
(Marco Antonellis – tpi.it) – Enrico Letta detto “il temporeggiatore” non ha intenzione di cambiare modus operandi. Anzi è convinto che proprio grazie a questa sua innata propensione (costantemente consigliato anche dal suo mentore, Romano Prodi) continuerà, dopo il Quirinale, la sua serie fortunata.
E così dal Nazareno si va avanti nello stesso modo anche sul dossier legge elettorale. Letta non ama il proporzionale, sa per certo che sarà molto difficile cambiare legge elettorale ma non può dirlo apertamente perché i gruppi parlamentari dem sono schieratissimi per modificare il maggioritario, come si evince anche dall’intervista a Repubblica del ministro Franceschini.
‘È un po’ la stessa cosa che è successa per la candidatura della Belloni al Quirinale”, dice un parlamentare dell’opposizione interna, “il segretario la voleva – con buona pace dello stesso Letta che ha sempre dichiarato di no – ma l’intransigenza dei suoi gruppi parlamentari gli ha consentito anche di sfilarsi subito dall’inghippo costruito da Conte e da Salvini’.
Come dire che la stessa tattica guardinga il Nazareno la terrà sul proporzionale. La conferma del Rosatellum sarebbe l’evoluzione naturale del suo piano A. Il campo largo infatti con tale legge elettorale può essere una conseguenza naturale, anche perché le forze minori, da Calenda a Renzi, possono essere attratte con una tariffa da last minute. Letta inizia a far conto anche sul suo ‘stellone’, per ora, anche solo casualmente gli sono andate tutte in buca. Impossibile immaginare che da qui alle elezioni il competitor Salvini possa combinarne un’altra delle sue?
Per dire che il segretario del Pd non considera affatto improbabile la possibilità di vincere il prossimo confronto muscolare con le destre. Ovvero vincere le elezioni ed un minuto dopo traslocare a Palazzo Chigi: vero obiettivo che il temporeggiatore di Pisa ha nel mirino da mesi. “In pratica per Letta o la va o la spacca, non è interessato a stare altri anni alla guida del Pd. Se così non fosse, avrebbe già indetto un congresso che per lui sarebbe senza insidie”, spiega il parlamentare della minoranza.
Che tradotto vuol dire una sola cosa: o nel ‘23 si insedia a Palazzo Chigi, o torna a lavorare a Parigi, il Pd non è nel suo futuro.
Se il (fu) m5* si alleerà con questa m.
lo tratterò alla stregua di una forza Italia qualsiasi. Spero non mi costringano a tanto perché sarò senza pietà.
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L’hanno già fatto, e anche tu.
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Vero. Riesco ancora ad attribuire una sorta di casualità/induzione a questa malsana unione.
Io mi riferisco a una pianificazione futura, un progetto vero e proprio, cosa per me totalmente inaccettabile.
E mi riferisco a tutti i partiti, nessuno escluso. Come ha scritto Scanzi sono ” manicheo, fumantino e massimalista”.
(Ha definito così gli elettori 5* più accesi, e io lo sono, e me ne vanto✌️)
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In assenza del famoso, nonché utopisticamente irraggiungibile 51% e stante questa legge elettorale, allearsi con qualcuno purtroppo è necessario per avere la maggioranza e quindi per poter governare (ovvero per provare a tradurre in provvedimenti ciò che, altrimenti, rimarrebbero dei punti programmatici sulla carta), dunque il rifiuto a prescindere di qualsiasi alleanza equivale a non provare nemmeno a cambiare le cose, per condannarsi ad un’eternità fatta di opposizione e irrilevanza.
Ciò premesso, secondo me la via maestra è quella già vista all’opera col famoso contratto di governo, che ha prodotto ciò che, al momento, è ancora il miglior Governo che il nostro Paese abbia conosciuto, almeno da diversi decenni a questa parte (incredibilmente, se si pensa alla presenza del Capitone).
Per farlo, è necessario avere un programma basato su provvedimenti di buon senso. A seconda dell’argomento, ce ne saranno alcuni condivisibili da ciò che resta della sinistra, altri che incontrano maggiormente i favori delle destre, ed alcuni che saranno esclusivamente delle battaglie del M5S (tipo quelli sulla giustizia, per l’evidente motivo che sono i soli a non temere il tintinnio delle manette).
