Il ministro rompe gli indugi e punta ad avere mani libere: il prossimo round sarà sulle candidature per Comunali. Il messaggio: non si tratta di minacciare scissioni, ma di rilanciare l’azione del Movimento

(Emanuele Buzzi – corriere.it) – «Lascio il mio ruolo nel comitato di garanzia» : Luigi Di Maio telefona a Giuseppe Conte poco prima di rendere pubblica la sua decisione. Niente disgelo, solo una comunicazione formale. Lo stesso avviene con i capigruppo. Diverso il discorso con Beppe Grillo (che in giornata torna a far sentire la sua voce), con lui i toni sono più distesi. Il ministro degli Esteri lo aveva detto qualche giorno fa: «È un momento di importante riflessione». Ieri ha rotto gli indugi e scelto una strada.
Dietro alla sua mossa — un passo di lato in un organo che ha il potere di sfiduciare il leader e decidere i criteri delle candidature — c’è nelle intenzioni del titolare della Farnesina un triplo messaggio: lanciare un segnale distensivo nel partito (nonostante le sirene centriste che continuano a essere forti), evitare di polarizzare lo scontro politico in un duello tra lui e Conte e avere le mani libere per poter dare il suo «contributo» ai Cinque Stelle. «Non è una questione personale», precisano fonti vicine al ministro. «Non si tratta di sostituire Conte, i vice o minacciare una scissione: si tratta di rilanciare l’azione del Movimento».
«Compatti con una visione unitaria che accolga le idee di tutti, così potremo rilanciare il Movimento. È necessario parlare di temi, mettere in campo idee e progetti, è fondamentale per rendere sempre più competitivo il M5S. No ai litigi», dice il titolare della Farnesina ai parlamentari che lo hanno sentito in queste ore. La decisione di Di Maio — precisano i suoi — vuole essere il volano per «l’apertura di un confronto reale, non di facciata». Anche per questo motivo, la nota di replica del M5S — che parla di «passo dovuto» — ha lasciato di stucco. «Troppo aggressiva», sentenziano diversi esponenti in seno al gruppo. La nota, in realtà, non è stata condivisa dai capigruppo che si aspettavano una uscita di Conte e non a nome del partito. «Un vero leader avrebbe risposto diversamente facendo un passo di avvicinamento», commentano i dimaiani.
Lui, il ministro, però, ha intenzione di non personalizzare la questione. E aspetta un confronto (saranno i capigruppo a chiedere un incontro). La strategia è chiara: Di Maio vuole farsi portavoce, essere un punto di sintesi delle istanze che emergono dal gruppo. «Ci sono diverse preoccupazioni», dice un parlamentare. Tra i contiani l’ascia di guerra non è sepolta. C’è chi parla di «volontà di erodere il leader goccia a goccia», ma il ministro — spiegano i ben informati — vuole affrontare l’agenda del Movimento, confrontarsi sulla linea politica. Dimettersi è stato un passo necessario per non delegittimare la sua voce politica (e le decisioni prese come presidente del comitato di garanzia).
I contiani non si fidano, temono una imboscata parlamentare, invocano un chiarimento con gli iscritti (senza votazione online però) e sostengono che il ministro «è in difficoltà, non solo nel Movimento ma anche nel governo». Ribadiscono che «un conto è il confronto, un altro conto è fare ciecamente ciò che dice Di Maio». Tra i due litiganti ci sarà il gruppo di deputati e senatori, che al suo interno ha mille sfaccettature. Lo scontro potrebbe spostarsi sull’agenda e sui vice. «Il Movimento è sempre stato leaderistico – commenta un Cinque Stelle – ma anche all’epoca di Gianroberto Casaleggio, nel direttorio convivevano diverse aree. Conte si confronta solo con i suoi fedelissimi». «E la cabina di regia? Il ministro ne faceva parte», ribatte un contiano.
Il clima è sempre rovente. Di Maio attende: non ha fretta, ma farà sentire la sua voce quando lo riterrà opportuno. Sono diversi i temi politici su cui il Movimento dovrà intervenire. Dopo il Colle, il prossimo terreno di scontro potrebbe essere quello delle Comunali, con Conte chiamato a invertire il trend negativo delle Amministrative dello scorso autunno. Nella bagarre generale torna a farsi sentire Beppe Grillo. Tra i due big, il garante torna in prima linea con un post ricco di proposte. «Il risultato di questa guerra è che Grillo ha commissariato tutti», commenta a caldo un parlamentare.
Vorrei riportare alcune cose che scrissi su Facebook tempo fa. Per queste ricevetti ogni sorta di insulti da dichiarati grillini velenosi e fuori di testa, alcuni dei quali mi bloccarono e altri mi perseguitarono:
“Perché critico Di Maio?
