(corriere.it) – Perché dire no al ddl Zan contro l’omotransobia? Perché la sua approvazione potrebbe aprire le porte al sesso con i bambini o con gli animali. L’affermazione è stata avanzata dalla garante per l’infanzia della Regione Umbria, Maria Rita Castellani. Arrivando da una figura istituzionale, la presa di posizione ha suscitato immediate polemiche che sono approdate in una richiesta formale da parte di associazioni e pariti di opposizione (di centrosinistra) che chiedono la rimozione della garante dal suo incarico.

Maria Rita Castellani (che il senatore ultrà cattolico Simone Pillon definisce «una cara amica») prende di mira l’articolo del disegno di legge Zan in cui si parla di identità di genere (punto che ha determinato la rottura della mediazione tra partiti di maggioranza). «Il concetto d’identità cambia –è la considerazione di Castellani -, non è più quello antropologico che conosciamo da sempre e che distingue persona da persona a ragione di evidenze biologiche, ma diventerà qualcosa che io, cittadino, posso decidere arbitrariamente secondo la percezione del momento. Di conseguenza ogni desiderio sarà considerato un bisogno e il bisogno un diritto». Di conseguenza «si potrà scegliere l’orientamento sessuale verso cose, animali, e/o persone di ogni genere e, perché no, anche di ogni età, fino al punto che la poligamia come l’incesto non saranno più un tabù».

La presa di posizione è stata stigmatizzata in una lettera nella quale si chiede alla governatrice umbra Donatella Tesei di rimuovere la garante per l’infanzia. Partita dalle associazioni per i diritti Lgbt, la richiesta ha via via raccolto l’adesione di partiti, sindacati, associazioni per i diritti delle persone, di medici, psicologi, studenti. «Castellani ha realizzato un’acrobazia pericolosa in bilico fra propri convincimenti personali, pregiudizi inqualificabili…dimostrando un’ignoranza colpevole per chi ricopre il suo ruolo…rappresenta una realtà fantascientifica, inesistente nel mondo delle cose concrete e non scritta nel Ddl Zan». I firmatari invitano a considerare, piuttosto, gli episodi di violenza, di bullismo e aggressioni «ai danni di ragazzi appartenenti alla comunità Lgbtq».