Over 50. Prime dosi -43% anche alla vigilia dell’imposizione sul lavoro. L’ondata frena, carta verde sempre meno popolare. Ma il governo insiste. Se già l’annuncio, a suo tempo, non aveva avuto un grande effetto, l’effettiva entrata in vigore dell’obbligo di super green pass, da esibire sul luogo di lavoro per gli over 50 tenuti per legge a vaccinarsi, lo ha avuto ancora meno […]

(STEFANO CASELLI – Il Fatto Quotidiano) – Se già l’annuncio, a suo tempo, non aveva avuto un grande effetto, l’effettiva entrata in vigore dell’obbligo di super green pass, da esibire sul luogo di lavoro per gli over 50 tenuti per legge a vaccinarsi, lo ha avuto ancora meno. I nuovi vaccinati ultracinquantenni sono infatti scesi – di molto – anche nella settimana precedente al fatidico 15 febbraio: 27.103, quasi la metà (-43,8%) rispetto alla settimana precedente. È quanto emerge dal monitoraggio settimanale della Fondazione Gimbe.

Insomma, chi era disposto a farsi convincere si è vaccinato, gli altri (tranne qualche ultima sparuta retroguardia) non lo faranno né ora né mai. E sono ancora parecchi. Secondo il report settimanale dell’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari (Altems) dell’Università Cattolica di Roma, nella fascia 50-59 anni i no-vax (compresi gli esentati, il cui numero con esattezza non si è ancora mai saputo) sono ancora 1.074.948, pari all’11,4%.

Il calo dei nuovi vaccinati, tuttavia, riguarda tutte le fasce di età e anche le dosi booster: nell’ultima settimana le prime dosi sono diminuite del 40,8% rispetto ai sette giorni precedenti (da 187.037 a 110.791), il 41,2% delle quali riguarda la fascia 5-11 anni, anch’essa peraltro in forte calo (-41,7%). Al 15 febbraio – sempre in base al report Gimbe – sono ancora 7,1 milioni gli italiani vaccinabili senza nemmeno una dose, di cui due milioni circa guariti dall’infezione da meno di 180 giorni, dunque temporaneamente protetti. Lo zoccolo duro (al lordo della quota di esentati) rimane intorno ai 5 milioni.

Il report settimanale Gimbe certifica anche ciò che appare evidente dai bollettini giornalieri: la quarta ondata nell’ultima settimana è arretrata piuttosto velocemente: -32,3% di nuovi contagi (ma anche -27,8% di tamponi), -14,9% di ricoveri in area medica, -18,7% di di ricoveri in terapia intensiva (la media degli ingressi giornalieri passa da 99 a 88). E per la prima volta da tempo diminuiscono anche i decessi: -16,2%.

Numeri che giustificano un cauto ottimismo e che, soprattutto, portano nuovi consensi al partito degli scettici sul green pass, che inizia a travalicare il tradizionale perimetro destrorso Lega-FdI (e da ultimo parte del M5S) per abbracciare anche chi, in passato, certo non poteva tacciarsi di simpatie filo no-vax o no-pass: “È entrata in vigore la più discussa e obiettivamente discriminatrice delle misure – ha detto il 15 febbraio nella sua striscia quotidiana su Rds il direttore del Tg di La7 Enrico Mentana –. È la coda della grande campagna vaccinale, della persuasione dell’opinione pubblica, però arriva in un momento in cui è chiaro a tutti che la pandemia sta allentando la morsa, e per questo sono in molti a sperare che sia almeno un provvedimento transitorio. È più utile avere ranghi completi sui posti di lavoro – conclude Mentana – o andare avanti con questa discriminazione, che è ben motivata ma è ingestibile nel lungo periodo?”.

Analoga la posizione del virologo Matteo Bassetti, secondo cui “il green pass oltre il 31 marzo non sarebbe più una misura sanitaria, che peraltro ha già esaurito la sua efficacia, ma un mostrare i muscoli in un gioco che non vale la candela”, cui fa eco il presidente della Società italiana di virologia Arnaldo Caruso: “Non sono d’accordo – ha detto – con la proposta di estendere la durata del green pass a tutto il 2022 avanzata dal consigliere del ministro della Salute, Walter Ricciardi”.

E non è certo passata inosservata la lunga lettera che la scrittrice Susanna Tamaro ha “spedito” via Corriere della Sera al premier Mario Draghi: “La scienza – scrive Tamaro – ci dice che vaccinati e non vaccinati ci scambiamo comunque tutti allegramente il contagio. In quest’ottica risulta anche difficile capire l’attribuzione taumaturgica del green pass”.

Il governo, tuttavia, non sembra, almeno per ora, disposto a cambiare idea: il green pass rimarrà in vigore anche dopo il 31 marzo, data della probabile cessazione dello stato di emergenza, anche se sarebbero allo studio alcuni allentamenti. Già da metà aprile potrebbe non servire per bar ristoranti all’aperto e per tutte le attività all’esterno, mentre è stato accolto un ordine del giorno della Lega in base a cui, se la curva pandemica continuerà a scendere, si valuterà la possibilità per gli studenti con più di 12 anni di salire sugli autobus anche con il solo tampone negativo.