IN AULA IL 24 GENNAIO – Battaglia sulle modalità: la soluzione sarebbe un seggio apposito per i positivi. Ma il centrosinistra fa muro. E fonti istituzionali scuotono la testa: “Così verrebbe creato un paniere a parte, con rischi sulla tutela del voto”

(DI LUCA DE CAROLIS – Il Fatto Quotidiano) – Nella partita a scacchi dove Silvio Berlusconi è aspirante Re, il numero dei pedoni può essere decisivo. Per questo il centrodestra spinge per far votare anche i grandi elettori positivi al Covid, variabile altrimenti imprevedibile. Altro fattore a cui sono appesi calcoli e strategie per il Quirinale. Battaglia cui i giallorosa, Pd, M5S e Leu, si preparano con la stessa priorità, fermare il Caimano, ma con idee ad oggi diverse su strategia e nomi. Perché per il segretario dem Enrico Letta Mario Draghi resta la prima via d’uscita, mentre per il leader del M5S Giuseppe Conte l’attuale premier sarebbe solo un male minore, a fronte dell’unico candidato che gli consentirebbe di tenere uniti i gruppi parlamentari del Movimento, Sergio Mattarella. Tuttora il più gradito anche per l’altro capo che tutti vede ma che nulla dice, Luigi Di Maio, che su Draghi potrebbe convergere solo in cambio di rassicurazioni, sul suo ruolo di ministro degli Esteri e magari altro.

Ma prima ci sarà un’altra, lunghissima settimana. In cui si discuterà, ancora, se permettere agli eletti colpiti dal Covid di votare. Ieri su La Stampa uno dei questori di Montecitorio, Edmondo Cirielli (FdI), ha rilanciato: “Se la conferenza dei capigruppo ci chiederà di assicurare il voto anche di chi è positivo o in quarantena noi dovremo farlo”. E la soluzione sarebbe un seggio apposito per i positivi. Ma il centrosinistra fa muro. E fonti istituzionali scuotono la testa: “Così verrebbe creato un paniere a parte, con rischi sulla tutela del voto”. Così ieri a In mezz’ora il presidente della Camera, Roberto Fico, ha dovuto ricordarlo: “I grandi elettori del Colle positivi non possono votare, come previsto dalla legge”. Però se ne discuterà di nuovo oggi, in una nuova conferenza dei capigruppo. Fico, consapevole della posta in palio, calibra il suo scetticismo: “L’istruttoria sul tema continua. In un momento di emergenza sanitaria non dobbiamo dare messaggi sbagliati, ma ne discuteremo ancora”. Il centrodestra insisterà, perché se punta davvero ai 505 voti alla quarta chiama per Berlusconi, o chi per lui, si giocherà sul filo dei numeri. “E comunque – obietta Federico Fornaro di Leu – il centrodestra non ha diritto di prelazione sul nome”. Nell’incertezza, Conte cerca contromosse, innanzitutto contro Berlusconi. “Se il centrodestra insisterà su una soluzione improponibile, troveremo una risposta che faccia comprendere cosa intendiamo per personalità di alto profilo che rappresenti tutti” sostiene l’ex premier. In una delle ultime riunioni con vicepresidenti e capigruppo, Conte ha assicurato: “Con Letta lavoriamo a due o tre nomi coperti”. Continua a circolare come opzione il direttore generale del Dis, Elisabetta Belloni. Ma prima bisognerà individuare figure simboliche da contrapporre a B. come candidati di bandiera: Liliana Segre o la costituzionalista Lorenza Carlassare. E convincere gli alleati. Il Pd continua a ritenere le schede bianche nelle prime tre chiame – quella con il quorum dei due terzi degli eletti – una mossa utile, soprattutto se il centrodestra non dovesse scoprire le carte prima della quarta. Conte invece ritiene che sarebbe un brutto segnale. Ma il rischio di agguati nel voto segreto è alto.

Nell’attesa, Letta ripete al Tg3: “Il nome di Draghi va tutelato”. Conte sa che si potrebbe arrivare all’ex presidente della Bce. Ma fa di tutto per scongiurarlo e i suoi temono l’elezione del premier come la miccia per il voto anticipato, “esito che sarebbe inevitabile” sussurra un 5Stelle di governo. Così in serata trapelano altre sillabe contiane: “Non possiamo per perdere neppure un minuto nell’azione di governo, per avviare e sostenere questo esecutivo abbiamo messo da parte i nostri vantaggi”. Tradotto, al governo Draghi abbiamo donato troppo sangue per accettarne la fine. Così si torna alla prima speranza, Mattarella. Suffragata da un ragionamento che si fa largo ai piani alti del M5S: “Se Berlusconi capisse di non avere i numeri, potrebbe farsi da parte proprio per un Mattarella bis. Così non apparirebbe sconfitto da Draghi e non lascerebbe al resto del centrodestra il ruolo di kingmaker”.