Nel sostanziale stallo internazionale seguito alla vittoria talebana in Afghanistan, inizia a porsi il problema del negoziato da intraprendere con i seguaci del Mullah Omar. Con i talebani, del resto, si discute da circa dieci anni ed è evidente che, se non si vuole lasciare un vantaggio competitivo a Cina, Russia, Pakistan o alla Turchia […]

di Salvatore Cannavò | 20 AGOSTO 2021Nel sostanziale stallo internazionale seguito alla vittoria talebana in Afghanistan, inizia a porsi il problema del negoziato da intraprendere con i seguaci del Mullah Omar. Con i talebani, del resto, si discute da circa dieci anni ed è evidente che, se non si vuole lasciare un vantaggio competitivo a Cina, Russia, Pakistan o alla Turchia – ieri Recep Erdogan ha mandato i primi segnali pubblici di dialogo – anche l’occidente dovrà trovare una strada diplomatica.

Va in questa direzione il G7 dei ministri degli Esteri che si è riunito in conferenza ieri. “La crisi in Afghanistan richiede una risposta internazionale che comprenda un intenso impegno sulle questioni critiche che affliggono l’Afghanistan” si legge nella dichiarazione conclusiva che chiede “alla comunità internazionale di unirsi con una missione condivisa per impedire un’escalation della crisi in Afghanistan”. Dopo aver fissato come punti fermi la necessità di mettere fine alla violenza e di rispettare i diritti di donne e minoranze, i ministri del G7 (per l’Italia Luigi Di Maio) auspicano “negoziati inclusivi sul futuro dell’Afghanistan” sottolineando “la necessità che tutte le parti rispettino il diritto internazionale umanitario”.

Il riferimento ai negoziati è sfumato, ma c’è. Molto più esplicito, invece, è l’Alto rappresentante europeo per la politica estera, Josep Borrell, che in un’audizione al Parlamento europeo ha sostenuto che “dobbiamo parlare con loro (i talebani, ndr) per cercare di evitare un deterioramento della situazione. Certo che dobbiamo parlare con i talebani, ma non vuol dire riconoscerli né assisterli militarmente”.

A Kabul, tra sventagliate di mitra, disperazione degli anti-talebani e una situazione i cui sviluppi è difficile prevedere, ieri si è notato l’attivismo dell’ambasciatore pakistano a Kabul Ahmed Khan che ha incontrato l’ex presidente Karzai mentre il presidente fuggitivo, Ashraf Ghani, si è detto favorevole a intavolare un negoziato con i talebani.

In Italia, invece, l’attenzione è stata monopolizzata da una dichiarazione di Giuseppe Conte, intervenuto a un dibattito sulla Costiera amalfitana, basata su un approccio diplomatico: facciamo tesoro della lezione, ha detto l’ex presidente del Consiglio, sapendo che “le armi non risolveranno i problemi” e poi disponiamoci alla diplomazia coltivando “un dialogo serrato” anche con il nuovo regime visto che “a parole, propone un approccio distensivo”.

La parola “dialogo”, che occupa i pensieri di tutta la diplomazia internazionale, e come abbiamo visto anche di Borrell, è sembrata una bestemmia innanzitutto ai vari dirigenti di Italia Viva, Forza Italia fino a Carlo Calenda. Il gioco politico, in questo caso, è sempre il solito: alzare il tiro contro il M5S per spingere il Pd a distanziarsi dal suo “alleato”. L’operazione sembra essere riuscita visto che Enrico Letta al Tg3 ha giudicato molto difficile l’ipotesi del dialogo invitando “a prepararsi al peggio”.

Nel pomeriggio, sui siti online dei quotidiani e nei vari social media, è stata anche costruita l’ennesima contrapposizione tra Conte e il compagno di partito Di Maio il quale, intervenuto al G7, aveva invitato a giudicare i talebani più per le “azioni” che per “le parole”. Di Maio ha in realtà garantito riservatamente che quelle parole erano state concordate con lo stesso Conte.

Il quale è intervenuto di nuovo replicando alle accuse: “Di fronte al disastro umanitario che è in corso in Afghanistan – ha scritto in un post su Facebook – è vergognoso che in Italia ci sia chi gioca a strumentalizzare fatti e dichiarazioni per biechi fini di polemica politica”. L’accusa è soprattutto “agli esponenti di quella stessa forza politica che ha inneggiato al ‘rinascimento arabo’”, leggi Italia Viva e “che ha sostenuto fideisticamente che il percorso che si stava compiendo in Afghanistan fosse risolutivo e privo di errori”.

Dietro le parole “serrato dialogo”, dice Conte, si voleva intendere che “la comunità internazionale esprima una compatta pressione sui talebani affinché siano costretti ad accettare condizioni e garanzie per il riconoscimento e la tutela dei diritti e delle libertà fondamentali della popolazione”.

Da segnalare infine anche la presa di posizione del blog di Beppe Grillo che ha pubblicato un articolo molto duro contro i presidenti, re e dittatori che scappano (riferimento a Ghani), ma soprattutto contro tutti i governi che hanno sostenuto la guerra in Afghanistan. E nell’elenco, da Prodi a Berlusconi, finiscono anche Conte e Di Maio.