L’ex premier vuole una assemblea pubblica per farsi ribadire la fiducia degli iscritti. Ma il fondatore non vuole punire troppo Di Maio. Il Movimento che sta in mezzo alle due fazioni, cioè la maggioranza dei parlamentari, è preoccupato, già esausto di una guerra che non è ancora neppure deflagrata […]

(DI LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano) – Il Movimento che sta in mezzo alle due fazioni, cioè la maggioranza dei parlamentari, è preoccupato, già esausto di una guerra che non è ancora neppure deflagrata. “Sembrano tutti marziani” sussurra un big, mentre contiani e dimaiani si evitano o fanno finta di sorridersi dentro Montecitorio. Però i marziani a 5Stelle continuano a correre, verso il regolamento di conti. Così Giuseppe Conte lo ribadisce ai suoi: “Indietro non si torna, sono successe cose gravi, con azioni muscolari che minano i nostri valori”. Ergo, “per il chiarimento con Luigi Di Maio basterà aspettare alcuni giorni”. Però il primo problema è il come. Perché è vero, l’avvocato pensa sempre a un’assemblea aperta agli iscritti, in streaming, in cui chiedere conto al ministro di parecchie cose. E nella quale magari lanciare una votazione sul web per farsi ribadire la fiducia come leader del Movimento, quasi fosse una nuova investitura. Ma è solo un’ipotesi tra le diverse su cui riflette in queste ore Conte. Ieri a L’Aria che tira ha assicurato: “Non siamo alle gogne, e questa non è una questione privata tra me e Di Maio. Però dobbiamo arrivare a un chiarimento pubblico”. Si voterà online? “Non anticipo nulla, ma gli iscritti saranno coinvolti” ha promesso l’avvocato.

Di certo i piani alti del M5S vorrebbero togliere a Di Maio il ruolo cruciale di membro del comitato di garanzia. E l’ex capo l’ha già capito, tanto da aver subito organizzato un lungo incontro con un altro membro del comitato, Virginia Raggi, anche lei non certo contiana. Come a fare muro contro ribaltoni. E comunque per spostarlo da lì servirebbe il consenso del Garante, ossia di Beppe Grillo. “I singoli componenti del Comitato possono essere sfiduciati dall’assemblea su iniziativa congiunta del presidente e del Garante” recita infatti lo Statuto del M5S. E qui si arriva al nodo gordiano, visto che Grillo di giubilare Di Maio – da lui fortemente voluto nell’organo – non pare avere voglia. Raccontano che da Roma gli avessero chiesto un post più duro di quello di due giorni fa, con cui il fondatore ha invitato tutti ad accettare “ruoli e regole” e a parlare con “una sola voce”, quella del leader. “Ma la prima versione del testo era più dura” dicono. Poi il Garante l’ha sfumato. Perché a Di Maio non vuole rinunciare. Però ora predica ordine, Grillo. E a chi lo ha sentito in questi giorni lo ha detto così: “Conte lo avete scelto voi, ora state buoni e ve lo tenete”. Difficile che vada oltre. Ma il pressing dei contiani non si fermerà. Come non si attenua la loro voglia di un redde rationem con il ministro. “Altrimenti Luigi ci logorerà fino alle Amministrative e poi dopo il voto chiederà la testa di Conte” prevedono. E sullo stesso concetto continua a sgolarsi un ex molto ascoltato dall’avvocato, Alessandro Di Battista: “Tra lui e Di Maio serve una resa dei conti alla luce del sole, altrimenti sarà la fine dei Cinque Stelle”. Sullo sfondo, un veterano: “Ormai ci sono due Movimenti: quello di Conte guarda ai progressisti, mentre Di Maio vorrebbe un M5S equidistante, pronto ad allearsi con chiunque”.

E forse si riferiva a quello ieri l’ex premier, quando ha detto: “Il punto è dove vuole andare il M5S”. Ma il punto è anche dove vuole arrivare Di Maio. Ieri il ministro è parso lanciare segnali di tregua per interposti dimaiani: cioè Sergio Battelli sul Corsera (“Serve un confronto faccia a faccia”) e il meno irenico Vincenzo Spadafora su Repubblica (“Conte si faccia aiutare da Luigi”). Da ambienti vicini al ministro spiegano: “Serve una sintesi politica, un chiarimento vero per poi ripartire davvero tutti assieme. E le amministrative non cambierebbero nulla, Luigi è leale”. Però per arrivare all’armistizio serve un disarmo bilaterale.

Tradotto, Di Maio teme l’assemblea come la gogna che Conte giura di non volere. “Giuseppe potrebbe trasformarla in uno show come quello che fece contro in Senato contro Matteo Salvini” scandisce un dimaiano di certa fede. Mentre nel Transatlantico della Camera a scuotere la testa è il deputato Gianluca Vacca, anche lui vicino all’ex capo: “Un’assemblea in streaming con gli iscritti come la fai?”. Per questo alcuni pontieri spingono per un confronto ristretto, così da stemperare il clima. Solo dopo, si arriverebbe a un’assemblea congiunta. Nell’attesa, centristi vari continuano a lanciare segnali a Di Maio. “Ma la verità è che Luigi vuole contare nel M5S, decidere, e cambiare un assetto che non lo convince” teorizza un grillino che non vuole schierarsi. Uno dei tanti, a temere la guerra.