Elogi al discorso d’insediamento del nuovo settennato del Capo dello Stato. Ma dai precari alla povertà alle disuguaglianze, quel che era stato fatto è stato picconato soprattutto dal governo “benedetto” dal Colle […]

(DI VIRGINIA DELLA SALA E CARLO DI FOGGIA – Il Fatto Quotidiano) – È noto che la politica italiana viva di suggestioni superficiali, e sono quindi bastate 24 ore per avere l’“agenda Mattarella”. Il Pd ha chiesto una sessione parlamentare per far proprio il “discorso d’insediamento del presidente”. Per usare le parole di Enrico Letta: “Abbiamo applaudito i contenuti con scroscianti e ripetute ovazioni. Se rimanessero lettera morta, la politica tutta perderebbe forza”. Viene da chiedersi cosa abbia impedito finora alla “politica” di darsi da fare, ma pure dove sia stato Mattarella in questi 7 anni. Dei punti sollevati nel discorso, quelli che riguardano la politica economica mostrano che “l’agenda” non è quasi mai esistita in passato e soprattutto che il governo Draghi, voluto e benedetto dal Colle, ha finito per stracciare anche quel che era stato fatto in quella direzione in precedenza.

“Dignità è contrastare la povertà, la precarietà disperata e senza orizzonte che purtroppo mortifica le speranze di tante persone”.

Queste parole coincideranno col nuovo record storico di lavoratori precari, che potrebbe essere stato raggiunto a gennaio: a dicembre eravamo a 3 milioni e 77mila persone, solo ventimila in meno del record precedente (maggio 2018). Anche la ripresa post-Covid è precaria: nel 2021 i tre quarti delle assunzioni sono state a termine (+16,4%) e un terzo è part time. Non si segnalano interventi del governo Draghi per ridurre la precarietà (se si esclude la proroga degli sgravi al Sud), anzi in estate in Parlamento un asse bipartisan ha partorito una norma che permette di prorogare i rapporti a termine senza indicare causali (previo accordo coi sindacati, anche a livello aziendale). Di fatto è stato smantellato il “dl Dignità” dell’estate 2018 (governo gialloverde), che aveva arginato il dilagare del lavoro precario. Il settennato di Mattarella, d’altronde, si era aperto col Jobs Act del governo Renzi, che ha eliminato l’articolo 18 e liberalizzato i voucher riducendo anche le tutele per i demansionamenti mentre il precariato è esploso.

“È necessario assumere la lotta alle diseguaglianze e alle povertà come asse portante delle politiche pubbliche”.

I dati indicano che la disuguaglianza si è lievemente ridotta o è rimasta stabile negli ultimi anni: nel 2020, a causa della pandemia, è risalita. La povertà assoluta (esplosa tra il 2010 e il 2018) era scesa nel 2019 e si è impennata nel 2020, sempre causa Covid, raggiungendo il livello più elevato dal 2005. Sarebbe andata ancora peggio senza il il Reddito di cittadinanza, la più importante delle misure anti-povertà, confermata da Draghi cedendo però alla retorica “divanista”: nella Legge di Bilancio ha inserito norme, come la riduzione del numero di offerte di lavoro rifiutabili (eliminando il tetto degli 80 km di distanza) bollate come “assurde” e “inutilmente” punitive dagli esperti di politiche anti-povertà, diversi dei quali hanno fatto parte della commissione governativa presieduta da Chiara Saraceno, la stessa che ha prodotto 10 proposte per migliorare il Rdc, tutte ignorate. Nel complesso, il settennato trascorso ha visto crescere i lavoratori poveri (ormai il 25% del totale, secondo le analisi di una commissione voluta dal ministro Orlando) mentre le misure di contrasto, come il salario minimo (eliminato dal Pnrr “rivisto” da Draghi) restano bloccate. Oggi 5 milioni di lavoratori guadagnano meno di 10mila euro l’anno e l’86,2% è sotto la soglia dei 35 mila, proprio la platea che avrà meno benefici dal taglio Irpef voluto dal governo, che premia maggiormente la fascia 42-54 mila euro: il 3,3% del totale a cui va il 14,1% delle risorse (765 euro l’anno in media). Addirittura 270 euro di sconto vanno pure a chi sta sopra i 75 mila euro.

“Dignità è rispetto per gli anziani che non possono essere lasciati alla solitudine”.

La legge di Bilancio stanzia appena 15 milioni aggiuntivi rispetto ai 200 in più chiesti dalle 51 organizzazioni del “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”. Risorse che si “aggiungono” ai 100 milioni già previsti per rafforzare i servizi di assistenza domiciliare dei Comuni. In pratica – spiegano le associazioni – si tratta di appena 39 euro per ciascuno dei 2,9 milioni di anziani non autosufficienti: “I malati e le loro famiglie sono usciti dall’agenda politica”. Solo quest’anno dovrebbe arrivare la riforma prevista dal Pnrr, attesa dalla fine degli anni 90.

“Dignità è azzerare le morti sul lavoro (…)”

Il settennato appena trascorso ha visto l’unico intervento sulla sicurezza del lavoro arrivare l’autunno scorso con il decreto che inasprisce le sanzioni. Sul fronte dei dati, l’insediamento di Mattarella è coinciso con la ripresa dell’occupazione, e le morti non sono mai calate sotto il livello del 2014 (nel 2021 le denunce sono 1.221, contro le 1009 di 7 anni fa).

“È doveroso ascoltare la voce degli studenti che esprimono domande volte a superare squilibri e contraddizioni. Dignità è diritto allo studio, lotta all’abbandono scolastico, annullamento del divario tecnologico e digitale”.

Cioè degli studenti manganellati in piazza mentre chiedono la fine del sistema scuola-lavoro: è morto un 18enne in stage, altri si sono feriti dal 2017 e solo ora si pensa a qualche modifica. E ancora scuole vecchie e aule sovraffollate: nell’anno trascorso almeno una classe su 10 era oltre i limiti di legge (secondo il ministero) e 450mila alunni studiano in aule con più di 25 studenti. La soluzione è affidata al calo demografico (così il governo nel Pnrr). Nonostante gli stanziamenti per la Dad, poi, l’8% degli alunni, perlopiù di famiglie svantaggiate, è comunque rimasto escluso dalle attività a distanza, il 23% se si considerano gli studenti disabili (dati Istat). Il tasso di abbandono scolastico, intorno al 14%, è il più alto d’Europa, soprattutto al Sud e tra i giovani nati all’estero, dove si arriva al 36%. Per sconfiggerlo? Nel Pnrr si potenzia l’orientamento al lavoro…

“Nell’ultimo periodo gli indici di occupazione sono saliti – un dato importante –, ma ancora tante donne sono escluse dal lavoro, e la marginalità femminile costituisce uno dei fattori di rallentamento del nostro sviluppo, oltre che un segno di ritardo civile, culturale, umano”.

A dicembre gli occupati erano ancora 286mila in meno rispetto ai livelli pre-pandemici. In totale, le ore lavorate nel terzo trimestre del 2021 erano inferiori a quelle del 2019. Va peggio proprio per le donne: su 3,3 milioni di contratti attivati nel primo semestre 2021, oltre 1,2 milioni sono a tempo parziale. La metà delle assunte ha avuto contratti di poche ore (Gender Policies Report, Inapp). Va peggio al Sud. L’unica legge per la parità salariale è stata voluta e approvata dal Parlamento solo quest’anno.