
(Emanuele Buzzi – il Corriere della Sera) – Una tregua durata una giornata e poi di nuovo guerra. E senza mezze misure. Il Movimento non conosce pace. Dimaiani e contiani si punzecchiano tutto il giorno. Un ping pong di stoccate. «Belloni? Non la abbiamo eletta per colpa di chi ha manie di protagonismo».
«I piani di chi voleva Draghi al Colle sono falliti». Poi si scontrano direttamente i pesi massimi. Giuseppe Conte punta Di Maio dopo le parole sulla direttrice del Dis: «Ci saranno occasioni nella comunità del M5s per tutti i chiarimenti necessari. Sono state ore febbrili, finora non c’è stato modo di chiarire il significato di alcune uscite».
Il ministro degli Esteri in serata si fa sentire: «Alcune leadership hanno fallito, hanno alimentato tensioni e divisioni». Poi l’affondo. «Nel Movimento 5 Stelle serve aprire una riflessione interna».
Conte preferisce non replicare all’attacco diretto, ma chi è vicino al leader fa presagire che «presto» ci sarà la resa dei conti tra i due. Fonti autorevoli contiane, invece, ribattono: «Si tratta di un gesto di disperazione dopo la sconfitta di non aver portato Draghi al Quirinale». I vertici intanto lavorano a una «fase due»: rilancio del ruolo di governo, legge elettorale, oltre al confronto con alleati e big M5S.
Il Movimento dopo l’elezione del capo dello Stato prova voltare pagina. Conte nei prossimi mesi cercherà di costruire il percorso in vista delle Politiche del 2023 e di rilanciare l’azione dei Cinque Stelle in seno all’esecutivo. Non a caso il presidente M5S già annuncia: «Con Draghi ho chiesto un chiarimento. Non possiamo limitarci ad assicurare la stabilità del governo, dobbiamo essere promotori di un confronto per siglare un patto per i cittadini in cui individuare quali possano essere le priorità» del Paese. Il no all’investitura del premier al Colle è vissuto come un risultato, ma la rielezione di Mattarella lascia strascichi anche nei rapporti con il Pd, ora ai minimi termini.
Le ultime ore della trattativa sono condite da retroscena e voci. Si parla di un asse nella notte con Lega e Fratelli d’Italia e altri (con 561 voti e più a disposizione sulla carta) per provare il blitz su Elisabetta Belloni nonostante i veti dem. «Ma no, solo tattica e controtattica», minimizzano nel Movimento. «Non diciamo fesserie», commenta Conte. Così come si racconta di un tentativo di un’ala del Movimento di sgonfiare al penultimo scrutinio le preferenze per Mattarella.
Indiscrezioni senza conferma, che sono il preludio alle dichiarazioni che seguiranno in giornata. Intanto, i parlamentari festeggiano: molti sostengono che ha vinto la linea del gruppo e che questo deve essere un segnale per il futuro del Movimento. Ma a tenere banco tra deputati e senatori è anche il rapporto – scricchiolante – con i dem. Viene contestata la lettura di un Pd vincente: «Volevano Draghi al Colle e hanno perso». I nodi riguardano soprattutto la tenuta della coalizione dopo i sospetti e le tensioni su Belloni. «Non ci faremo mettere i piedi in testa dal Pd», dice un grande elettore. «Che vadano pure da soli, noi non abbiamo poltrone da perdere».
L’idea è quella di rilanciare presto, già in primavera, la riforma della legge elettorale con il ritorno al proporzionale. Il clima è teso. Dai vertici del M5S si riannodano le trame della giornata di venerdì e filtra l’indiscrezione che durante la trattativa tra i leader sia stata sottoposta a Matteo Salvini una lista di tre nomi, tra cui Belloni e Severino, lista che aveva avuto il placet di Leu e Pd. «Quando Salvini ha dichiarato di essere d’accordo sulla candidatura di una donna al Quirinale, Conte ha accolto con favore questa disponibilità a nome del fronte progressista», spiegano nel M5S.
E argomentano: «Successivamente, poi, è stato il Pd, e in particolare Guerini, che si è messo di traverso e ha scelto di defilarsi». Tuttavia, ai piani alti dei Cinque Stelle si dicono convinti che «nelle prossime settimane la situazione si chiarirà».
Poveri Grullini che stamattina si sveglieranno dal mondo delle fiabe in cui Giuseppi è un grande Leader, mangiafuoco un elevato e Giggino A Poltrona un simpatico anticasta. Quando qualcuno gli diceva che Giggino se ne fregava di loro e li ha usati solo per crearsi il suo cerchio magico di poltronari cosi da diventare ago della bilancia, veniva insultato da questi ultras del nulla che pensano tutti ce l’abbiano con loro, quando sono loro stessi ad avercela con la logica. Mi raccomando adesso affidatevi a Di Barista (quello col padre fascista) e company, cosi almeno vi scavalcherà anche Renzi che almeno la politica la sa fare controllando 2 partiti senza avere voti, mentre Giuseppi non comanda nemmeno a casa sua e Giggino A Poltrona e Grillo l’hanno fregato sotto il suo naso
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Meglio una persona seria e corretta come Conte, che un machiavellico pezzo di m come Renzi.
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Critica Di Battista tirando in ballo suo padre e affermazione che renzi sa fare politica. Minchi4, quanto a logica siamo ai livelli di Bertrand Russell.
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*critica A Di Battista, ovviamente il primo termine è un sostantivo.
