Complici i nuovi, dirompenti guai di Mps, la battaglia per il collegio elettorale di Siena (Camera) rischia di trasformarsi in una trappola mortale per Enrico Letta, tornato alla politica come segretario del Pd. C’è infatti uno strano clima attorno all’ex premier.

(pressreader.com) – di Fabrizio d’Esposito – Il Fatto Quotidiano – Complici i nuovi, dirompenti guai di Mps, la battaglia per il collegio elettorale di Siena (Camera) rischia di trasformarsi in una trappola mortale per Enrico Letta, tornato alla politica come segretario del Pd. C’è infatti uno strano clima attorno all’ex premier. Le varie correnti dem già si attrezzano per la successione, nell’ipotesi di una sconfitta che suonerebbe come la bocciatura definitiva del leader democratico. Senza dimenticare, ovviamente, l’incognita “pokerista” del solito Renzi, sempre lesto a sabotare il suo ex partito. Ed è per questo che si scrive Siena e si legge anche Quirinale, nel senso dell’elezione del prossimo capo dello Stato nel febbraio 2022. Oggi come oggi, la poltrona di segretario del Pd conta soprattutto in funzione di questa scadenza. Sarà dunque Letta junior a dare le carte per conto dei dem oppure no?

La domanda rimbalza in questi giorni di manovre agostane, tra “sondaggi” e previsioni, per il Grande Gioco del Colle. Le quotazioni di Marta Cartabia sono in netto ribasso dopo il disastro dell’ex Salvaladri e simmetricamente stanno crescendo quelle di Pier Ferdinando Casini, parlamentare da trentotto anni e fatto eleggere senatore nel 2018 a Bologna dall’allora Pd renziano. In caso di impasse tra Draghi e il Mattarella bis, Casini può diventare il vero candidato di Sistema, in grado di compattare la nuova destra renzian-salviniana con l’aggiunta del “suo” Pd, isolando così gli odiati pentastellati di Conte.

Ecco perché fa gola la poltrona di Letta, che sulle alleanze invece si pone nella continuità giallorosa di Zingaretti. Peraltro nella battaglia tra Siena e Quirinale, giova ricordare una coincidenza: nel 2017, Casini fu presidente della commissione Banche volute da Renzi ed evitò di convocare, proprio sul caso Mps, l’attuale premier. Qualche credito potrebbe vantarlo.