A quel punto, sulla base di quanti voti si prendono, si cercherà di realizzarne quanti più possibile con chi ci sta, ovviamente scontentando sempre qualcuno, ma consci che l’alternativa è quella di scontentare tutti.
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“In assenza del famoso, nonché utopisticamente irraggiungibile 51%…”:
ma, Aleppe, è proprio UTOPISTICAMENTE che è raggiungibile.
Caso mai, EFFETTIVAMENTE non lo è…
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Quando un Grammar Nazi ha ragione, ha ragione, poffarbacco.
Non avendo alcun problema nel riconoscerlo, riformulo: in assenza del famoso, nonché utopistico e irraggiungibile 51%…
Già che ti sento, ci tengo a dirti che mi spiace di aver abbandonato la nostra ultima discussione (sulla quale ti do’ atto che almeno stavolta hai avuto il coraggio di mettere il nome del colpevole, anche se bisogna tirartelo fuori con le pinze), ma come ho già fatto presente in passato, ho anche una vita sociale che mi reclama, mica posso stare tutto il tempo a cazzaggiare su Infosannio, per quanto la cosa non mi dispiaccia.
Se ti interessa, ho visto che proprio oggi ne ha parlato anche Coltelli sul suo blog. Non l’ho ancora letto (ho visto solo che ne parlava), e non so neanche quanto sia necessario: ormai siamo arrivati al punto che le notizie si sbufalano da sole.
Saluti.
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“continuerà, dopo il Quirinale, la sua serie fortunata.”
Ah perché risulta che uno che guasta piani che ha fatto in prima persona rimangiandosi la parola e porta al colle colui che non era il duo candidato abbia pure avuto fortuna?
Letta a palazzo Chigi non torna, anche se lo raccontano come uno che si sa muovere (stando fermo, peraltro).
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E’ tipico dei democristiani de sinistra: l’ideale è il semaforo:
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Tanto varrebbe che se ne andasse subito, allora.
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Concordo ! È una mozzarella avariata come il suo mentore !
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la “serie fortunata” di Letta è, appunto, solo fortunata: non c’è un minimo di abilità.
che cazzarola ha fatto Letta da quando è segretario?
una mazza, ecco cosa.
a parte le due minchiate sulla dote ai giovani e sul voto ai sedicenni (populismo-giovanilismo puro) e la sonora sconfitta sul ddl Zan, per il resto Letta è rimasto fermo, ed è stato favorito dalle minchiate ancora più solenni fatte da altri, specialmente dal Capitone.
anche la battaglia per il Presidente della Repubblica: che ha fatto Letta? ha detto solo dei no, ha vinto per sfinimento e per l’incapacità di Salvini di saltarci fuori. per il resto aveva iniziato dicendo “Draghi” (anche se a bassa voce). è stato scelto Mattarella e sembra che sia un trionfo di Letta, ma in realtà Letta non ha fatto un caz.
se la sinistra vincerà le elezioni nel 2023 non sarà perché Letta è bravo, ma perché gli altri hanno fatto talmente schifo da perdere tutto il vantaggio che, stando ai sondaggi, hanno. e, se si impegnano come alle comunali di Roma e Milano e come per l’elezione del PdR, ce la possono fare tranquillamente.
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Stavo per entrare nel televisore per affrontare la Ascani, che, a “Di martedì”, difendeva la schiforma Cartabia con Dibba…
Ma che schifo…
Come si fa a fare sorrisini irridenti di fronte all’ “improcedibilità” nominata da Dibba, come se fosse un’invenzione sua?
Insopportabile.
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Ti fai troppo in sangue amaro per questi delinquenti politici.
La Ascani è solo una smorfiosa degna lecchina della nomenklatura del PD, e Floris è uno che dovrebbe intervenire con maggiore onestà intellettuale. A me fa realmente schifo come giornalista, viscido quasi quanto Fazio.
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Ha ragione da vendere! Si “bruciano ” le molecole sane con la rabbia e si va in cerca di dolci per diabeti potenziali, sbilanciando ancora di più il malumore che in assenza di protettore, si manifesterà anche poi.
Coraggio disse l’orso al cinese, se potessi moltiplicarmi in potenza saprei anch’io cosa farne di voi!
