Geminello Preterossi. Fenomenologia del potere. “Esiste il partito che diffida degli italiani (PdI, in sigla), che è già maggioranza in Parlamento e farà di tutto per rimanere tale anche dopo il voto. Conosce le regole del pugilato? Prima ti pesi e poi combatti […]

(DI ANTONELLO CAPORALE – Il Fatto Quotidiano) – “Esiste il partito che diffida degli italiani (PdI, in sigla), che è già maggioranza in Parlamento e farà di tutto per rimanere tale anche dopo il voto. Conosce le regole del pugilato? Prima ti pesi e poi combatti. Questi qua hanno sfiducia nella capacità dei loro concittadini di votare perché pensano (e in effetti non sbagliano) che loro non sarebbero mai premiati. Quindi devono cercarsi il sostituto funzionale dell’urna”.
Il giurista Geminello Preterossi ritiene che teorizzare l’emergenza, come elemento tipico del paesaggio politico, dia la possibilità di fare un po’ quel cavolo che si vuole.
La premessa della rielezione di Sergio Mattarella quale è stata? Il conflitto perenne, lo stallo, l’incapacità di dare al Paese quel che il Paese attende ansioso. Il Parlamento non riusciva a trovare un nome decente come capo dello Stato? Magnifico! Ecco la soluzione! E l’anno scorso l’emergenza – sanitaria e sociale – costituì la premessa per l’edificazione del governo tecnocratico. Mica potevamo permetterci di far votare gli italiani? Chissà quale altra sciagura avrebbero combinato. E già siamo in attesa di conoscere la prossima emergenza per ridurre nel prossimo Parlamento l’effetto delle urne.
Quale sarà, professore?
L’emergenza istituzionale. Si dirà che è assolutamente necessario rimodulare la legge elettorale per rendere governabile l’Italia. E questa sarà il traino per il coagulo delle forze che non vogliono misurare il potere con il consenso ma ambiscono a misurare il potere attraverso il potere. Sono i trombi nel sistema venoso della democrazia. Ha visto quante sigle ai nastri di partenza? Coraggio Italia, Italia Viva, Alternativa Italia…. Azione, poi Europa, più Europa, poi quell’altra che non ricordo…
C’è anche Casini, persino Mastella, Tabacci eccetera.
Questa nebulosa centrista che sta venendo all’orizzonte fa già parte integrante del partito sistema, così chiamo io il Partito democratico, che è al potere malgrado il voto, nonostante il voto, anzi contro il voto popolare. Poi l’elezione di Mattarella produce altri effetti enormemente critici.
Perché il suo discorso torna sempre su Mattarella?
Rieleggerlo significa aprire la strada all’elezione diretta. Perché è chiaro che d’ora in avanti la non rielezione significherà sfiducia per chi occuperà quello scranno. Quattordici anni poi, e si è detto, è il tempo di un monarca. Ma sa qual è la questione più acuta?
Il rapporto gravemente squilibrato tra Quirinale e Parlamento, oggi a favore del primo.
L’aumento del peso del potere quirinalizio, che già finora si è spinto fino a sindacare gli indirizzi politici governativi (ricordate il rifiuto di nominare ministro il professor Savona nel Conte 1?) e poi a rifiutare le urne per dare invece corso al governo Draghi, ora acquisisce altro potere mentre il Parlamento pare un consesso di figuranti, di corpi plaudenti ma inabili ad esercitare la sovranità nazionale. Un ornamento, diciamo.
Il prossimo Parlamento sarà più piccino nei suoi numeri e quindi più debole nella sua capacità di rappresentanza.
I bischeri dei Cinque Stelle hanno fatto un pastrocchio. Loro, teorici della centralità parlamentare, hanno cavalcato la tigre stupida della riduzione dei suoi membri per ridurne i costi provocando però l’effetto opposto rispetto ai loro propositi, quello di un downgrade costituzionale.
E quindi?
