
(Passato di Cassese – di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Appena digerito, ma non del tutto, il passato di verdure con vista Quirinale consumato con Salvini, l’emerito Sabino Cassese è passato all’acqua calda con un editoriale sul Corriere dal titolo: “La politica ha bisogno di regole”. Ma va? È dagli anni 40, cioè dalla Costituente e dal celebre appello di don Luigi Sturzo, che si discetta dell’urgenza di dare una veste giuridica ai partiti, attuando l’articolo 49 della Carta affinché rispettino almeno le regole che si danno […]
Passato di Cassese
(di Marco Travaglio – Il Fatto Quotidiano) – Appena digerito, ma non del tutto, il passato di verdure con vista Quirinale consumato con Salvini, l’emerito Sabino Cassese è passato all’acqua calda con un editoriale sul Corriere dal titolo: “La politica ha bisogno di regole”. Ma va? È dagli anni 40, cioè dalla Costituente e dal celebre appello di don Luigi Sturzo, che si discetta dell’urgenza di dare una veste giuridica ai partiti, attuando l’articolo 49 della Carta affinché rispettino almeno le regole che si danno. Cassese però ne approfitta per paragonare due “vicende giudiziarie che coinvolgono i 5Stelle e il Pd”. Cioè per sommare le mele con le pere. La mela è l’ordinanza cautelare del Tribunale di Napoli che ha sospeso le delibere dell’agosto scorso sulla modifica dello Statuto M5S e l’elezione di Conte a presidente perché votate “con l’esclusione degli iscritti da meno di 6 mesi… in assenza di un regolamento”: una storia di pure scartoffie, peraltro sbagliate perché quel regolamento non era assente, ma presentissimo dal 2018 (infatti il M5S ha chiesto la revoca del provvedimento). Quindi, contrariamente a quanto scrive Cassese a proposito della loro presunta “anomia”, i 5Stelle non hanno violato, ma osservato “le norme che essi stessi si sono dati”. La pera è invece una brutta storia di vile danaro: l’inchiesta sulla “fondazione” Open, che in realtà era un trucco per aggirare la legge sul finanziamento ai partiti, quella sì voluta dai partiti medesimi, che la votarono nel lontano 1974, non la abrogarono mai, ma la violarono spesso. Prevede che essi possano farsi finanziare da chi vogliono, purché il finanziatore iscriva i fondi a bilancio e il partito li registri nell’apposito elenco in Parlamento a disposizione degli elettori, che hanno il diritto di sapere.
La stessa trasparenza non è prevista per le fondazioni, che anzi schermano finanziatori e finanziamenti dietro il paravento della privacy. Poi ogni tanto arriva un magistrato e li smaschera. Come nel caso di Open, che non è un processo alle regole dei partiti e delle fondazioni, ma a un gruppo di politici (Renzi e i suoi cari, ora quasi tutti in Italia Viva) che prendevano soldi per fare politica nel Pd (avvantaggiandosi sulle altre correnti per mantenere il controllo del partito), ma anziché al Pd li facevano versare a Open. Di qui l’accusa di finanziamento illecito. Alcuni dei finanziatori, poi, ricevevano dai finanziati favori sotto forma di fondi pubblici e leggi su misura, il che trasforma i finanziamenti in possibili tangenti: di qui le accuse di corruzione e traffico di influenze. Naturalmente, per Cassese, i magistrati di Napoli hanno ragione anche se hanno torto e quelli di Firenze hanno torto anche se hanno ragione. Ma questo è tipico di chi vive nel Paese di Sottosopra.
"Mi piace"Piace a 7 people
Grazie Raf2
"Mi piace""Mi piace"
Sarebbe stato un ottimo presidente della repubblica legittimo continuatore della saga castica precedente. Il giovanotto si tenga pronto: la prossima sarà sicuramente la volta buona.
"Mi piace""Mi piace"
Tranquilli, è un fine giurista.
E il cds è il primo quotidiano italiano.
Pensa come siamo messi..
"Mi piace"Piace a 3 people
Grazie Travaglio. Oltre a svelare le furberie subdolette di Cassese, ci spiega bene quelle losche dei compari di Italia Viva ai tempi in cui allignavano nel PD.