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@Jonny Dio
Posso parlare solo ed esclusivamente per me circa il 51%: a questo punto, visto il miserabile spettacolo offerto da questa legislatura (sfiducia al buio del cazzaro padano, scissioni, tradimenti, voltagabbana a nastro come al solito ecc), mi frega nulla andare al potere a tutti i costi. Cosa vorrei? Il M5* delle origini, zero alleanze, lotta durissima e assistere allo spettacolo: questo sistema marcio è destinato a durare ancora, fino all’ inevitabile collasso.
Io voterò solo un partito di rottura, ogni altra ipotesi è un palliativo o un effetto placebo.
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Tangentopoli ha spazzato via parte di una classe politica e relativi partiti ma non le migliaia di infiltrati nei gangli dello stato, cioè i tanti pilastri di un sistema pletorico, pesante, burocratico e farraginoso. Bocche da sfamare. Infatti, il referendum stravinto riguardante la abolizione del finanziamento pubblico ai partiti fu una ulteriore mazzata cui venne immediatamente posto rimedio con i cosiddetti rimborsi elettorali. Chissà quante bocche, oltre che da sfamare, bisognava anche tappare. Poi il berlusconismo e la staffetta bipolare che tante altre soddisfazioni ha regalato a una “nuova” infornata di politici, molti dei quali vogliono dare soluzioni ancora oggi. Siamo finiti con un delinquente che voleva diventare PdR e un senatore della Repubblica che prende gettoni da paesi stranieri, dato che nulla lo vieta, neanche la vergogna.
E il panorama mediatico? Bello no?
Per carità..chi si immischia in questo letamaio ne diventa parte.
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Ma quanto ti quoto? Il contratto di governo lo si può (eventualmente) fare solo da posizioni di forza, con idee nette e precise, sull’onda di un ampio consenso popolare, e soprattutto in spregio a poltrone e strapuntino.
Ed in questo momento ad un certo movimento mancano sia l’uno, che l’altro, che l’altro, che l’altro.
Ma evidentemente c’è chi preferisce il sistema Udeur, un ministro, un paio di sottosegretari ed un po’ di fondi per la sagra della porchetta del proprio collegio.
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Mica vero, non necessariamente.
Se, puta caso, il Pd dovesse prendere il 35% e il M5S il 16%, da chi pensi che andrebbero a chiedere i voti? A quel punto, bisogna essere capaci di chiedere qualcosa in cambio, seppur al prezzo di qualche rospo da ingoiare (da qua non si scappa, la differenza è quali, e quanti), ma sempre meglio che stare all’opposizione ad ingoiarseli tutti, senza realizzare nemmeno un punto del programma (in pratica, questa è la proverbiale differenza tra il dire e il fare); se poi il contratto non dovesse venire rispettato, per uscire c’è sempre tempo.
In caso in cui dovessero pretenderli senza offrire nulla in cambio, solo come scusa per buttarsi tra le braccia delle destre ma provando ugualmente a salvare la faccia, finirà che si prenderanno un bel dito medio come è già successo l’altra volta (ma da allora sono cambiate molte cose).
Anche lo scenario più probabile, quello di una vittoria delle destre ma non sufficientemente netta, potrebbe offrire spunti interessanti: vista l’aria gelida che ormai tira da quelle parti, chi ci dice che un’eventuale Pesciarola inebriata da un potenziale 35%, si dimentichi per un attimo dello strapotere mediatico di Papi e decida di fargli lo sgarro, rompendo la coalizione e chiedendo ai pentastellati i voti necessari? Anche qua, varrebbe quanto esposto sopra (a che prezzo, e in cambio di cosa).
In eventualità del genere (per ora fantastiche ma nemmeno troppo remote), un grande negoziatore quale Conte si è fin qui sempre dimostrato, che in più è anche avvocato (per cui è difficile che lo freghi coi soliti trucchetti da imbonitore), sarebbe un bel vantaggio.
Esiste un precedente che presenta delle analogie con le situazioni da me immaginate, in materia di posizioni di forza/debolezza e capacità di negoziazione.
