Imbarazzante: che crea imbarazzo, che mette a disagio, penoso. Nulla di grave per carità, ma è quando si preferisce distogliere lo sguardo, o si preferirebbe non aver sentito. Insomma, quel leggerissimo senso di fastidio che genera un brivido, un sorriso forzato, un pizzico di vergogna riflessa […]

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Imbarazzante: che crea imbarazzo, che mette a disagio, penoso. Nulla di grave per carità, ma è quando si preferisce distogliere lo sguardo, o si preferirebbe non aver sentito. Insomma, quel leggerissimo senso di fastidio che genera un brivido, un sorriso forzato, un pizzico di vergogna riflessa. Per esempio, come quando a Sanremo il bravo presentatore dedica Grande, grande, grande al rieletto Mattarella e l’orchestra attacca con gli archi.
Niente di grave per carità, era giusto omaggiare il nuovo Presidente (che poi è sempre lo stesso), eppure dallo sconfinato repertorio di Mina (di cui c’è stato detto che Mattarella è un antico fan) forse si potevano ricordare altri successi: che so, Tintarella di luna
o Se telefonando (a Draghi). Giusto per non dare l’impressione che fosse proprio una sviolinata.
O, per esempio, come quando a Montecitorio risuonano i 55 applausi (54 secondo la Questura). Mani che si spellano davanti a parole emozionanti e incisive come quella sugli anziani “che non possono essere lasciati alla solitudine privi di un ruolo che li coinvolga” (quale non è dato saperlo). O le frasi severe sull’informazione, “da assicurare ai cittadini libera e indipendente” (e non invece asservita a grandi gruppi finanziari, immobiliari, sanitari i cui organi di stampa, infatti, si sperticheranno in lodi).
Ovazioni provenienti da ogni lato dell’emiciclo e che sembrano condividere, come retropensiero, la convinzione che tanto il potere quirinalizio si condensa più che altro nelle tre emme: moniti, messaggi, moral suasion. Parole, parole, parole (sempre Mina). Scrutavamo il viso del Presidente mentre veniva interrotto “ogni 42 secondi” (calcolo di Libero). Una sfinge, anche se c’è parso di cogliere un’espressione come di un leggero disagio. Forse anche stupita e leggermente infastidita. Sì, imbarazzata.
A mio parere le M sono di più.
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Ti ringrazio pdR per aver commentato solo oggi l’articolo di ieri, così mi accodo. A me ha ricordato i “simposi” di commiato (chiassosi pranzi che si protraevano oltremodo) dei colleghi che andavano in pensione. A fine libagioni c’era il discorso del fortunato e, alle sue prime parole, c’era un primo scrosciante applauso dei numerosi presenti; applauso che veniva recepito come un doveroso e commosso apprezzamento delle qualità della persona festeggiata. Ma poi, a ogni successiva frase o semplice parola, scattava lo stesso scosciante e rumoroso applauso accompagnato da tanti “bene”, “bravo” o “bis” che facevano arrivare in fretta il simpaticamente malcapitato a un liberatorio “grazie a tutti”. Il tutto, certamente, per toglier il più possibile mestizia a quella che doveva essere una festa
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