L’appello di Pistello: “Trattiamo il Covid come un’influenza, stop tamponificio e asintomatici positivi liberi”

(ALESSANDRO BELARDETTI – quotidiano.net) – “Si può ipotizzare che tra un mese la situazione sarà simile alla normalità, avremo raggiunto l’immunità di gregge, ormai molto vicina. È ora di eliminare tutte queste regole, l’Italia è ingessata e paghiamo un prezzo economico e sociale ancora troppo alto”, è l’analisi di Mauro Pistello, direttore dell’unità di Virologia dell’azienda ospedaliera dell’università di Pisa.

Professore, con questa circolazione del virus quando si potrà raggiungere l’immunità di gregge col 95% di persone protette?
“Grazie a questo combinato disposto tra vaccinati e infetti in cui c’è un’immunità di popolazione che aumenta in modo rapido, presto avremo uno scudo tale che proteggerà la maggior parte della popolazione dalla malattia. Possiamo guardare al futuro con ottimismo. Anche se i no vax rischiano e provocano problemi”.

Quando i casi inizieranno a calare in modo continuativo, significherà si è raggiunta la difesa immunitaria per la popolazione?
“Sì, a fine febbraio probabilmente la curva calerà, così come l’allarme. Un aspetto che si trascura è che in questa stagione le infezioni respiratorie sono sempre particolarmente attive: ecco, diciamo che la Omicron molto infettiva ha scelto il periodo migliore per uscire. Al di là della vaccinazione e delle infezioni, l’ondata calerà naturalmente come succede per l’influenza. Un’epidemia che se venisse monitorata allo stesso modo del Covid, mostrerebbe gli stessi esiti. Invece per i virus stagionali seguiamo solo chi sta male”.

L’Italia corre verso i 3 milioni di attualmente positivi. Il Paese rischia la paralisi: non è ora di seguire l’esempio dell’Inghilterra e riaprire il più possibile convivendo col Covid?
“Con Omicron si deve spostare il target, dimenticando di intercettare tutti i positivi, scordandoci di eliminare il virus. Monitoriamo solo chi sta male. È ora di snellire, come chiedono le Regioni. Se cerchiamo il virus coi test molecolari, troviamo anche le microtracce di molti soggetti che non sono più infettanti. Stiamo pagando un prezzo sociale ed economico altissimo”.

La malattia di 10 giorni anche a chi sta bene, i tamponi agli asintomatici magari vaccinati, la classe in dad con tre casi magari senza nessun sintomo, intere famiglie in 70 metri quadri tra smart working e scuola on line. Senza l’emergenza negli ospedali, le regole possono essere riviste?
“Sono convinto che si rivedranno le regole: i laboratori, per esempio, spendono migliaia di euro ogni giorno per i tamponi. L’idea di chiudere perché così il virus scompare, non è raggiungibile. Si può valutare di evitare la quarantena a chi ha la terza dose oppure la doppia dose da meno di 4 mesi, anche se positivo ma asintomatico”.

Il bollettino ha ancora senso?
“Le persone vanno tranquillizzate: il bollettino non è più di guerra, bisogna dare un messaggio diverso. L’uscita dal tunnel c’è. Basta farsi il tampone se si sta bene, basta file chilometriche nelle farmacie. Questa ingessatura non è più giustificata”.

Anche con l’arrivo di nuove varianti, riusciremo a tenere sotto controllo il virus?
“Non allentando, però, la presa sui vaccini: la vera priorità, un dovere sociale. Il problema è che in tante parti del mondo non ci sono antidoti e là il virus evolve a modo suo, che noi scopriamo dopo. Resta importante monitorare le varianti nei malati, per giocare in anticipo e avere vaccini efficaci. Ma questo si fa già da anni con l’influenza”.