
(Francesco Pacifico e Fabio Rossi – ilmessaggero.it) – L’hanno scelta in pochissimi romani – soltanto un elettore su dieci è andato a votare, con un’affluenza bassissima all’11,33 per cento – ma Cecilia D’Elia (Pd) è da ieri sera uno dei 1.009 grandi elettori del prossimo presidente della Repubblica.
L’esponente – vicina al governatore Nicola Zingaretti, oggi responsabile della Consulta femminile del partito e in passato assessore comunale e provinciale – ha stravinto con il 59,4% alle suppletive per la circoscrizione Lazio 1 della Camera, e ha conquistato il seggio lasciato da Roberto Gualtieri, una volta eletto al Campidoglio.
Proprio il sindaco di Roma è stato il primo a chiamarla per complimentarsi. Dietro gli altri sfidanti: ferma intorno al 22,42% Simonetta Matone, ex magistrato e capogruppo della Lega in Assemblea capitolina; al 12,93% Valerio Casini, di Italia viva, consigliere comunale appoggiato anche da Azione, che non ha bissato in centro storico l’ottimo risultato ottenuto da Carlo Calenda alle scorse comunali. Più indietro Beatrice Gamberini di Potere al popolo (3,24%) e il civico Lorenzo Vanni (1,97%), titolare di un caffè molto noto nel quartiere Prati.
Collegio sicuro
D’Elia partiva favorita nella corsa al seggio lasciato vacante dal nuovo sindaco di Roma. Non fosse altro perché il Lazio 1 – 218 sezioni tra centro storico, Testaccio, Prati, Trionfale e al di là di pezzi della più destrorsa Vigna Clara – è da sempre un collegio blindato della sinistra.
Nella seconda Repubblica, e con l’introduzione del maggioritario, soltanto una volta il centrodestra aveva vinto: nel 1994 con Silvio Berlusconi contro l’ex ministro Luigi Spaventa, con Forza Italia fondata da meno di un anno e sull’onda della promessa di «unnuovo miracoloitaliano».
Già dal 1996, da qui, sono schizzate verso l’alto le carriere politiche nazionali di esponenti come Walter Veltroni, Giovanna Melandri o PaoloGentiloni. Mapiù che l’esito della votazione, indicativo è il tasso di astensione: l’11,33 per cento, perché hanno votato soltanto 21.010 persone su oltre 185mila aventi diritto.
Mai si è registrato un numero tanto basso. A nulla sono serviti gli appelli dei grandi leader politici per il voto: ieri pomeriggio, e a seggi ancora aperti, MatteoSalvinihainvitato avotare per la candidata del centrodestra Simonetta Matone via social, non incorrendo nella violazione del silenzio elettorale che vale solo per la stampa tradizionale. Mentre il leader dem, Enrico Letta, non è andato oltre il postare (e sempre ieri) una foto della bacheca del seggio, dove aveva appena votato.
D’Elia ci tiene a sottolineare: «Nel 2020 Gualtieri, che quando fu votato era ministro e non si era ancora nel pieno della pandemia, fu stato scelto dal 17 per cento degli elettori. Non ci vedrei messaggi politici rilevanti in questo dato». Invece Matone reputa «la bassa affluenza il frutto della congiura del silenzio, insistentemente praticata dalla sinistra». Con l’elezione di D’Elia il centrosinistra, compresi i delegati regionali, ha 430 voti per l’elezione del presidente della Repubblica: «Concordo con il mandato dato a Letta dall’assemblea – dice la neodeputata – si deve trovare un nome condiviso e, contemporaneamente, un patto di legislatura».
La Matone si era illusa che le cariatidi che guardano Vespa uscissero per andare a votare.
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la percentuale dello stipendio sia rapportata a quella degli elettori, lo stesso vale per tutti gli altri, fatemi sognare, ora non svegliatemi
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“e a seggi ancora aperti, MatteoSalvinihainvitato avotare per la candidata del centrodestra Simonetta Matone via social, ”
Ecco, la Matone sa chi ringraziare.
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@Paolapci 12:00
Peggiore del bacio della morte.
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Ennesima dimostrazione che del numero ASSOLUTO di votanti a questi non gliene frega niente.
«Nel 2020 Gualtieri, che quando fu votato era ministro e non si era ancora nel pieno della pandemia, fu stato scelto dal 17 per cento degli elettori. Non ci vedrei messaggi politici rilevanti in questo dato»
Pensate un pò che scelta che ha il cittadino:
1- vai a votare e devi renderti complice dell’elezione di voltagabbana e nominati (grazie PORCELLUM, che ha distrutto per sempre la figura dell’eletto)
2- non vai a votare e questi, anche se pigliano il 50% o l’11% dei voti dell’elettorato, basta che conquistano la poltrona. Anche se il votassero in 10 sarebbero del tutto indifferenti (vedi Roma). Semplicemente se ne fregano.
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rondolino infatti suggeriva a renzi non di recuperare i voti persi, cosa irrealizzabile, ma di far diminuire il numero dei votanti, di modo che quei pochi che vanno ancora a votare risultino decisivi.
E gli unici che non smetteranno mai di votare sono i parenti e amici della casta, e i mafiosi, per cui il paese sarà sempre più guidato da questi.
Niente a che vedere con la democrazia ovviamente, e è anche facile farsi un’idea di cosa stiamo diventanto sempre più, e a chi convenga.
La nuova eletta ha vinto la poltrona, ma ha preso il 6% dei voti effettivi, quindi non possiamo parlare di consenso popolare, ma di manovre interne al partito.
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Ma la Matone non vi ricorda Lola?
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