Di Maio è intelligente, capace e ambizioso, è sempre stato uno dei 5 stelle migliori e sono stata contenta che sia stato il capo riconosciuto del M5S. La sua carriera è stata stupefacente tenuto conto anche della sua govane età. È stato ministro dello sviluppo economico e ministro del lavoro e delle politiche sociali, nonché Vicepresidente del Consiglio dei ministri nel Governo Conte I. Dal 21 marzo 2013 al 22 marzo 2018 è stato inoltre vicepresidente della Camera dei deputati. Ha ricoperto la carica di capo politico del M5S per 28 mesi, dal 23 settembre 2017 al 22 gennaio 2020.
È sempre stato un soldatino ubbidiente al servizio di Grillo e oggi è un soldatino ubbidientre al servizio di Draghi da cui accetta senza nemmeno discuterla qualunque cosa gli viene ordinato. Quando Grillo gli ha ordinato di votare la legge Cartabia che distrugge la riforma Bonafede e reintroduce la prescrizione chiamandola improcedibilità e manderà liberi 150.000 delinquenti ricchi, l’ha votata subito senza fare la minima obiezione. A voi questo sta bene. A me no. Se è stato l’unico 5 stelle che Draghi ha accettato riconfermandolo nella stessa carica precedente è perché Grillo lo ha difeso strenuamente, garantandogli che non avrebbe fatto la minima opposizione. Sono sicura che per queste sue doti di ubbidienza cieca e incondizionata resterà sempre a Palazzo e farà carriera a Palazzo. Buon per lui. E’ bravo e capace, ambizioso e preciso e si è fatto stimare ovunque in Europa. Ma a me uno che si limita ad ubbidire a qualunque ordine anche il più efferato non sta bene. Io apprezzo di più chi difende ciò che è giusto, anche a costo di rimetterci la carriera. Poi ognuno ha il suo metro di giudizio.”-
Il progetto di Di Battista è esattamente quello di Gianroberto ed era lo stesso di Grillo fino a poco tempo fa: rovesciare la piramide del potere togliendolo al capo partito e alla casta e restituendo al popolo quella sovranità che gli è garantita dalla Costituzione. Richiedere agli elettori il loro voto su tutte le massime decisioni così che gli eletti siano solo dei portavoce degli elettori e la politica non sia ridotta al gioco di 5 o 6 capi partito. Difendere i diritti dei cittadini e di uomini e donne e non i privilegi e gli abusi della Casta. Combattere le distorsioni del mercato e ribadire che i valori umani sono superiori al lucro e alle merci. Dividere le banche in banche di famiglia e banche di investimenti. Considerare pari il voto del singolo cittadino e quello del capo di una multinazionale. Ridurre i privilegi e abusi della Casta. Combattere il neoliberismo che vuole abolire lo stato sociale e distruggere i diritti dei lavoratori e degli elettori così come i controlli dello Stato. Creare una giustizia giusta con certezza della pena e in cui i processi arrivano alla fine e non sono troncati per mantenere impunibili gli imputati più ricchi. Togliere i partiti dalla Rai. Vigilare sulla condotta delle banche. Combattere il cambio climatico e salvare l’ambiente…. Credevo che questi valori e principi fossero ben chiari dopo 12 anni e sono tutti ancora presenti in Di Battista invece vedo solo ignoranti che diffondono odio e veleno e nemmeno capiscono quanto accade. La stupidità umana è infinita ma la mente di taluni è fatta talmente male che sembra essere usata solo per lanciare insulti, denigrare e offendere. Non credo che simili persone siamo molto degne di far parte del consorzio umano.Per dirla in modo fantascientifico “Sono il lato oscuro dell’energia””.
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La solita merd…ccia di Cairo production.
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non si puo essere servo di due padroni o sei con confindustria e establishment o sei con gli elettori del m5s..ma questo su questo i trombettieri e strilloni del corriere.it sono tranchant solo una guerra tra conte e Di Maio
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“La politica e’ schifosa e fa male alla pelle” cit.
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Sono d’accordo con Pierluigi. Non si può autodefinirsi ‘l’avvocato del popolo’ e nello stesso tempo votare per 229 volte i diktat di Draghi che i popoli vuole solo distruggerli e i Paesi con le loro risorse vuole solo depredarli per favorire una cricca di supercapitalisti disumani e meschini. È un paradosso inaccettabile e non c’è slogan ripetuto che possa renderlo più logico. Insomma tu, Conte, e tu Grillo o ci sei o ci fai.
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Di Maio è il figlio illegittimo di Andreotti.Equivale a quello che è Renzi per il pd..Una zavorra che ne limita pesantemente l’azione
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Corriere fai schifo!
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