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Quando Di Maio parla di leadership fallite secondo me dovrebbe parlare di sé stesso ma non lo può fare perché è il figlio illegittimo.di Andreotti
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La linea di Di Maio è stata sconfitta.Voleva Draghi al colle ed è stato sconfitto .Conte ha vinto .La sudditanza verso il pd è finita.Basta guardare alle nomine fatte in rai Di Maio non aveva spiaccicato verbo gli andava tutto bene. È diventato pidiota e anche piduista.
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Di maio a ca.are sulle ortiche belle alte.
X il resto dei suoi gg da politico.
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La versione di Meli:
“PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA29 gennaio 2022 – 10:13
Quirinale, nel Pd i sospetti su un blitz gialloverde. L’ira di Letta su Conte e la carta del bis al Colle
di Maria Teresa Meli
«Basta, ci vuole serietà, sennò così si bruciano candidati e soluzioni»: Enrico Letta è a dir poco arrabbiato. Ce l’ha con Matteo Salvini. Ma ce l’ha soprattutto con Giuseppe Conte. Nel vertice a tre, nella sede dei gruppi parlamentari del M5S alla Camera, non era stata presa nessuna decisione. Sul tavolo, le candidature di Draghi, Casini, Amato, Belloni, Cartabia e la possibilità di un bis di Mattarella.
Il segretario del Pd lascia la riunione dicendo: «Ci vuole tempo». E mezz’ora dopo Salvini e Conte annunciano che la candidata è donna e fanno capire che è Belloni. Il leader del Partito democratico resta spiazzato. «Guarda che quelli stanno rifacendo l’alleanza gialloverde», gli dicono i suoi, preoccupati. «Questa storia deve finire», sbotta lui. E aggiunge: «Questi stanno mettendo in mezzo per i loro giochi una personalità come Belloni e stanno rompendo la maggioranza. Sono degli irresponsabili». Dopodiché Letta si consulta con Matteo Renzi, che è d’accordo con lui ed esce subito allo scoperto: «Il capo dei Servizi segreti non può diventare presidente. È inopportuno, non sta né in terra né in cielo».
Poi Letta ha un veloce colloquio con Roberto Speranza, sempre per sventare il blitz del tandem Conte-Salvini: «È una candidatura inopportuna», concorda al telefono il ministro della Salute. Quindi è la volta del colloquio con Conte: «Cos’è stata questa fuga in avanti, che hai fatto? Te l’ho già chiesto e te lo richiedo, posso ancora fidarmi di te?». I tre leader della fu maggioranza giallorossa si rivedono a sera tardissima. Il clima non è dei migliori. E peggiora quando va in scena il colloquio a due tra Letta e Conte.
Il segretario dem comunque aveva già preparato la sua «polizza assicurativa». Ieri, per la prima volta da quando sono cominciate le votazioni del presidente, la dirigenza del Pd ha lasciato i parlamentari liberi di non votare scheda bianca. Cioè, finora deputati e senatori venivano cronometrati per evitare che non si attenessero alle indicazioni del partito e scrivessero il nome di un candidato. Da ieri, «tana libera tutti». Ossia, tutti liberi di votare Mattarella. Lo hanno fatto molti dem. Lo hanno fatto i grillini scuola Luigi Di Maio, tant’è vero che il tesoriere del Movimento, Sergio Battelli, vicinissimo al ministro degli Esteri, prima della seconda votazione profetizza: «Vedrete che Mattarella avrà più di trecento voti. Noi ci conteremo così, per dimostrare a Conte quanti siamo. Poi quel pacchetto può andare a Draghi, non necessariamente all’attuale presidente».
I grillini di area Di Maio sono tanti e infatti dal Pd mandano le due presidenti dei gruppi, Serracchiani e Malpezzi, a spiegare ai parlamentari dem di non esagerare con i voti a Mattarella: se sono troppi potrebbero mettere in imbarazzo il capo dello Stato ed essere interpretati come voti «di parte», mentre «Mattarella è super partes». Ma la possibilità di un bis dell’attuale presidente resta sul tavolo per esplicita volontà di Letta: «Da due giorni in modo trasversale viene dal Parlamento una spinta per la riconferma di Mattarella. Forse è il caso di prenderne atto…».
Insomma, se tutto dovesse volgere al peggio, «c’è l’opzione di Mattarella bis, perché la situazione sennò rischia di esplodere», spiega Letta ai suoi. Esattamene ciò che Salvini e Meloni non vogliono, ma che potrebbero essere «costretti ad accettare, se continuano con questa linea», avvertono i dem. «C’è un segnale molto forte per la riconferma di Mattarella», avverte Andrea Orlando. «Mattarella è l’unica soluzione», dice Orfini. E Ceccanti osserva: «Siamo a buon punto per il Mattarella bis».
Nel frattempo quasi tutte le correnti del Pd sono entrate in fibrillazione per la ventilata candidatura di Belloni: Base riformista, i franceschiniani, i Giovani turchi, i lettiani. Andrea Marcucci, abituato a dire pane al pane e vino al vino, avverte: «Prima di decidere ci dovrà essere un’assemblea, non si può votare a scatola chiusa». E infatti il Pd convoca la sua assemblea dei grandi elettori alle otto di stamattina. Monta la preoccupazione. «Le elezioni sono dietro l’angolo», avverte un autorevole esponente della segreteria dem. Ma la verità è un’altra e la dice Luigi Zanda: «Siamo di fronte a uno spappolamento del sistema politico molto pericoloso, i cui esiti possono essere imprevedibili».”
-Intanto, Conte la racconta in altro modo.
Sono un po’ incerta se credere alla Meli, voce narrante e sbavante di tutto il renzamaio, o a Conte…🤔
Ps: “renzamaio” nasce nella mia mente come “letamaio di Renzi”, ma viste le ultime nuove, credo che si possa tener conto anche del concorso dimaiano. 🤦🏻♀️
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