Il flop della presidente del Senato è un terremoto nel centrodestra. Salvini fallisce il blitz e si vede con Conte e Letta; Meloni si allontana e si prospetta la creazione di un centro moderato con pezzi di Forza Italia, renziani e il gruppo di Toti.

(Stefano Iannaccone – tag43.it) – È la fine di un’era. Questa è la sintesi consegnata da un deputato forzista di lungo corso. Il centrodestra, così come è stato fino a oggi, non esiste più. Abbattuto dai colpi dei franchi tiratori su Elisabetta Casellati. I 71 voti, mancati rispetto alla previsione iniziale, sono l’indicatore di un’alleanza in sfacelo. La prospettiva è di un rimescolamento, con un’area sovranista, di destra-destra che vedrà una leadership contesa, e uno spostamento verso il centro dei liberali, di quella vasta area che punta alla nascita di un contenitore moderato.
Il fallimento della spallata di Salvini con Casellati
Il misfatto si è consumato alla Camera. La presidente del Senato è stata lanciata nella mischia da Matteo Salvini, ideatore della strategia, con il beneplacito dell’intera coalizione, cercando il braccio di ferro con il centrosinistra. Mentre Enrico Letta invocava il dialogo per giungere a una soluzione condivisa, l’ex ministro dell’Interno ha tirato dritto, riprendendo l’iniziativa interrotta qualche giorno fa: forzare sul nome di Casellati, facendo leva sul ruolo istituzionale ricoperto. È una donna super partes, in quanto seconda carica dello Stato, era il mantra di comunicazione. L’obiettivo era quello di mostrare la compattezza del centrodestra, tante volte sbandierata nelle prese di posizione ufficiali. Ma il tentativo di spallata è andato come è andato: fallito miseramente. La conseguenza? Un terremoto che cambia la geografia politica italiana. Perché l’unità, ostentata a favore di telecamere e social, nei fatti è venuta meno.

Verso la nascita di un centro moderato con Italia Viva e i totiani
Certo, non che fosse una novità l’affanno dell’alleanza. Ma la mancata elezione al Quirinale di Casellati è difatti l’innesco del processo che era già indicato come qualcosa di inevitabile: l’esplosione di Forza Italia e la nascita di un centro moderato, sotto la direzione di Italia viva e di Coraggio Italia. Lanciando uno sguardo ad Azione e a +Europa, che si sono già uniti in una federazione. Il percorso non è affatto semplice e scontato perché bisogna mettere insieme pezzi e personalità ambiziose: da Matteo Renzi a Carlo Calenda, passando per Luigi Brugnaro, Giovanni Toti e tutta la galassia forzista pronta a staccarsi dall’abbraccio mortale dei sovranisti. L’attenzione è rivolta in questo caso alle ministre del governo Draghi, Mara Carfagna e Mariastella Gelmini, sempre più a disagio per lo schiacciamento sulla linea salviniana. E il malessere non può che lievitare di fronte a macroscopici errori commessi dal numero uno della Lega nella trattativa sul Colle che in serata si è incontrato con Letta e Conte dopo aver visto, almeno così riferiscono i rumors, Mario Draghi.

Il destino incerto degli azzurri filoleghisti di Tajani
Insomma, la scossa dei 71 franchi tiratori di Casellati produrrà effetti a stretto giro. «Nelle intenzioni c’è il progetto, ora si tratta di concretizzarlo. Chiudiamo l’elezione del Presidente e si vedrà», spiega a Tag43 una fonte di Italia viva che segue da vicino il dossier. Resta così da definire il destino di un altro pezzo degli azzurri, quelli che fanno riferimento al coordinatore Antonio Tajani, più filoleghisti. Ma il rebus non è di facile soluzione: dalle parti del Carroccio è in corso una ribellione nei confronti del leader. Salvini ha fallito la prova del nove. Il tentativo di essere il kingmaker del nuovo Capo dello Stato è naufragato di fronte a una serie di errori tattici che hanno toccato l’apice con la mossa di puntare tutto su Casellati, senza avere alcuna garanzia sulla tenuta dei numeri. Anzi una certezza era consolidata: la presidente del Senato era un obiettivo facile per molti franchi tiratori addirittura nella stessa Forza Italia. La perfidia di alcuni nemici interni si è manifestata nella preferenza a Francesco Nitto Palma, capo di gabinetto di Casellati, e in quelle date a Silvio Berlusconi e Tajani. Una Caporetto per la (ex) candidata, che si è prestata all’operazione.

Salvini sempre più lontano da Meloni
Per Salvini si apre una fase di navigazione complicata. Il rapporto con Giorgia Meloni si sta deteriorando giorno dopo giorno in questa elezione del Presidente della Repubblica. La decisione, assunta ieri, di astenersi alla quarta votazione andava nella direzione di sterilizzare le ambizioni di Fratelli d’Italia, che appena il giorno prima aveva portato a casa un eccellente risultato con il candidato di bandiera, Guido Crosetto. Una partita a scacchi interna tra due presunti alleati che però si muovono sul campo come avversari. E con la débâcle di Salvini, Meloni non può che approfittarne. A cominciare dalla richiesta di ritorno alle urne per certificare il sorpasso sull’amico, si fa per dire, Matteo.
Incasellati? Prendiamo nomi dai casellari giudiziari…
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Visto che Il Vero Bibitaro ha perso anche questa, puo’ essere che per la proprieta’ transitiva dei voltagabbana leghisti che passano alla Meloni, lo facciano pure i succitati filileghisti forzaitalioti? A B. chi dei due sta piu’ sulle palle?
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