Ricordo un momento in cui, per la prima ed unica volta, Bossi ha tenuto Berlusconi davvero per le palle: o gli votava in fretta e furia alcune delle cosiddette leggi vergogna, o il Cav rischiava seriamente la galera (aveva già i voti di Fini, ma non gli bastavano). In quel preciso istante, avrebbe potuto chiedergli in cambio praticamente qualsiasi cosa: era l’opportunità perfetta per realizzare il sogno leghista, quel famigerato federalismo con cui ci aveva triturato le palle fin dalla sua comparsa (in realtà da poco dopo, gli inizi erano stati caratterizzati da una richiesta ben più puerile, nonché irrealizzabile sul piano pratico: il secessionismo). Vado a memoria, ma non credo che a quel tempo la Lega andasse oltre il 15%, che però sarebbe stato comunque sufficiente per portare a casa la madre di tutte le battaglie.
Qua finisce l’esempio.
Per dovere di cronaca, la storia racconta che il Senatùr preferì anteporre sè stesso alla causa, e invece della proposta più ardita dai tempi della proclamazione della Repubblica, si portò a casa un bel piattone di lenticchie, in parte pure avariate (si fece ristrutturare casa e concluse “affaroni” come quello dei diamanti in Tanzania e del villaggio-vacanze in Croazia), ma questo ha a che fare con la statura morale dell’uomo, coi suoi “valori” e col suo senso delle Istituzioni.
Considerazioni a latere: il federalismo bossiano era sì una proposta gagliarda, ma in fondo anche una mezza boiata, per cui probabilmente è andata bene così; inoltre la scelta di Bossi, oltre che da opportunismi personali, fu presumibilmente dettata anche dalla cosiderazione che, una volta conseguito l’obiettivo che da sempre si era prefissata, la Lega avrebbe perso la sua principale ragione per esistere, autocondannandosi alla consequenziale, probabile estinzione.
Riguardo alle poltrone, la realtà delle cose è che chi vuol provare a cambiare democraticamente le cose (e non è nemmeno detto che ci riesca) deve necessariamente farlo stando seduto; per chi preferisce combattere in piedi le proprie battaglie, esiste sempre la lotta armata (sebbene da cosiderarsi solo come extrema ratio, e non certo per contrarietà ideologica, tutt’altro: principalmente, per le minori possibilità di successo).
La sola cosa da non fare mai è quella di arrendersi alla rassegnazione e all’astensionismo: piuttosto annulla la scheda, vota Forza Nuova o metti una bomba al seggio, ma stare a casa per continuare a lagnarsi meglio è davvero quanto di più avvilente si possa fare.
Cordialmente.
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Caro Dio (e mi sento sempre più demente a scrivere caro Dio), come vedi non hai fatto altro che confermare parola per parola quello che ho affermato: la Lega di Bossi agiva da posizioni di forza perché poteva ricattare B., aveva un’ideologia che, piaccia o no, era chiara e netta, godeva di un ampio consenso popolare (al nord arrivava al 40%), e spregiava le poltrone di Roma ladrona, perché l’obiettivo era il federalismo.
Poi tutto andò alla malora quando Bossi e i suoi, come giustamente ricordi, cominciarono a dare la priorità a the family, alle poltrone, agli investimenti sballati e alle mutande verdi.
Vedi che ce la fai ad essere utopista anche tu? Non è mai troppo tardi.
Craxi agiva da posizioni di forza, quando non si appiattita sull’atlantismo e cercava di fare una politica estera che è l’ultima degna di nota che si ricordi. Il primissimo Grillo, quello dell’unovirgola nei consigli comunali, agiva da posizioni di forza, perché i VDay terrorizzavano il Palazzo, la malapolotica e la malaformazione, ed il trend era chiaro.
Chiunque abbia un’utopia agisce da posizioni di forza, perché non ha nulla da perdere e tutto da guadagnare.
Ma nella politica di oggi, se non hai un’utopia, che di riflesso ti regali un ampio consenso popolare, questa non la puoi sopperire con la gentilezza o con la cortese mediazione alla Conte. Devono volare le sberle. Perché ottiene più uno spregiudicato con il 2% o un pregiudicato con l’8%, che non qualcuno che con zero idee (oltre a quelle cambiate con incredibili giravolte spaziali) ha dilapidato il 33% dei voti.
Rendiamo grazie a Dio.