Quindi ci potremo trovare, nel prossimo futuro, nel convincimento diffuso che solo un Palazzo conti davvero: il Quirinale. L’elezione diretta del presidente formalizzerà il fuggi fuggi verso il Colle. È lì che si comanda, lì che si decide, lì che si garantisce l’unità nazionale. Il Parlamento è solo tappezzeria.
Invece tappezzeria non sarà.
Perciò i gruppetti centristi, quelli che urlano tanto ma non hanno mezzo voto, sono felicissimi della svolta proporzionale e affatto rabbuiati se l’astensione avanzerà ancora di più. Un modo per continuare a contare malgrado gli italiani.
Fossero stati portati a 1.300 cosa era, un upgrade?
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Antonello Geminello 2 bischeri.
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Caro direttore,
Condivido appieno il titolo del Suo pezzo del 23 gennaio -in cui cita il divieto allo sport dei ragazzini dodicenni da parte del PdC Draghi- che si conclude con “Lo specchio del Male” (con la m maiuscola, quindi parliamo di un valore assoluto).
L’indegno balletto dei decreti quotidiani di divieti e divieti, che non hanno alcun fondamento scientifico ma che si propongo solo di fare del male alle persone punendole ingiustamente per ricattarle (lo ha detto chiaramente Sgarbi che Draghi gli ha confermato che proprio di ricatto si tratta), si accompagna all’aristocratica espressione usata da Macron “On va les emmerder!” (Romperò loro le palle!) all’indirizzo dei cittadini francesi che reclamano la propria libertà.
Che lo scopo del ns -ahimè, futuro- PdC sia quello di far fallire l’Italia per liquidarla a prezzo di realizzo dalle multinazionali è sotto gli occhi di tutti (e pensare che questo tizio sarebbe pure un italiano…).
Come non ricordare la didascalica definizione che diede Cossiga di Draghi “un vile liquidatore!”? Non che Cossiga mi fosse particolarmente simpatico, soprattutto pensando alla sua personale tattica per sedare una piazza (Lamorgese prendi nota, perché ormai ti basta solo quello): “Prendi una donna, possibilmente incinta, la fai massacrare dagli agenti, la piazza insorge, e tu hai la scusa per massacrarli tutti”. E come non ricordare il male che ha fatto questo tizio senza battere ciglio chiudendo i bancomat della Grecia e affamando i neonati? E come non tenere a mente la fine che hanno fatto i resort e gli asset più remunerativi della Grecia, tutti ceduti a prezzo d’occasione alle multinazionali?
Purtroppo questo tizio non retrocederà, accompagnato nella sua opera diabolica da nani e Fabiani. Sapete come definisce la teologia cristiana chi fa del male non sentendo alcun rimorso e perseguendo imperterrito nel compiere il Male? Impenitente finale.
Per la cronaca: al novero dei paesi guidati da persone per bene, si è appena aggiunta la Spagna! Cos’ha Sanchez di diverso, eppure è un economista? Ah, già! Non è un banchiere.
Vittorio Cajò
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Mantenere lo status quo è ormai l’unico scopo dei partiti italiani nell’egoismo più vile e sfrenato, per il terrore di perdere i propri privilegi nella completa noncuranza degli interessi degli Italiani. Sono ormai una cricca a parte che non ha nemmeno più diritto di chiamarsi Italia. Non c’è nessuna differenza tra Draghi e i partiti che lo sostengono col loro voto e hanno confermato per ben 229 volte i suoi abusi e delitti e la sua distruzione della Costituzione e dei principi costituzionali. Draghi e i partiti sono complici allo stesso modo e moralmente sono tutti sul gradino morale e sociale più infimo. Stanno uccidendo tutti insieme l’Italia, calpestano i diritti degli Italiani e alimentano una dittatura. Finché in Italia non ci sarà un’opposizione, non ci sarà mai un’alternanza e non ci sarà più una democrazia.
