
(Filippo Ceccarelli – la Repubblica) – Fuori da ogni retorica e ipocrisia, il bello della corsa per il Quirinale è che riattiva la memoria di eventi così belli, simbolici e a questo punto densi di presagi da sembrare finti, mentre al contrario sono avvenuti sul serio.
Era il 17 settembre del 2020 quando, lungo la strada che portava a Vo’ Euganeo, nel tentativo di superare di gran carriera il mega corteo istituzionale, una delle auto della scorta della presidente del Senato Casellati speronò una vettura della scorta del presidente della Repubblica che precedeva quella su cui viaggiava, in tutta serenità, Sergio Mattarella.
Seguirono attimi di paura, anche perché nel frattempo, sul lato opposto della carreggiata era sopraggiunta una Panda guidata da un pensionato che, dinanzi al potenziale groviglio di lamiere blindate, si buttò fuori strada per evitare il crash .
Casellati era in ritardo, toccando a lei di accogliere Mattarella. Purtroppo le cronache non fanno riferimento a eventuali sirene quale solenne colonna sonora all’incidente. Il pensionato si salvò. Una volta sul posto, la scorta del Quirinale non fu per nulla amichevole con quella di Palazzo Giustiniani. Ma l’episodio, che sembra tratto da una commedia all’italiana, proietta inesorabili bagliori sull’attuale corsa di Casellati, detta in Senato, con qualche rassegnazione, “Queen Elizabeth”. (…)
Che non c’è niente di male, beninteso, ad accogliere riconoscimenti, e neppure a distribuirne a destra e a manca. Però insomma, rispetto a tanti austeri predecessori (non rientra nel novero Pera, che ricevette Totti e Miss Italia), l’impressione è che una maggiore economia premiale, oltre che un uso più sorvegliato degli spazi e degli aerei a disposizione della seconda carica dello Stato, uno dei quali sorpreso in enigmatici andirivieni con la Costa Smeralda, avrebbe forse meglio protetto il Parlamento, già così screditato e malmesso.
Ma Casellati intraprende facile e non solo è salita anche sull’elicottero che nella prima fase del Covid ha voluto sorvolare il Veneto con le reliquie di Sant’ Antonio, ma è molto fiera di aver aperto la bomboniera di Palazzo Madama alla cultura, dapprima meritoriamente, arte, dramma antico, teatro, poesia; però poi in aula sono finite per risuonare le note di Trottolino amoroso (tu-tu-tu tà-tà-tà) e la presidente, che è mamma di un direttore d’orchestra, le ha accompagnate oscillando il capo, come da indimenticabile video YouTube; poi è arrivato anche Fausto Leali: Ti lascerò . Ma queste sono pruderie da babbioni che non c’entrano tanto con la voglia che il personaggio mostra di ascendere al Colle.
E qui gli archivi a volte sono bugiardi, ma vi si trova scritto che Salvini aveva già “promesso” il Quirinale a Casellati nell’estate 2019, quand’era accolto sui palchi col Vincerò , prima durante e dopo il Papeete. Se i lapsus hanno un senso, durante la crisi di governo, sbagliandosi per ben due volte nella stessa seduta, lei chiamò lui «presidente » (era ministro).
Quanto ai Cinque stelle, subito dopo averla votata (in cambio di Fico alla Camera), sempre negli archivi si legge che Gigino Di Maio si avvicinò a Casellati e con occhietto vispo e voce flautata: «Possiamo darci del tu?» (risposta: «Sì, ti prego, sennò mi sento vecchissima»).
Appena eletta, d’altra parte, come prima cosa Casellati si era recata a casa di Berlusconi, che strenuamente aveva difeso nel caso Ruby (di qui l’irresistibile appellativo makkoxiano: “La Zia di Mubarak”), poi con piazzata sotto il tribunale di Milano (lo ricorda nel suo libro Ilda Boccassini) e vestendosi di nero in Senato nel momento in cui il Cavaliere decadde. Per quanto fin troppo abusata, “l’alto profilo” resta un’espressione fin troppo impegnativa. Non sarebbe male, ogni tanto, misurarla sulla realtà – a cominciare da quella delle strade percorse dai cortei presidenziali.
Grazie Ceccarelli. Hai reso inutile l’eventuale biografia di Marco Travaglio. Per lui, d’altronde, bastano i video YouTube dalla Gruber.
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Giusto per rinfrescare la memoria:
https://video.repubblica.it/politica/quirinale-ecco-cosa-diceva-elisabetta-casellati-nel-2011-su-berlusconi-e-il-caso-ruby/406634/407344?ref=RHTP-BS-I308886389-P5-S2-T1
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Quegli sporchi del Corriere della serva, scrivono che il padre era un partigiano.
Maledetti che siate maledetti
Il padre era un fascista della questura di Rovigo, aderente alla repubblica di Salo’, coinvolto a suo tempo nell’eccidio di Villamarzana, purtroppo mai processato poichè gli archivi sono andati distrutti.
La Maria Elisabetta Alberti Casellati ……..vien dal mar, Casellati è il cognome del marito, ha fatto di tutto per aggiungere un cognome fa nobile secondo lei, ha fatto sparire tutto quello che poteva riguardo suo padre, creando la favola che era un partigiano.
E’ una arrampicatrice bugiarda opportunista che è riuscita a fare carriera, in un partito di mafiosi, delinquenti, corrotti, evasori e bancarottieri.
Ai suoi tempi frequentava personaggi quali Carlo Maria Maggi, Maurizio Tramonte e altri che gravitavano presso la libreria “Ezzelino” a Padova. E’ una persona LURIDA
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”Possiamo darci del tu?” (da pronunziare rigorosamente in voce flautata con accordo in Mi Be Molle)
Peccato che DiMa mi abbia bloccato su FB, non posso postargli niente di quest’articolo.
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Ciao sono molto interessato a raccogliere qualche fonte di questa versione che non dubito sia vera, veritiera e certo si fa fatica a credere ad un papà partigiano della “iena”. Puoi postare qualche fonte cui si possa risalire senza essere zittiti? Non sempre si riesce a ripulire tutto il passato…
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Ecco un buon motivo per emigrare !! Per sempre !! Anche in Papua si sta meglio che in questo paese di merda dove arrivisti e corruttori rischiano di diventare pdr !
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se sei nullatenente. In cASO CONTRARIO DEVI svendere, pressochè regalare i risparmi di due, tre generazioni investiti in quattro mattoni pagati quattro volte in tasse. una scelta saggia?
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Pubblicando questo articolo la Repubblica ha avuto un sussulto di dignità persa da anni
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