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Dal quel buco (come da molti altri), Jonny Satan Aleppe non ci sente…
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… E non c’è peggior democristiano di chi non vuol sentire…
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@ Frankie: beh, proprio parola per parola non direi: tu sostenevi che la posizione di forza deriva da un ampio consenso popolare, e io ti ho fatto un esempio pratico e due immaginari nei quali il consenso non può esattamente definirsi “ampio”. Ti scongiuro di non farmi andare a ripescare quale fosse l’esatta percentuale leghista in quel momento, se il 12 o il 16 (non credo siano mai andati oltre), è troppo doloroso dover rivangare quel periodo, uno dei più beceri dell’intera Storia Repubblicana, ma ti assicuro che i numeri erano quelli (il solo Nord o eventuali sondaggi sono irrilevanti, per questo ragionamento: contano solo i numeri reali nell’emiciclo).
La politica estera di Craxi non c’entra una mazza (erano gli anni in cui i socialisti facevano il bello e il cattivo tempo, ma solo entro i confini nazionali), e comunque nessuno l’ha vista (tu stesso dici che “cercava” di farla, quindi senza riuscirci, io non concordo nemmeno su questo: per me erano tentativi sì, ma di salvare la faccia con l’opinione pubblica interna, e anche la faccenda di Sigonella puzza parecchio di bruciato).
Anche sul primissimo Grillo non concordo: il palazzo ne rideva grassamente, il terrore ha fatto la sua comparsa solo dopo l’exploit elettorale del 2013 (allora ne hanno riso ugualmente, ma le risate erano diventate isteriche: una bella differenza).
Le sberle non devono volare mai, in democrazia, perché anche se si è sicuri di darle si rischia anche di prenderle, e chi si fa male è sempre il Popolo.
Se il mio nick ti urta me ne dispiaccio ma ormai non lo posso più cambiare, dopo quasi quarant’anni di uso ininterrotto (mi firmavo già così nei primi videogiochi da bar, avendo sempre apprezzato il grande Ronnie James, anche se non è mai stato in cima alla mia personale classifica, che è lunga ed estremamente variegata).
Se ti irrita ti suggerisco di pronunciarlo all’inglese, comunque non è nient’altro che un nome.
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Caro Dio, gran bel pezzo… no, il tuo nome non mi urta per niente, solo che a volte il sarcasmo è la mia cifra, e non mi trattengo..
Per il resto liberi entrambi di non concordare con le reciproche opinioni, che nient’altro sono (io credo invece che con le percentuali che aveva Bossi al nord, ed i toni verso i terroni, il rischio guerra civile ci sia stato, e sia stato reale), solo un ultimo appunto: nella tua democrazia perfetta, le sberle non dovrebbero volare mai, ma nell’ossimoro di democrazia, o meglio nella democrazia da far west (o da medioevo fai un po’ tu) che abbiamo in Italia, dove di fatto siamo rimasti fermi ai tempi delle signorie, per quanto mi riguarda le sberle politiche dovrebbero volare eccome.. perché delle alternative, porre l’altra guancia o farsi divorare dal sistema, in questi ultimi due anni ne abbiamo avuti ampi esempi.
Spero fra tanti anni, senza sarcasmo stavolta, di non assomigliarti mai e di rimanere, come già ti dissi una volta, il famoso Nessuno del film, ma semmai successe, mi firmerò senz’altro come il suo grande amico e mentore Jack Beureguard
I migliori ossequi
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Insomma vorresti che le cose cambiassero, ma senza compromessi e senza sporcarsi le mani.
Da un certo punto di vista, ti capisco: a chi non piacerebbe avere la botte piena, la moglie ubriaca e il pavimento pulito? Purtroppo, essendo la vita reale un tantino differente dalle fantasie, temo tu sia destinato a rimanere perennemente deluso.
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Questa era per @Giansenio
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Jonny hai ragione.
La posizione di forza infatti è stata quella della lega nel 2018.
Ovvio che ha giocato anche l’inesperienza degli uni e la furbizia degli altri, ma alla fine “essendosi concessi” hanno loro dettato le regole.
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È una storia strana leggere i giornali, la loro lettura impone una riflessione perpetua sulle questioni legate a sta mannaggia che è la direzione politica del paese.
Ci si sono messi tutti e con tutti gli strumenti possibili per spingere verso l’estrema verticalità delle questioni (sai che questioni!)
