Il discorso in memoria di David Sassoli, pronunciato ieri a Montecitorio da Giorgia Meloni appartiene al codice della buona e corretta opposizione. “Un politico serio, un uomo perbene, una persona abituata a combattere con fermezza per difendere le sue idee ma sapeva farlo, con il sorriso, con la gentilezza, ascoltando le posizioni dell’altro”, ha detto la leader di FdI […]

(di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano) – Il discorso in memoria di David Sassoli, pronunciato ieri a Montecitorio da Giorgia Meloni appartiene al codice della buona e corretta opposizione. “Un politico serio, un uomo perbene, una persona abituata a combattere con fermezza per difendere le sue idee ma sapeva farlo, con il sorriso, con la gentilezza, ascoltando le posizioni dell’altro”, ha detto la leader di FdI. Che parlava di un “avversario”, di un esponente di primo piano del Pd. Averne saputo riconoscere, dai banchi della destra, “la capacità e la lealtà” non è cosa a cui eravamo abituati nel clima di scontro volgare tra i partiti. C’è chi scrive che con le sue qualità Sassoli avrebbe potuto essere un eccellente presidente della Repubblica. E anche se ciò può sembrare un omaggio tardivo, la sua scomparsa ha avuto l’effetto, quasi miracoloso, di unire l’intero arco parlamentare nella condivisione di alcuni valori umani, prima ancora che politici. Anche Matteo Salvini sembra averlo compreso a giudicare dalle ultime proposte avanzate per non spaccare il quadro politico nel muro contro muro, alla vigilia della corsa al Quirinale. Se questo spirito del tempo difficile, vissuto da un Paese sfibrato dalla pandemia e stufo dei personalismi arroganti, è stato davvero intercettato dai due giovani leader della destra non si comprende come essi possano dare ascolto alle profferte di un anziano signore che, come può capitare nella senescenza, vuole la luna. Nel film, Vogliamo i colonnelli, c’è un vetusto generale che fa i capricci e batte i piedi perché al posto della minestrina chiede un piatto di pasta “Combattenti”, storico marchio del tempo. Questo qui batte i piedi e pretende il Quirinale. A parte ogni altra considerazione sulle risate mondiali della barzelletta di Berlusconi sul Colle, non ci spieghiamo come due giovani leader che, comunque la si pensi, vivono con i piedi ben piantati nella realtà, possano semplicemente immaginare una candidatura così fuori contesto (e così fuori di testa). Addirittura deleteria per una destra impegnata a dimostrare di essere finalmente matura per governare il presente e il futuro della nazione. Dire di sì a Berlusconi significa precipitare l’Italia nel passato più avvilente. Dirgli no può aprire una nuova stagione. Per tutti.