Giustizia: la rivolta dei 5S contro il nuovo Salvaladri

(pressreader.com) – di Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano – L’ultimo fortino sta cedendo, e i Cinque Stelle rischiano di perderlo senza neppure sparare un colpo. Rischia di alzare le mani (anche) sulla Giustizia, il Movimento senza un capo e una rotta, e con un comitato dei sette che fa il misterioso per nascondere un segreto che non c’è, perché la verità è che se Giuseppe Conte e Beppe Grillo non troveranno un modo per riparlarsi, qualsiasi tavolo di mediazione sarà stato un mero prendere tempo. Nell’attesa, il presidente del Consiglio Mario Draghi prova ad approfittare del M5S paralizzato per approvare in un amen la riforma della Giustizia. Ossia anche la riforma del processo penale, e quindi la nuova prescrizione, che con la riforma dell’ex Guardasigilli del M5S Bonafede c’entra poco.

Perché è vero, lo stop al decorrere della prescrizione dopo la sentenza di primo grado resta. Ma in appello si avrebbero due anni per completare tutto e in Cassazione il termine sarebbe di un anno, pena l’azzeramento del procedimento. È la prescrizione secondo la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, che già ieri voleva calare gli emendamenti alla riforma del processo penale in una cabina di regia, con l’obiettivo di approvare tutto oggi in Consiglio dei ministri. Ma la riunione con i capidelegazione dei partiti di governo salta. E dipende innanzitutto da loro, dai 5Stelle, che protestano e invocano tempo. Anche perché sono divisi, senza una linea univoca.

Lo confermano ieri mattina in una difficile riunione, in cui discutono su come arginare un governo di cui pure fanno parte, per giunta da partito (ancora) primo per eletti. E c’è anche chi propone di minacciare l’uscita dalla maggioranza, ricordando che il mantenimento della riforma della prescrizione era stata una delle condizioni per dire sì al governo Draghi, messa al voto sul web. Però, la sottosegretaria alla Giustizia, la dimaiana Anna Macina, lavora a delle controproposte. Ovvero, per la corruzione e un altro pugno di reati simbolici lo stop alla prescrizione dovrebbe restare, senza limiti. Mentre per altre fattispecie penali il tetto temporale immaginato da Cartabia dovrebbe salire. Ma le opinioni e i sentimenti sono molto diversi, dentro il Movimento. Così il capodelegazione, il ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, viene incaricato di chiedere a Draghi di rallentare, perché il Movimento è una polveriera. E infatti in giornata filtra che almeno un paio di ministri grillini sarebbero pronti ad astenersi nel Cdm di oggi. Nel frattempo Patuanelli chiama Draghi. Chiede il testo definitivo della riforma, e ricorda le difficoltà politiche. In un pomeriggio di afa equatoriale, in diversi spingono per un rinvio della riforma. Si apre un lungo conciliabolo, tanto che nel pre-Consiglio del tardo pomeriggio delle norme sulla giustizia non c’è traccia. Ma Draghi ha fretta. E Cartabia si sarebbe impuntata, “anche perché una trattativa con il M5S c’è da tempo”.

Vogliono la riforma ora, subito, il premier e la sua ministra. E oggi in Cdm il testo dovrebbe esserci. Come può uscirne vivo il M5S? Un veterano scuote la testa: “L’unica sarebbe dare battaglia in Parlamento, ma lì rischiamo di andare sotto nelle votazioni e di vedere cancellata tutta la riforma”. Intanto il comitato dei sette torna a riunirsi, in un clima di stallo. “Nei colloqui privati, Grillo continua a dire che di Conte non si fida” sostiene un 5Stelle di governo. E non sarebbe proprio un bel segnale. Mentre a Roma, per la manifestazione dei sindaci, appare Chiara Appendino. La sindaca di Torino incontra a colazione Patuanelli, poi vede Roberto Fico e Luigi Di Maio. E si parla ovviamente molto di M5S. Appendino annuncia che a Torino il Movimento sceglierà il proprio candidato tra i consiglieri Valentina Sganga e Andrea Russi, con una votazione sulla nuova piattaforma web. Ma sul resto bocche cucite, “perché la situazione è delicata”. E si vede.