"Mi piace"Piace a 6 people
Ormai i comitati d’affari (che chiamiamo ancora partiti) assoldano ogni burattino disponibile per propinarci ( attraverso i media al guinzaglio dei soliti loro padroni finanziatori) una poltiglia indigeribile. L’importante non è più la notizia, ma spararci una overdose di notizie e informazioni spesso contraddittorie e false, in modo che non si sappia più analizzare in modo critico quella corretta. Ben venga chi tenta di mettere ordine alla confusione creata appositamente per confonderci e farci digerire l’ennesima ruberia creata ad arte per i soliti noti. Nel tempo, in particolar modo da quando si è incarnato in Silvio B., il sistema economico, politico e informativo si è accorpato e accentrato nei soliti noti, causando volutamente la crisi delle istituzioni e dei fondamenti civici su cui si basa il considerarsi una comunità. Hanno lentamente imposto modelli sociali e culturali a loro uso e consumo, smantellando con continue pseudo riforme la giustizia, la scuola, la sanità, il lavoro, il voto per togliere i riferimenti e creare un popolo confuso e diviso in tifoserie. Il problema è che anche chi ha tentato di rompere questo declino ( come il fu movimento) ha ceduto davanti alle randellate (prima) mediatiche e poi alle carezze del potere, per infine omologarsi ad esso.
"Mi piace"Piace a 5 people
Ogni santo giorno, dobbiamo nostro malgrado assistere, leggere, ascoltare, le nefandezze dei politici, dei dirigenti di questo paese, degli imprenditori, piccoli e grandi, della corruzione dal più importante, al più insignificante degli amministratori locali.. la società italiana è corrotta radicalmente, deve essere nel dna dell’italiano.. persone valide, oneste, incorruttibili, lavoratrici, colte, per bene, ce ne sono ma sempre meno e sempre troppo poche.. perché questo? Perché l’onestà è difficile da conservare, in un paese dove regna una classe politica e dirigente, tra le peggiori del mondo!! Come i figli che hanno bisogno di genitori che danno loro l’esempio per diventare dei bravi adulti, anche un popolo ha bisogno di una classe dirigente che sia in grado di dare esempio di rettitudine, onestà, correttezza.. il motto che oramai è diventato un mantra in questa povera Italia è: lo faccio anche io, tanto lo fanno tutti, soprattutto i nostri politici!! Ecco, finché non avremo persone integerrime ai vertici, l’Italia non ne verrà mai fuori!! Tutti vogliono emergere e non interessa come, basta diventare ricchi, famosi, furbi, ma disonesti molto disonesti!!
"Mi piace"Piace a 4 people
Grazie Raf
"Mi piace""Mi piace"
Eccolo!
In un magistrale saggio del 1956, uno dei maestri del diritto civile italiano, Pietro Rescigno, osservava che i partiti, «pur vivendo ai confini del diritto privato, non vogliono lasciare gli schemi del diritto privato» e perciò la richiesta dei partiti «si traduce in un’esaltazione del diritto privato come ultima garanzia di libertà». A più di sessant’anni, la persistente forza del diritto privato dei partiti è dimostrata dalle vicende giudiziarie che coinvolgono il Movimento Cinque Stelle e il Partito democratico, il primo dinanzi al Tribunale di Napoli, VII sezione civile, il secondo dinanzi alla Procura della Repubblica di Firenze e alla Corte di Cassazione, VI sezione penale.
I giudici napoletani hanno stabilito che una modifica statutaria dell’associazione chiamata M5S, che escludeva dal voto gli iscritti degli ultimi sei mesi, poteva essere introdotta solo con regolamento adottato dal comitato di garanzia, su proposta del comitato direttivo. Hanno quindi accolto, a norma del codice civile, la richiesta di alcuni iscritti, sospendendo in via cautelare una deliberazione dell’agosto scorso, perché violava la norma statutaria allora vigente, e di conseguenza hanno sospeso la nomina del presidente. Insomma, i giudici hanno deciso che i partiti, essendo associazioni regolate dal diritto civile, debbono rispettare, nell’interesse dei propri iscritti, le norme che essi stessi si sono date e che sono scritte nei loro statuti.
Pare che, dopo la decisione del Tribunale di Napoli del 3 febbraio scorso, si sia scoperta l’esistenza di un regolamento del 2018 che avrebbe consentito l’esclusione dei nuovi iscritti dal voto. Ma la scoperta è un’ulteriore prova della anomia del M5S.
La vicenda fiorentina ha caratteristiche diverse, perché riguarda i presupposti civilistici su cui si innesta una norma penalistica. La Procura della Repubblica di Firenze ha ritenuto che il divieto di finanziamento ai partiti o a loro articolazioni politico-organizzative, regolato da leggi del 1974, 1981, 2013 e 2019, si possa applicare anche a fondazioni non previste dallo statuto dei partiti, né istituite o controllate dai partiti (su questa base, l’1 febbraio scorso ha chiesto il rinvio a giudizio, tra gli altri, di persone allora esponenti del Partito democratico e della fondazione Open). La Corte di Cassazione, invece, in particolare con la sentenza del 15 settembre 2020 della VI sezione penale, ha stabilito che bisogna partire dall’esame dello statuto del partito e dei suoi regolamenti, per decidere se la fondazione è uno strumento nelle mani di un partito e accertare se ha una propria individualità e operatività o è un mero tramite di finanziamento del partito.