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è tutto vero, ma non è un segreto: lo disse chiaramente Mieli poco tempo fa, che l’ideale sarebbe stato far governare Draghi per sempre impedendo agli elettori di tornare al voto. alcuni l’hanno preso per una provocazione, ma diceva sul serio: davvero c’è un nutrito gruppo di politici, spalleggiati da una cricca di intellettualoidi radical-chic, che pensa che il voto sia dannoso, perché quei puzzoni degli elettori votano un po’ quello che vogliono, e potrebbero anche non votare lorsignori. tipo potrebbero non votare il PD, il partito dell’establishment, che invece pretende di poter governare sempre e comunque perché pensa di averne diritto divino.
se potessero, davvero impedirebbero il voto fra un anno, dicendo che c’è l’emergenza, non si può lasciare il Paese senza guida, perdiamo i soldi del PNRR, ce lo chiede l’Europa, ecc. ecc.; ma è un po’ difficile che riesca.
allora l’unica è sterilizzare il risultato delle urne. far sì che quello che scelgono gli elettori non conti un cazzo.
la rielezione di Mattarella non è che il primo step: rimettere al Quirinale il garante dello status quo, quello che ha favorito il partito dell’establishment e impedito di ritornare alle urne prima del tempo, che si è arrogato il diritto di bocciare ministri per il loro orientamento politico e che, nel caso, boccerebbe di nuovo chi non sia gradito a lorsignori e all’Europa.
next step: la formazione di una “Cosa” centrista, priva di identità politica, ma sufficiente a salvare la poltrona a gentaglia che, alle prossime urne, non prenderebbe nemmeno i voti di parenti e amici (ogni riferimento al Bullo è puramente intenzionale). una Cosa che, per quanto cespugliosa, abbia quel pacchettino di voti indispensabile per poter varare qualunque esecutivo.
infine il proporzionale, che tutti i radical-chic presenteranno come indispensabile per la stabilità (ce lo chiede l’Europa?) e in certo senso lo sarà: indispensabile per la stabilità dei partiti del sistema, a partire dal PD, che può vincere soltanto truccando le regole in modo da impedire agli altri di vincere.
grazie al proporzionale, nessuno vincerà veramente le elezioni, e l’unica soluzione sarà un’ammucchiata pseudo-tecnica, ovviamente guidata dal PD per diritto divino come ai tempi del governo Letta, e con Draghi come PdC.
proprio come voleva Mieli.
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PER TOMMASO MONTANARI LA RIELEZIONE DI MATTARELLA È UNA BRUTTA NOTIZIA….
“L’elezione del Presidente della Repubblica ha mostrato il pessimo stato di salute della democrazia e della Repubblica in Italia. Abbiamo una democrazia bloccata, che in qualche modo è commissariata dall’alto. L’anno scorso hanno cacciato il secondo governo Giuseppe Conte, che aveva molti limiti, ma che dopo tanti anni aveva cercato timidamente di attuare una politica socialdemocratica. Con molte contraddizioni e carenze. Ma che almeno aveva fatto qualcosa, come il reddito di cittadinanza”, ha detto ad “Avgi” Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, critico d’arte, scrittore e cattolico radicale. Quando nel 2018 Luigi Di Maio aveva proposto a Montanari la carica di ministro della Cultura, quest’ultimo si era rifiutato di entrare in un governo con la Lega di Matteo Salvini.Come ha visto la rielezione di Mattarella alla Presidenza della Repubblica dopo sei giorni, all’ottavo scrutinio, e con una larga maggioranza di 759 voti?Alla fine del mandato di Mattarella le opzioni erano solo due. O Draghi sarebbe diventato presidente della Repubblica e avremmo avuto un governo tecnocratico, che avrebbe continuato a governare, cosa che non è previsto dalla costituzione italiana. O Mattarella sarebbe rimasto. Non credo che Mattarella sia rimasto perché c’erano problemi in Parlamento con l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Era una decisione predeterminata. Mattarella è rimasto a sostenere Draghi. Direi che siamo di fronte a una sorta di