Era il 31 marzo del 1829 e la piazza del colle Quirinale si chiamava Montecavallo. Quel giorno era piena di popolo, con un cronista d’eccezione: Stendhal. Che poi scrisse: “Abbiamo avuto la costanza di restare tre ore sulla piazza di Montecavallo […]

(di Fabrizio D’Esposito – Il Fatto Quotidiano) – Era il 31 marzo del 1829 e la piazza del colle Quirinale si chiamava Montecavallo. Quel giorno era piena di popolo, con un cronista d’eccezione: Stendhal.

Che poi scrisse: “Abbiamo avuto la costanza di restare tre ore sulla piazza di Montecavallo. In capo a dieci minuti eravamo bagnati come se ci fossimo gettati nel Tevere. I nostri mantelli di taffetà impermeabile cercavano di proteggere le nostre compagne, intrepide quanto noi. Avremmo potuto guardare la scena da certe finestre che danno sulla piazza, che erano a nostra disposizione, ma desideravamo restare proprio di fronte alla porta del palazzo, davanti al finestrone murato, in modo da non perdere le parole del cardinale che avrebbe proclamato il nuovo papa. Non ho mai visto una folla simile: una spilla non sarebbe caduta a terra, e pioveva a catinelle”. Di lì a poco arrivò l’annuncio dell’elezione del pontefice: il cardinale Castigliani che assunse il nome di Pio VIII.

Fu quello il terzo Conclave che si teneva al palazzo del Quirinale, residenza di papi poi di re e presidenti. Nel 1615 fu Paolo V (Borghese) a far costruire una cappella con le stesse dimensioni della Sistina. Nella cappella Paolina si svolsero quattro Conclavi: 1823, 1829, 1830-31 (ottantatré scrutini da dicembre a febbraio) e 1846. In quest’ultimo venne eletto Pio IX, papa Mastai Ferretti, cui – dopo la breccia di Porta Pia del 1870 – toccò lasciare il palazzo a Vittorio Emanuele II di Savoia, primo re d’Italia. A differenza del Conclave, difficilmente però oggi a Montecitorio calerà lo Spirito Santo come si è augurato ieri il direttore della Stampa Massimo Giannini, citando il Veni Creator invocato da Benedetto Croce all’Assemblea Costituente del 1946. Veni Creator: l’inno intonato dai cardinali quando entrano in Conclave.

Nei giorni scorsi sulla questione è tornato anche Clemente Mastella: “Non ci saranno (alle votazioni per il nuovo capo dello Stato, ndr) i fedeli che in nome dello Spirito Santo scoperchieranno il tetto per interrompere il Conclave come a Viterbo”. Accadde nel 1270: venti cardinali si riunivano da due anni per tentare di eleggere il pontefice. A quel punto, l’insofferenza e la pressione dei cittadini indussero il capitano del popolo Raniero Gatti a rinchiudere i cardinali nel palazzo dei Papi. Gatti ordinò anche di scoperchiare il tetto. Alle fine venne eletto Tebaldo Visconti (Gregorio X) che non era nemmeno prete e fu consacrato successivamente. Per continuare il parallelismo tra le due elezioni (papa e presidente): oggi per la prima volta nella storia repubblicana sono le destre a proporre una rosa di nomi per il Quirinale. Che poi l’operazione riesca con successo è un’altra storia. Al contrario la destra clericale che si oppone a Francesco si trova senza candidati in un ipotetico Conclave, mentre nel passato ha avuto Ratzinger (eletto) e Scola (sconfitto).

A constatarlo, in un’intervista a Gloria Tv, uno dei censori di Bergoglio, lo storico Henry Sire, che con lo pseudonimo di Marcantonio Colonna ha scritto Il Papa Dittatore: “Non conosco nessun cardinale che abbia la capacità di restaurare la Chiesa e di condurla su un cammino di vera riforma, cioè il contrario dei gesti di immagine con cui papa Francesco ha stupito i media laici”.