Conte insiste su Belloni, Di Maio frena e tifa ancora per il premier. I giallorosa in tilt. Resistere al migliore. Il leader del M5S va avanti con la sua linea: la candidatura del capo del Dis e lo scontro col ministro degli Esteri

(DI LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano) – Resistere e tenere la linea: no a Mario Draghi, comunque vada. La scelta definitiva anche in un giovedì intossicato, una rotta che non si può invertire per Giuseppe Conte. Anche se di fronte ai mille ostacoli pure qualche contiano tentenna, temendo l’uscita dal governo. Anche se la faida con i dimaiani succhia alternative e energie, e sembrano già prove di scissione. Anche se mercoledì sera il trasloco di Draghi al Colle sembrava scongiurato, e invece no. A metà giornata, dopo che l’assemblea congiunta del M5S era saltata per il ritardo di 40 minuti proprio dell’avvocato, Conte sparisce per ore, quasi volesse sfuggire a un assedio. “È preoccupato” sussurrano, mentre l’avvocato consulta tutti i giocatori della partita del Colle, ma soprattutto quello che è l’ago della bilancia, Matteo Salvini, che in serata ributta in mezzo Franco Frattini. Ma sembra solo un altro bluff, “o magari un modo per far capire al Pd di smetterla con Draghi” butta lì un big grillino.
L’avvocato invece sonda e ridiscute varie ipotesi, da Paola Severino a Filippo Patroni Griffi. Confida nell’ultimo rifugio, cioè il bis di Sergio Mattarella, su cui sicuramente pungola, ancora, Salvini. Ma soprattutto rilancia e insiste fino a sera, con tutti, su Elisabetta Belloni: la direttrice del Dis, la carta su cui lavorava da settimana. Ieri mattina per un paio di ore Belloni era parsa la soluzione quasi di tutti. Il tempo di registrare le aperture di Enrico Letta e di Giorgia Meloni, e di confusi segnali positivi dalla Lega. Poi erano subito riemerse a galla le obiezioni di Salvini e di parecchi dem. E si era fatto sentire Luigi Di Maio, l’avversario, affilato come un bisturi: “Elisabetta è un profilo alto, ci ho lavorato insieme alla Farnesina ma non bruciamo nomi e non spacchiamo la maggioranza di governo”.
Sillabe lette come un agguato dai contiani: “È Luigi a volerla bruciare, in testa ha solamente Draghi”. In serata, Di Maio fa arrivare al Fatto la sua versione: “Elisabetta è più che valida, magari venisse eletta, ma noi non giochiamo con nomi di spessori come il suo per meri tatticismi politici”. Un altro segno della distanza, tra l’avvocato che vuole tenere Draghi a Palazzo Chigi, e il ministro che ha avuto decine di incontri ma che tanto lì voleva arrivare, a eleggere al Colle l’ex presidente della Bce. Uno scontro totale, che frantuma il M5S in gruppi che ormai si controllano a vicenda, con tanto di rispettivi emissari a prendere nota di chi parla con chi. Una faida che si manifesta anche nella quarta chiama, perché contiani e dimaiani prima danno la consegna di scheda bianca, poi cambiano idea e si rincorrono, tentando di intestarsi i voti a Mattarella, come prova di forza in un campo di battaglia dove tutti sono deboli. Di sicuro dai vertici avevano prima ordinato scheda bianca e poi virato sulla libertà di coscienza, fiutando i voti in arrivo per il presidente. E anche i dimaiani dovrebbero aver cambiato in corsa. Chi non ha invece cambiato idea è un gruppo di senatori del M5S, che invocano il Mattarella bis da settimane. Eletti come Primo Di Nicola e Danilo Toninelli, per ora neutrali. Ore più tardi, il Pd e la dimaiana Laura Castelli bocciano Frattini (“Salterebbe il governo”). Ma anche il contiano Ettore Licheri si espone: “Non è questo l’approccio giusto.