sospensione della costituzione. Per renderlo più comprensibile in Grecia, direi che abbiamo costruito noi stessi la troika. La scelta di far cadere il governo Conte per succedere al governo Draghi è stata una scelta delle élite, delle banche, del settore finanziario e speculativo. Non credo di dover spiegare a un greco chi è Mario Draghi o chi è Matteo Renzi, che ha rovesciato il secondo governo Conte. La formazione del governo Draghi ha posto le condizioni e ha subordinato tutte le scelte successive. Il parlamento italiano non conta più nulla. Il governo continua a emanare decreti con il sostegno del presidente Mattarella.Come ha visto il fatto che tutti i maggiori partiti si siano astenuti o abbiano votato in bianco nei primi scrutini per l’elezione del presidente della Repubblica?In questi giorni abbiamo vissuto una grande presa in giro. Non è un caso che in Italia vota meno del 50% dell’elettorato e che ogni volta votano sempre meno cittadini. La maggior parte dei cittadini non è coinvolta e non è rappresentata dalla politica. Il Parlamento non è la cellula viva della Repubblica e del paese, ma sta semplicemente cercando di portare a termine il suo mandato e non vuole una crisi di governo che potrebbe portare alle elezioni, perché con la riduzione del numero di deputati e senatori, la maggior parte andrebbe de facto in pensione. Allo stesso tempo, non ci sono grandi figure leader ed obiettivi e programmi politici di un certo livello.C’è anche un problema istituzionale. La nostra costituzione è fatta per un sistema politico con il proporzionale e non con il maggioritario e peggio ancora con l’accettazione del maggioritario nella funzione quotidiana delle istituzioni con che ci impongono da anni. Non ci sono nemmeno i grandi partiti popolari e partecipativi, ma incompetenti capi e leader. Siamo di fronte a una crisi della democrazia parlamentare rappresentativa. Per non rendere definitiva questa crisi, dobbiamo tornare al sistema proporzionale.Dopo l’elezione del presidente della Repubblica, c’è la possibilità di un nuovo riallineamento della scena politica con la separazione dei ruoli di ciascun partito o la coalizione dei partiti? Abbiamo visto Salvini e Conte affrontare difficoltà, Letta è soddisfatto della rielezione di Mattarella, Meloni ha proposto come presidente della Repubblica il capo dei servizi segreti, che piaceva anche a Letta…No. Per diversi giorni abbiamo vissuto uno spettacolo teatrale. Un piccolo teatro che non lascia nulla alle spalle. Le forze politiche rimarranno come sono e la nostra democrazia rimarrà bloccata. O torneremo al proporzionale per avere in Parlamento la rappresentanza reale della società e la rappresentanza dei conflitti sociali, oppure continueremo a scivolare come democrazia e come paese. Il conflitto politico, economico e sociale nelle strade non è più rappresentato in Parlamento. Mentre ci avvicinavamo alla rielezione di Mattarella, la polizia del governo di Draghi picchiava i giovani che protestavano contro l’alternanza tra scuola e formazione professionale dopo la morte di un giovane che faceva l’alternanza scuola lavoro. Gli studenti dei licei sono scesi in piazza chiedendo la fine del tirocinio gratuito come educazione alternativa. Questa è la cosiddetta “Buona Scuola” che Renzi ci ha lasciato.Con l’ondata di licenziamenti, lo sciopero generale della Cgil, le reazioni degli studenti, si vede che c’è un conflitto sociale che non è rappresentato in Parlamento per trovare soluzioni. Nel Parlamento di oggi non c’è nessuno a rappresentare i più poveri, i più deboli, le donne, i giovani, il lavoro salariato e il lavoro nero, i redditi bassi. Senza il proporzionale nessuna delle loro richieste e le loro rivendicazioni raggiungerà mai il parlamento. Ecco perché la maggior parte di loro non vota più. l’Italia non è più un paese per i giovani, le donne e i lavoratori. La rielezione di Mattarella è stata una brutta notizia.
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