Tutti i Cinque Stelle zitti e buoni, dietro la lavagna. Ce li piazza di buon mattino il preside, anzi il Garante, insomma Beppe Grillo. “Invito tutti a rimanere in silenzio” ordina tramite post. Niente tv o interviste, niente rumore […]

(DI LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano) – Tutti i Cinque Stelle zitti e buoni, dietro la lavagna. Ce li piazza di buon mattino il preside, anzi il Garante, insomma Beppe Grillo. “Invito tutti a rimanere in silenzio” ordina tramite post. Niente tv o interviste, niente rumore: ora lui, il fondatore, l’unica autorità rimasta in piedi del Movimento, deve decidere se salvare l’avvocato “congelato” da un’ordinanza del Tribunale civile di Napoli, Giuseppe Conte, con una nuova votazione per lo Statuto costruito dall’ex premier. Oppure se scegliere la strada magari più comoda dal punto di vista legale, ma dirompente sul piano politico. Ossia nominare un nuovo comitato di garanzia, che a sua volta porti all’elezione a guida del Movimento di un comitato direttivo, un organo collegiale di cinque persone così come lo avevano immaginato gli Stati generali del M5S sul finire del 2020. E sarebbe il probabilissimo addio al presidente Conte e al “nuovo corso”.

Così, giurano dai piani alti, si starebbe provando a planare su una terza via. Partendo sempre da un comitato di garanzia, necessario anche per scrivere i regolamenti per un nuovo voto (regolamenti mancanti invece per la votazione dello statuto “congelato”, una delle falle che ha portato all’ordinanza di Napoli). Da qui si arriverebbe a un nuovo, possibile plebiscito per l’avvocato e per il suo M5S, quello con una segreteria e una struttura. Però con qualche modifica allo Statuto per limare i suoi poteri e “aggiustare certe cose”, butta lì una fonte qualificata. Su questa giostra di ipotesi ragiona e discute per tutta la giornata Grillo, ovviamente anche con il leader appena spodestato. Ore di contatti e videochiamate, tra Conte e il Garante, con Grillo che sente i suoi avvocati e ragiona di norme, cavilli, possibili ricorsi. Irritato, perché lui di certe cose non avrebbe più voluto occuparsi, mai più.

Anche per questo nel 2017 aveva ceduto la guida della ditta a Luigi Di Maio, l’ex capo che aspetta gli eventi. Cioè che Conte vada a Canossa, quindi alla Farnesina, per cercare un accordo su un comitato da costruire assieme e magari sul vincolo dei due mandati. “Qui serve un’intesa politico o tra avvocati e rogne varie non se ne esce” rimarca un dimaiano. “È tutto un groviglio” ammette in serata un contiano. E il primo a riconoscerlo era stato Grillo, nel suo post mattutino: “Le sentenze si rispettano. La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata”. E anche se non era una sentenza ma un’ordinanza, ha ragione. Certi annunci su votazioni prossime venture, fatti lunedì sia da Conte che dall’ex reggente Vito Crimi, non devono essergli troppo piaciuti. Per questo precisa: “Non si possono prendere decisioni avventate, promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte”. E bacchetta: “Invito tutti a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire”. Certo, i contiani parlano di “post concordato con Beppe”. E la buttano lì: “Quando scrive di iniziative azzardate vuole prevenire anche mosse di Luigi e dei cani sciolti”. Ma Grillo è stufo, di quasi tutto. Vuole evitare a ogni costo grane giudiziarie ed economiche. È la sua prima preoccupazione, in questa vicenda. Su cui insiste un altro interrogativo: le nuove votazioni dovrebbero svolgersi sulla piattaforma Rousseau, la creatura di Davide Casaleggio nel frattempo svuotata dei dati degli iscritti, oppure su SkyVote, il portale del M5S dell’era contiana? In ballo c’è il rischio di altri ricorsi a pioggia. Non a caso, un big infila l’aneddoto: “Spesso Conte ci faceva notare che senza di lui non avremmo mai risolto la lite con Casaleggio. Pensi se ora dovessimo tornare su Rousseau…”. Anche per questo, nell’incertezza dominante, il Garante ordina il silenzio. Così salta la partecipazione del già vicepresidente Mario Turco a Studio 24, mentre proprio Conte deve disertare Porta a Porta. È la prova che in queste ore comanda solo qualcun altro, ovvero Grillo, e non capitava dalla scorsa legislatura. Finisce tutto nel congelatore, anche l’assemblea congiunta in streaming in cui l’ex premier voleva rimproverare a Di Maio “le sue gravi condotte”.

Doveva tenersi domani, “ma ora come faremmo a svolgerla?” sussurrano eletti fedeli all’avvocato. Nell’attesa, nel tardo pomeriggio, si tiene un’assemblea dei deputati. In riunione un contiano, Sebastiano Cabeddu, prova a contestare la decisione del Tribunale di Napoli. Il capogruppo Davide Crippa replica che “i provvedimenti vanno rispettati”. Punto. Nel frattempo da Palazzo Madama filtra che la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, avrebbe riammesso nel gruppo del M5S sei parlamentari espulsi per aver negato la fiducia al governo Draghi, e che avevano presentato ricorso contro l’espulsione. Si tratta di due veterani come Barbara Lezzi ed Elio Lannutti, assieme a Rosa Silvana Abate, Luisa Angrisani, Margherita Corrado e Fabio Di Micco. La milionesima conferma della fragilità del Movimento e delle sue decisioni. E comunque lì fuori aspettano tutti l’esito delle trattative tra Conte e Grillo. “Per ora non è previsto un incontro” dicono dal M5S. Ma è tutto in divenire. Tutto si crea e tutto si distrugge, nel Movimento dove la tentazione di costruire “qualcosa di nuovo, di più largo” è riapparsa nei discorsi di certi contiani. Ritorna la voglia di slegarsi dal M5S delle mille botole per ripartire con un progetto diverso: magari un Movimento 2.0, magari una selva di liste sui territori, con il cognome di Conte in bella vista, a sostenere quella del M5S.

Chissà se in queste ore pensieri di questo genere si sono affacciati anche nella testa dell’ex premier, che la scorsa estate era stato a un passo dal formare un suo partito dopo lo scontro frontale con Grillo. Lo fermarono Roberto Fico e Di Maio, quello che ora è il suo primo avversario. Era meno di un anno fa. Ma il tempo divora tutto di corsa, nel Movimento che è appeso ancora Grillo.