Lunedì mattina, quattro articoli dai titoli quasi fotocopia riprendono un’analisi sbagliata. Altre agenzie di comunicazione hanno verificato e confutato la teoria, ma gli argomenti più completi sono quelli esposti da Raffaele Barberio e Alex Orlowsky

(DI TOMMASO RODANO – Il Fatto Quotidiano) – La notizia è comparsa in contemporanea su alcuni dei principali siti italiani: Luigi Di Maio sarebbe stato vittima di un “tweet bombing”, una campagna creata ad arte dai suoi avversari politici attraverso profili falsi. L’hanno scritto in rapida sequenza. Lunedì mattina, Repubblica, La Stampa, AdnKronos e il Giornale, tutti tra mezzogiorno e l’una e mezza. Quattro articoli dai titoli quasi fotocopia, che riprendono un’analisi sbagliata.
Quella di Pietro Raffa, studioso, professionista e docente di Comunicazione politica. “#DiMaioOut è tra le tendenze – ha scritto Raffa su Twitter – ma è stato utilizzato solo da 289 profili. I primi 10 account per numero di tweet sono fake, e generalmente sostengono le posizioni di Di Battista e di Conte. Si tratta dunque di una chiara operazione di tweet bombing contro Di Maio. Interessante. Curiosa anche la provenienza delle uscite: 125 account twittano su #DiMaioOut dall’America. In poche parole: non c’è niente di spontaneo”.
Dopo l’analisi di Raffa, amplificata soprattutto dall’intervista su Repubblica, è partita la carovana degli interventi politici in difesa di Di Maio. Si sono distinti in particolare gli ex nemici di Italia Viva e di Forza Italia.
Il problema è che l’assunto di partenza è molto, molto traballante, se non del tutto falso. Altre agenzie di comunicazione come DataMediaHub hanno verificato e confutato la teoria del “tweet bombing”. Ma gli argomenti più completi sono quelli esposti da Raffaele Barberio e Alex Orlowsky sul sito key4biz. I numeri di Raffa – spiegano – sono stati vagliati dall’agenzia Water on Mars attraverso la piattaforma di intelligence Metatron Analytics. “Non risulta alcun disegno di bombing – scrive Barberio – che per essere considerato tale deve affidarsi a dei Bot, ovvero ad account generati da computer. Al contrario, gli account usati sono tutti riferibili a persone in carne ed ossa. Water On Mars ha riscontrato e analizzato 884 account per un totale di 2371 tweet”. Numeri completamente diversi da quelli di Raffa. Potrebbe trattarsi tutt’al più – spiega Key4biz – di una “campaign”, una campagna di comunicazione magari sì coordinata da una regia, e che si avvale di uno zoccolo duro di account di militanti politicamente attivi. In certi casi si tratta anche di “account multipli che appartengono alla stessa persona”, ma in ogni caso riferibili a persone reali e non a Bot. E comunque rappresentano una percentuale ridotta, poco meno del 10%, sul volume totale degli interventi. Così come è praticamente irrilevante, a differenza di quanto divulgato da Raffa, la percentuale dei messaggi arrivati da paesi diversi dall’Italia (per Raffa invece “quasi metà” dei tweet contro Di Maio proveniva misteriosamente dall’America).
Malgrado questo la “notizia” dell’attacco dei troll di Conte e Di Battista contro Di Maio ha resistito negli articoli di molti giornali – gli stessi che per anni, prima della frattura con Conte, avevano ironizzato sul ministro “ex bibitaro” – e nelle dichiarazioni di molti politici – gli stessi che per anni hanno accusato Di Maio, ex capo dei Cinque Stelle, di fare politica con i troll e i “giochi sporchi” della Casaleggio Associati.
Un contrappasso micidiale, se si ripensa ai titoli di giornale del 2018, quando Sergio Mattarella si rifiutò di nominare Paolo Savona al ministero dell’Economia. Allora Di Maio chiedeva l’impeachment del capo dello Stato, mentre i giornali raccontavano “la fabbrica dei troll contro Mattarella”, in un’ipotesi di complotto che partiva da Casaleggio e arrivava fino a Vladimir Putin.
Ora Di Maio è la vittima – sulla base di un’analisi fallace – e i suoi primi difensori sono i renziani Maria Elena Boschi e Luciano Nobili (che ieri in tv è arrivato a definirlo un buon ministro e un interlocutore politico). O persino Carlo De Benedetti, ex padrone della Repubblica che lo trattava da nullità: “È cresciuto molto dal punto di vista politico, oggi è un’altra persona, se abbiamo Mattarella lo dobbiamo molto anche a lui”, ha detto lunedì su La7. Ora il nemico è un altro.
Se a difenderti è il diavolo significa che gli hai venduto l’anima.
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Rapporto contronatura.
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Ma chi è sto Pietro Raffa che quando parla pronuncia il verbo? Un padre costituente?
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Pietro Raffa, capo dell’agenzia di comunicazione MR&Associati, consulente tra gli altri di Beppe Sala e Vincenzo De Luca, ma anche renziano di ferro, come dimostra la sua attività social. Qualche esempio? Le decine di tweet entusiastici sulla Leopolda (“straordinario luogo di innovazione”) e le condivisioni degli interventi in cui il leader Iv “asfalta” avversari politici,
Pietro Raffa
@pietroraffa
La #Leopolda, a 10 anni dalla prima edizione, resta uno straordinario luogo di innovazione a prescindere dall’appartenenza partitica.
Il flusso di persone quest’anno è davvero impressionante, come la voglia di partecipazione.
Ad averne, di momenti così!
#Leopolda10
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La regola secondo cui il renziese esiste solo su twitter non si smentisce
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Grazie Tracia, ora abbiamo capito senza bisogno di astrusi tecnicismi tecnologici. ….basta vedere chi paga lo stipendio a Raffa. ….il tengo famiglia è sempre l’ usato sicuro di ogni dilemma!
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l’AdnKronos – Giorgetti ha avuto un lungo incontro con Luigi Di Maio, ministro degli Esteri e capo dell’ala “moderata” e governista del M5S. E subito prima c’era stato un faccia a faccia con il segretario leghista Matteo Salvini negli uffici di quest’ultimo in Senato.
Capo dell’ala “moderata” e governista del M5S.!
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Per curiositá: l’immagine per questo articolo è stata presa da Cattivissimo Me 2 o 3, per caso? Io ricordo solo il primo.
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