Meno male che si mobilitano, che scendono in piazza, che protestano vien voglia di dire leggendo le diagnosi sul “malessere dei ragazzi”, sulla loro apatia, rassegnazione. Sul “loro stato di salute psichica causato non direttamente […]

(Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – “È doveroso ascoltare la voce degli studenti che avvertono tutte le difficoltà del loro domani”. Sergio Mattarella
Meno male che si mobilitano, che scendono in piazza, che protestano vien voglia di dire leggendo le diagnosi sul “malessere dei ragazzi”, sulla loro apatia, rassegnazione. Sul “loro stato di salute psichica causato non direttamente dal virus ma dalla cattiva gestione della pandemia che ha compromesso la credibilità di genitori e istituzioni come modello” (la psicologa Stefania Andreoli). Molto si è scritto sugli scontri tra le bande giovanili che si affrontano con forme di estrema violenza. Non solo nelle periferie degradate, e altri luoghi comuni, ma dappertutto: centri storici, quartieri alto borghesi, borghi sperduti e località alla moda. Del resto, perché sorprendersi se trascorsi due anni di restrizioni, proibizioni, sanzioni abbiamo di fronte un contenitore adolescenziale super-compresso la cui energia vitale andrebbe liberata e non repressa. Come ha fatto la polizia del governo dei Migliori manganellando a più non posso nelle manifestazioni (Torino) contro il progetto scuola-lavoro, dopo la morte in fabbrica dello studente Lorenzo Parelli. Eh sì, “la voce degli studenti” andrebbe ascoltata e non soltanto quando vengono sollevate questioni per così dire “corporative”, come le prove di maturità o i programmi ministeriali. Prestare orecchio, spesso distrattamente, ai rumori che provengono da un mondo sconosciuto per poi lasciare tutto come prima?
Quella giovanile dovrebbe essere da anni la “questione nazionale”, e su di essa avrebbero dovuto dirci qualcosa di serio, di fattuale i ministri che lavorano sui temi sensibili della Next Generation Eu: dalla Pubblica istruzione, alla Innovazione, alla Transizione ecologica, alle Politiche giovanili. Per caso, qualcuno li ha sentiti? In quell’Araba Fenice chiamato Pnrr (che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa) c’è scritto che le misure rivolte ai giovani ammontano a 15,55 miliardi di euro, pari all’8,1% sul totale. Un fiume di denaro dagli sbocchi al momento sconosciuti. Nessuno ne sa nulla, a cominciare dai destinatari. Che però se parlano si beccano una manganellata. Mentre chi parla di loro si merita l’applauso.
Prendete in disparte i vostri nonni, se avete ancora questi preziosi testimoni; oppure andate in un centro aggregazione anziani e molto probabilmente la vostra domanda sul perché il paese sia in queste miserabili condizioni troverà risposta.
Il drammatico interrogativo che affliggeva le forze politiche a voi idealmente vicine era “abbiamo una banca?”
Nel dubbio, questi signori hanno spolpato quelle che già possedevano.
Dall’altra parte il progetto era plasmare un paio di generazioni che elevassero a primato la mediocrità dell’essere umano, tramite programmi spazzatura. Ed ecco servita la indifferenza alle vostre istanze, rimestata col manganello.
Pensare ai giovani significa innovare, e la vecchia èlite che detiene il potere non lo può tollerare, piuttosto affonderà assieme alla bagnarola Italia.
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Se scendevano in piazza contro il rasssssissssmo li avrebbero scortati con le sirene.
Chiediamoci come mai, A CHI GIOVA e CHI ha dato l’ordine dei manganellatori in divisa.
LA-MORGESA dimettiti! Altro che MOTO ONDULATORIO DELLE CAMIONETTE!
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