Interrompendo i legami o recidendoli proprio, con il tessuto comunale e i suoi moderni abitanti, per permettere a coloro che planano al vertice di pretendere direttamente le cariche più alte e il portafoglio- pacchetto più cospicuo e magnetizzante ad alte sfere.
Bene bravi bis.
Letta sei lo sdoganamento di un anticamera da roulette russa!
Beati i delinquenti e i poveri di spirito, in vena di dogmi pregiudiziali e pregiudizievoli , a cui si renderà semplice vivere felici!
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Un’
Urk
Ork, Mork, sull’uovo e vengo da ..
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Org.
Mork e Mind-I
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Per scherzo
Letta devi stare su di un pensiero letto a rimembrare.
Letoo nuovo sito per dolci concubine.
Letta la pagina
Letta la pubblicità
Letta la gazzetta ufficiale e il giornale
Letta la civetta e la Mazzanti viene dal mare!
Letta la prediletta strofa, al prologo del trogolo , Letta si diletta da solo!
Letta segretario non ci sta!
O tutta la torta o faccio decidere a mio fratello!
Ah, disse Sorbona , ci sorbiranno e ci subiranno!
Ci subirete e ci sorbirete!
Letta segretario non ci sta!
Troppi vecchi e troppi cretini di ogni età!
Non vi è nemmeno il gusto a spezzare le reni,
È come una tombola tecnologica!
La cartella con i ceci magnetici per numeri scelti!
Letta segretario non ci sta
La bassa e la terra
La terra è troppo bassa.
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Bene , viva la Francia!
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@Jonny Dio
Ogni partito politico ha un proprio curriculum fatto di segretari, eletti nei palazzi, leggi votate, leggi non votate, delinquenti arrestati ecc, cioè ha un percorso che è storia.
A questo biglietto da visita ad alcuni partiti vanno aggiunti i curricula delle relazioni estese, dei sodali, degli interlocutori; cioè, per i partiti strutturati, questo significa attività lobbistica, strettissimi rapporti con la stampa 🤦🏻♂️e media in genere🤦🏻♂️, attività a latere (abbiamo una banca da spolpare, tanto paga pantalone?- coop ecc).
Tutto ciò premesso per arrivare alla domanda: cosa ti induce ad avere un tot di fiducia nel pd?
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A dire il vero niente, infatti non ho nessuna fiducia nel Pd attuale, come non ne ho mai riposta in Salvini ai tempi del contratto di Governo, ma questo non vuol dire che non si possa collaborare ugualmente: semplicemente, non ritengo che il fidarsi ciecamente dell’alleato rientri tra le condizioni necessarie per allearcisi. Un’eventuale alleanza su dei punti programmatici non è mica un matrimonio, è più simile ad un rapporto di lavoro: si può riuscire a lavorare con profitto anche quando ci si detesta, e una volta terminato il lavoro, ognuno per la sua strada.
Anzi, arrivo a dire che è proprio in virtù della mancanza di fiducia reciproca che ci si può risparmiare quelle che altrimenti sarebbero delle brutte sorprese, per questo non sarei aprioristicamente contrario nemmeno ad una collaborazione con la mafiopesciarola, basta mettere giù dei patti chiari.
Come regola generale di vita, sarebbe sempre meglio non fidarsi mai completamente di nessuno: perfino una figura al di sopra di ogni sospetto come può essere, al momento, quella di Conte, lo rimane sempre e solo fino a prova contraria.
Fede e fiducia hanno la stessa etimologia, non commettiamo l’errore di confonderle.
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“‘È un po’ la stessa cosa che è successa per la candidatura della Belloni al Quirinale”, dice un parlamentare dell’opposizione interna, “il segretario la voleva – con buona pace dello stesso Letta che ha sempre dichiarato di no – ma l’intransigenza dei suoi gruppi parlamentari gli ha consentito anche di sfilarsi subito dall’inghippo costruito da Conte e da Salvini’.”
Cioè: vuole la Belloni, dichiara di NON volerla, si versa con Conte e Salvini che se la bevono, poi si piega a 90°coi SUOI gruppi… e l’inghippo da cui si sfila è stato “costruito da Conte e Salvini”?
Logica inattaccabile. 👏🏻👏🏻
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