione, ma vi rendere conto?
Solo agevolando il revamping (sostituzione delle parti vecchie con quelle nuove) si potrebbe quasi raddoppiare la potenza (e quindi la produzione).
Ci sono una infinità di impianti con moduli da 130 W, 200W, ora se ne vendono da 375 W in su, i 400 W sono i moduli più comuni.
Ma forse è meglio regalare miliardi di euro all’Eni, utilizzando i cittadini come semplici passadenaro, che distribuire i soldi ai cittadini stessi che potrebbero avere nel fotovoltaico non solo una opportunità di risparmio ma anche di guadagno, contribuendo a risolvere i problemi energetici del paese e a mantenere il mondo più pulito.
Capite che tutti quei soldi del 110% potevano essere spesi meglio?
Chi lo critica non è necessariamente contrario alle energie rinnovabili.
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Alzare l’asticella è divenuto facile a quanto pare, si guadagna per pagare tasse, stop.
Ma questo non significa che non siano davvero i migliori, in questa direzione lo sono stati e ad un certo punto forse si dovrà decidere se cucinare con carbone e avere catini pieni di acqua.
Chi non ha lavorato o poco e male, con relativo guadagno, questa stangata , dopo i due anni di covid , è stata davvero una mossa molto molto meschina e come sorridono davanti alle telecamere e a se stessi, come sono bravi se lo dicono da soli, non hanno bisogno del coro che li illumini!
Poveri…
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Per coloro.. che non hanno lavorato…
Ci sono ancora categorie protette, chissà per quanto ancora .
La bassa tassazione è l’anticamera degli investimenti che partono da idee sane e non come attività lucrative volte alla svendita dei beni primari su vari fronti, l’attività lucrativa di derivazione epigenetica o epidermide eugenetica, si nutre con le tasse enormi, spremono per avere, per dare e scambiare come credono loro che, appena seduti sugli spalti rossi, hanno iniziato a tradire il mandato elettorale, l’unico e il solo vero motivo per cui siedono lì e guadagnano fior di loto sulla nostre vite come se fossimo solo pelle o come ultima Ratio e consolazione, l’ ultimo consumatore, che chiude il cerchio con il guadagno del produttore e maggiorenti azionisti di un allevamento industriale di polli, pulcini e tacchini, con il trasporto dei prodotti in tutta Italia e fin dove arrivano.
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