Tel Aviv è “a un passo dall’emergenza”. Sono le parole del premier Naftali Bennett, poche ore dopo la pubblicazione sul British Medical Journal di uno studio dell’Ariel University: la protezione del siero cala progressivamente dopo tre mesi […]

(DI PETER D’ANGELO – Il Fatto Quotidiano) – Israele, uno dei Paesi in cui è stata già individuata la nuova variante B.1.1.529 è “a un passo dallo stato d’emergenza”. Sono parole del premier Naftali Bennett che arrivano poche ore dopo la pubblicazione sul British Medical Journal di uno studio dell’Ariel University in cui si rivela il calo progressivo della protezione vaccinale dopo tre mesi. Lo studio ha selezionato 83 mila individui, vaccinati con doppia dose Pfizer risultati positivi al Covid dopo 130-180 giorni (in media). Circa 8 mila soggetti avrebbero contratto la malattia, registrando un aumento del rischio contagio del 15%, a 6 mesi dalla seconda dose di vaccino.

Il calo è confermato dal governo di Tel Aviv, tanto che lo stesso ministro della Sanità, Nitzan Horowitz, ha affermato in un’intervista a Channel 12, che potrebbe esserci bisogno di una quarta dose di vaccino. La curva dei contagi indica che il 9% dei nuovi casi aveva ricevuto la terza dose di richiamo.

Un altro studio pubblicato su The Lancet ha riguardato 1.684.958 individui, la metà dei quali vaccinati con due dosi di AstraZeneca, Moderna o Pfizer, ognuno abbinato a un individuo non vaccinato con analoghe caratteristiche anagrafiche. Sono stati esaminati i casi di contagio sintomatico e di Covid grave nel periodo dal 12 gennaio al 4 ottobre 2021.Riguardo ai casi di contagio sintomatico, i risultati mostrano che la riduzione media del rischio relativo con il vaccino Comirnaty (Pfizer) diminuisce progressivamente dal 92% dopo 15-30 giorni al 47% dopo 121-180 giorni, e dopo circa sette mesi è sostanzialmente nulla. Con Moderna la riduzione media del rischio relativo diminuisce più lentamente, raggiungendo il 59% dopo sei mesi. La riduzione media del rischio relativo è minore con Astrazeneca e si riduce più rapidamente, senza più alcuna efficacia a sei mesi. Per quanto riguarda il Covid grave, la riduzione media del rischio relativo passa dall’89% dopo 15-30 giorni al 42 dal giorno 181 in poi.

Il contesto israeliano è sempre importante, perché fotografa con anticipo quello che potrebbe avvenire in Europa. In queste ore, il Jerusalem Post sintetizza in un titolo tutti i dubbi che sta affrontando il Paese: “L’aumento dei casi di coronavirus è l’anticamera di una quinta ondata?”. In pochi giorni, i casi totali sono passati da 5 mila positivi a oltre 6.500, con un crescendo che è passato da 517 a 603 contagi al giorno, nel giro di due settimane, aumentando di 100 unità di media. I consiglieri del governo israeliano affermano che la campagna di vaccinazione dei bambini non sarebbe comunque stata sufficiente da sola per fermare la diffusione del Covid. Il professor Eran Segal dell’Istituto Weizmann è intervenuto martedì davanti al governo e ha sostenuto che il livello di immunità è diminuito da novembre e che ciò si riflette nell’aumento del numero di nuovi casi confermati. Stando a quanto riportato dal quotidiano israeliano Haaretz, il panel di esperti ha consigliato al governo di adottare ulteriori restrizioni.