Visto che Silvio Berlusconi batte in ritirata, adesso i suoi sodali dicono che potrebbe essere lui il kingmaker di Mario Draghi, l’artefice della sua elezione al Quirinale. Che è un po’ lo scudetto dei secondi arrivati o chi regge il moccolo mentre l’altro balla con la miss della festa […]

(DI ANTONIO PADELLARO – Il Fatto Quotidiano) – Visto che Silvio Berlusconi batte in ritirata, adesso i suoi sodali dicono che potrebbe essere lui il kingmaker di Mario Draghi, l’artefice della sua elezione al Quirinale. Che è un po’ lo scudetto dei secondi arrivati o chi regge il moccolo mentre l’altro balla con la miss della festa. Kingmaker, e subito si corre su Wikipedia per apprendere che storicamente trattasi di chi non potendo aspirare al trono, agisce con la sua influenza politica, economica, religiosa, militare nel processo di successione (esempi: il Conte di Warwick nella Guerra delle due rose, ma pure il re Eadgils di Svezia che impose un re cane al popolo dei Dani). Sono ore assai concitate e le aste microfonate che nelle viuzze intorno al Parlamento scortano Matteo Salvini per carpirgli un sospiro, un gemito (fosse anche un ruttino postprandiale) hanno nelle vele uno speranzoso interrogativo: fosse per caso lui il kingmaker? E se invece kingmaker fosse l’altro Matteo, che già lo fu al tempo di Sergio Mattarella e che ora cazzeggia sulle onde di Radio Leopolda: possibile che non muova i suoi fili invisibili?

Nei talk televisivi, dove tutti sanno qualcosa ma nessuno sa un bel niente, il kingmaker è figura abusatissima, come se davvero valessero qualcosa i polverosi canoni della chiacchiera da Transatlantico, del pissi pissi bau bau, del retroscena esclusivo sulla segretissima riunione in una notte buia e tempestosa. Tutti facendo finta di non sapere che se un kingmaker esiste va cercato più utilmente negli articoli del Financial Timeso dell’Economist. O nella visita di John Elkann (Exor) a Palazzo Chigi. Poiché leggiamo che “i mercati tifano sulla stabilità” (chi l’avrebbe detto), e che Mario nostro come Galbani vuol dire fiducia. C’è poi lo scenario incubo di Berlusconi al Quirinale che sarebbe accolto “da Wall Street e la City con accorati ordini di ‘vendi, vendi, vendi’ ai loro broker” (Repubblica). Per l’ex Cavaliere, sempre attento alla Borsa di famiglia, un eccellente ragione per proclamarsi kingmaker e giocarsi serenamente il secondo posto.