Da queste due vicende possono trarsi numerosi insegnamenti. Primo: i partiti sono un ponte tra popolo e Stato, sono il veicolo della rappresentanza politica. Sono, dunque, uno strumento essenziale della democrazia. Sarebbe stato opportuno che, come proposto fin dai tempi della Assemblea costituente, fossero disciplinati da apposite norme, ovviamente rispettose della loro natura associativa, come fu disposto per i sindacati (i quali peraltro hanno aggirato la norma costituzionale). In assenza di disposizioni «ad hoc» (quelle del 2012 contengono solo una rudimentale regolazione che consente di accedere al finanziamento pubblico indiretto), debbono rispettare la sottile trama del codice civile sulle associazioni e, principalmente, i propri statuti e i propri regolamenti (i partiti non possono darsi norme e poi non rispettarle). È, quindi, sbagliato affermare che il codice civile non può regolare i partiti, perché nella vita associativa non può esistere uno spazio vuoto di regole giuridiche.
Secondo: se i partiti sono regolati dal codice civile, vi deve essere una autorità che ne faccia rispettare le disposizioni, su richiesta degli iscritti, e questa autorità è il giudice. È quindi sbagliato lamentare una interferenza dei giudici nella vita dei partiti ed affermare che non sono i giudici che possono decidere chi dirige un partito.
Terzo: se i partiti sono associazioni che appartengono alla società civile, sottoposte all’imperio del codice civile, gli stessi giudici ne debbono rispettare le regole, non possono ritenere due soggetti, una fondazione e una associazione, l’uno articolazione dell’altro, senza che questo legame trovi un fondamento nello statuto di ambedue i soggetti o in un rapporto di partecipazione o di controllo.
Il 29 gennaio scorso, su questo giornale, un editoriale del suo direttore Luciano Fontana, era intitolato «le macerie dei partiti». Esprimeva una giusta preoccupazione sulla loro condotta in occasione della elezione presidenziale e sulla loro incapacità di dare una guida al Paese e di indicare una prospettiva ai suoi cittadini. Aggiungo che i partiti, nel corso della storia repubblicana, sono andati perdendo iscritti, tanto da essersi ora ridotti al lumicino, se comparati a quello che erano nei primi anni di democrazia. Inoltre, perdono progressivamente votanti, non riescono a formulare una offerta politica che attragga consensi, hanno una vita interna ricca di tensioni ma priva di dibattiti politici, sono prigionieri di una grave contraddizione, quella di essere lo strumento della democrazia, ma di non essere essi stessi democratici al loro interno. Uno dei nostri maggiori costituzionalisti, Vezio Crisafulli, si chiedeva, nel 1967, se dietro la partitocrazia si celassero i primi germi di un processo di involuzione e di decadenza dei partiti. Più di mezzo secolo dopo, dobbiamo riconoscere la sagacia di quella osservazione.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie, letto, con molto interesse. E ci sono (a parte il ridicolo suo tentativo di giustificare i suoi referenti politici e condannare quelli che non gli piacciono) anche buoni spunti che riguardano ruolo e crisi dei partiti e della loro funzione democratica.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grande Marco! I giudici non si toccano. La più grande fortuna dei 5S è quella di avere di nuovo tutti contro, compresa questa stravagante decisione di Napoli. OH, sei proprio un grande.
"Mi piace""Mi piace"
Il pd salva i suoi (van bene anche gli ex, tanto più se oggi sono in IV)
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/01/12/cosimo-ferri-la-camera-salva-il-deputato-di-italia-viva-no-alluso-delle-intercettazioni-sullo-scandalo-nomine-contrari-m5s-e-alternativa/6453773/
e condanna quelli degli altri. In questo caso è più che lecito pensare che il pd fosse consapevole (siamo al senato) della consistenza dei voti totali e sufficienti per salvare giovanardi pur mancando, per l’appunto, i voti del pd.
Così si sono messi una medaglia, senza rischiare alcunché.
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/02/16/il-senato-salva-carlo-giovanardi-dal-processo-era-accusato-di-pressioni-in-favore-di-aziende-vicine-alla-ndrangheta-m5s-pd-e-leu-contrari/6495685/
"Mi piace""Mi piace"