Conte invece tratta, innanzitutto su Belloni. Matteo Renzi ovviamente dice no. “Invece Pd e Lega sono combattuti al loro interno, perché lei verrebbe dai Servizi” racconta un maggiorente. Ma c’è chi accusa Letta: “Anche lui vuole solo arrivare a Draghi”. Continua a dilatarsi la faglia tra i giallorosa, aperta dalle ambizioni del premier. Così con il passare delle ore ci si aggrappa ancora al piano B, Mattarella. “Però è un casino” riassumono dal M5S. A sera inoltrata Conte batte un colpo: “Non ho incontrato o sentito Frattini né potenziali candidati, serve una soluzione condivisa per non complicare ancora il quadro”. Una via d’uscita, per l’avvocato che si gioca tutto.
Ma Di Maio chi è ? Quale incarico occupa nell’m5s ? Conte è il responsabile o no ?
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Di Monnezzaio è il referente politico di Grillo nel Parlamento, dove Giuseppy non c’é per niente e quindi è escluso dai magheggi del palazzo stesso.
Inoltre il bibitaro manipola ampiamente lo stesso Grillo, a cui racconta quel che gli pare di cosa succede dentro i palazzi.
E Grillo nemmeno è nel palazzo.
Lo sbaglio totale è stato non cacciarlo da M5S dopo le dimissioni di 2 anni fa. Ma Grillo lo ritiene di sua fiducia e quindi continuano a fare porcherie come fossero il Gatto e la Volpe. Anche congiurare contro il comune nemico Beppino.
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1h fa
10:03
Iniziata l’assemblea M5S nell’emiciclo
È iniziata con forte ritardo nell’Aula di Montecitorio l’assemblea dei grandi elettori del MoVimento 5 stelle.
Assente il leader Giuseppe Conte.
È la prima volta che un’assemblea di gruppo si tiene nell’emiciclo della Camera.
Beh, non vi dice niente ?
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Il movimento di giggino ormai è un partito personale, lo usa per sé a quanto pare, c è di buono che nn li rivedremo più, il resto andrà sotto il 5%
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Conte in questo frangente ha tutta la mia stima.
Ma stavolta, a cose fatte, si troverà davanti ad un bivio obbligato: o vincerà la sua linea anche a maggioranza, quale che sia, ed in quel caso dovrà accompagnare alla porta appesi per le orecchie tutti quelli che non lo hanno seguito, o hanno remato contro.
O farà un flop totale, messo sotto da Dimma (teleguidato dall’insetto parlante), ed allora dovrà riassumere il ruolo del coniglio mannaro che ebbe nei confronti di Salvini, e mandare affancubo tutti in diretta nazionale. Specie se passa il Monocrate.
Inizi ad essere radicale, non solo a parole o a promesse, ma anche nei fatti, ed inizi a fare una proficua opposizione in termini di consensi, insieme agli altri fuoriusciti che ci stanno.
Che ci metta Dimma la faccia, nella prossima campagna elettorale, lo attendiamo ansiosi in piazza.
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Condivido tutto.
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Se la Belloni non è gradita a Renzi, è la giusta candidata al Quirinale……
Quanto a Di Maio non ha mai dismesso gli abiti di capo politico, evidentemente le dimissioni per lui valgono il gesto, teatralmente ipocrita, di togliersi la cravatta! Ed è pure mancata una netta presa di posizione da parte dei parlamentari 5 stelle, che, nonostante la votazione degli iscritti al M5S di Conte come capo politico, continuano a mostrarsi fedeli a Di Maio, di cui sfugge ruolo/incarico, in palese contrasto con l’ essere portavoce di scelte e voto dell’ assemblea, organo decisionale formale e legittimo del M5S! Insieme alla cravatta si è tolto pure il rispetto per gli iscritti che se avessero voluto eleggere in parlamento un c…o attaccato alla poltrona, non avrebbero avuto che l’ imbarazzo della scelta di 40 anni di politica, senza ricorrere al “nuovo”……se Letta sembra lo zio, dello zio, Di Maio sembra il nonno del nonno….. Draghi
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Renzi è contrario a qualsiasi candidato che possa essere eletto senza i voti di italia viva, perché vuole essere determinante. Infatti le preferenze sono: casini, perché è il suo candidato; draghi, perché lui ne ha favorito l’insediamento a Chigi; mattarella bis, perché lo ha scelto lui sette anni fa.
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“Se la Belloni non è gradita a Renzi, è la giusta candidata al Quirinale……”
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