Mario Draghi è tornato, finalmente. Archiviate le ambizioni quirinalizie, il premier si è ripreso il vecchio scranno a Palazzo Chigi e le lancette degli orologi della politica, che si erano rispettosamente fermate insieme a lui, sono potute ripartire […]

(ilfattoquotidiano.it) – Mario Draghi è tornato, finalmente. Archiviate le ambizioni quirinalizie, il premier si è ripreso il vecchio scranno a Palazzo Chigi e le lancette degli orologi della politica, che si erano rispettosamente fermate insieme a lui, sono potute ripartire. Di conseguenza è unanime il senso di sollievo e giubilo nella stampa italiana. Basta leggere il titolone cubitale di Repubblica in prima pagina. Apodittico: “È tornato Draghi”. Non c’è altro da aggiungere. Ma le corde più liriche sono quelle pizzicate dai sapienti liutai del Corriere della Sera, in un articolo dal respiro epico. “Mario Draghi riparte come un orologio svizzero e il gesto con cui apre il primo consiglio dei ministri dopo una settimana di morte e risurrezione della politica è pensato per spazzar via le scorie… Il premier entra nella grande sala, dà le spalle agli arazzi fiamminghi con le gesta di Alessandro Magno e compie in senso antiorario un intero giro dell’immenso tavolo, porgendo la mano a ogni singolo ministro”. Che statura. Ma il meglio deve ancora venire. “Compiendo un intero giro della ‘tavola rotonda’ di Palazzo Chigi, il premier, che un ministro sottovoce paragona a ‘Re Artù che stringe un nuovo patto con i suoi cavalieri’, suggella un nuovo inizio”. Capito? Altro che Super Mario, qui siamo alla leggenda.