Che fare?. L’impennata delle bollette si abbatte su tutti i settori, ma i salari restano al palo. L’effetto, anche se brutale, è una valanga. In alto c’è l’impennata dei costi per l’energia e giù, a valle, le famiglie che si ritrovano travolte dall’aumento dei prezzi […]

(DI PATRIZIA DE RUBERTIS – Il Fatto Quotidiano) – L’effetto, anche se brutale, è una valanga. In alto c’è l’impennata dei costi per l’energia e giù, a valle, le famiglie che si ritrovano travolte dall’aumento dei prezzi imposti via via da imprese, filiere e distribuzione che non stanno reggendo l’aumento delle materie prime. E se il rincaro generalizzato dei prezzi registrato in questi giorni fa paura, il peggio deve ancora venire. Fin qui, sono relativamente pochi i settori che hanno già scelto di trasferire gli aumenti sui clienti. Si tratta soprattutto dei beni alimentari. Secondo Giorgio Panizza, consigliere d’amministrazione della catena della grande distribuzione Gigante, si tratta di pasta (+8%), biscotti (+10%), caffè (+5%), farina (+20%), zucchero (+5%) e olio di semi (+10%). Praticamente quella parte del carrello della spesa di una famiglia che non dovrebbe mai mancare. E già ci sono prezzi oltre la media per i prodotti di plastica (+70%), vetro (+40%) e carta e cartone (+31%). In pratica gli imballaggi che vanno a incidere su tutte le filiere. Ma ben presto tutte le imprese saranno costrette a ritoccare i listini all’insù per affrontare nei prossimi mesi il peso di costi energetici da 40 miliardi in bolletta. Tanto per capirci, la manovra 2022 vale 32 miliardi.
Così, mentre governo e stampa festeggiano la crescita economica (+6,5% il Pil 2021, frutto però soprattutto del rimbalzo dal tracollo del 2020), l’inflazione è ripartita a un ritmo che non si vedeva da anni: +4,8%, al top da aprile 1996 con i prezzi che, secondo l’Istat, sono cresciuti con una dinamica “pari a circa tre volte quella retributiva”. I salari, infatti, sono rimasti praticamente fermi (+0,6%), così come i tavoli per i rinnovi contrattuali. Il Cnel spiega che al 31 dicembre su 992 contratti, ne risultavano scaduti 622, ben il 62,7% e i sindacati, per gli aumenti, chiedono di non usare l’inflazione scorporata dalla componente energia. Insomma, se l’inflazione vola, i consumi rischiano il gelo a causa dei salari fermi e questo rischia di zavorrare la ripresa economica con effetti pesanti su commercio e industria, vale a dire i settori che hanno innescato gli aumenti per tenere botta al rincaro delle bollette energetiche.
A cascata, spiega l’Istat, alimentari e bevande costano il 3,8% in più di un anno fa, alberghi e ristoranti il +4,1%, mentre i beni alimentari, per la cura della casa e della persona arrivano al +3,2%. “Non solo l’inflazione si mangia i salari, ma chi lavora è povero pur lavorando”, ha sintetizzato il segretario della Cgil Maurizio Landini, spiegando che siamo di fronte a una pandemia salariale e sociale senza precedenti.
Agli aumenti del 55% della luce e del 40% per il gas sulle bollette delle famiglie, vanno aggiunte una serie di aumenti che non tralasciano nessun settore. I primi effetti dell’impennata dei prezzi si sono già visti ai distributori di benzina. Il prezzo della verde supera abbondantemente 1,8 euro al litro, ma i listini subiscono rialzi giornalieri. In un Paese dove l’85% delle merci viaggia su strada per arrivare sugli scaffali, l’aumento dei carburanti ha un effetto valanga su tutta la spesa delle famiglie anche perché il “pieno” serve anche per muovere mezzi agricoli e pescherecci.
A cimentarsi in un calcolo sulla maxi-stangata causata del caro-energia è Federconsumatori, secondo cui le famiglie spenderanno 1.228 euro in più all’anno per i beni essenziali come quelli energetici e alimentari. A spingersi nel dettaglio è Coldiretti Puglia che prende in esame la colazione diventata ormai “salata” a causa dell’aumento del prezzo del caffè, con le quotazioni dell’arabica aumentate dell’80% e del balzo del costo di cappuccino e cornetto al bar di oltre il 20% su spinta degli aumenti di grano e cereali. E poi ci sono lo zucchero (+29,8%) e i prodotti lattiero-caseari (+16,9%). Ma anche quelli della carne sono in salita del 12,7%. Ma un’alta inflazione, oltre a colpire i consumatori, può mettere a rischio anche i risparmi. Se i prezzi aumentano rapidamente, si svalutano anche i soldi nei conti correnti che già non garantiscono alcun rendimento.
In questo quadro il governo deve decidere cosa fare. Draghi e il ministro Daniele Franco hanno escluso uno scostamento del deficit. Si lavorerà solo sul caro bollette e con i fondi avanzati dai vecchi decreti Ristori. Se va bene, qualche miliardo. Difficile che basti.