Il confronto è tracimato in lite, o meglio in stallo. Una palude che se si allargasse potrebbe inghiottire il Movimento. In bilico, per davvero, perché la sospiratissima presentazione del nuovo Statuto e della nuova Carta dei valori, prevista per giovedì in una sala a Roma, è saltata: forse alla prossima settimana, ma chissà.

(di Luca De Carolis – Il Fatto Quotidiano) – È sospesa la rifondazione. Con il suo potenziale artefice, Giuseppe Conte, che ora lascia intendere come la sua pazienza non sia infinita, e figurarsi il suo tempo. E parla innanzitutto al Garante, al Beppe Grillo furibondo, sul serio. Sostiene, il padre dei 5Stelle, che non gli avrebbero detto certe cose sullo Statuto e che gli volevano rifilare un progetto chiuso, finito. Prendere e approvare. Soprattutto, sarebbe irritatissimo perché con le nuove norme vorrebbero asciugare i suoi poteri, formali e non. Ma non è questa la verità del rifondatore e capo prossimo venturo, ossia Conte.

L’avvocato fa sapere tramite fonti a lui vicine che per carità, a suo dire non c’è alcuno scontro con Grillo, nessuna frattura, e che al Garante dello Statuto è stato raccontato tutto, con confronti quotidiani. Piuttosto – fanno notare – di scrivere il progetto di rifondazione glielo avevano chiesto proprio Grillo e tutti i big del M5S su una terrazza di un hotel romano, in un soleggiato 29 febbraio. E nella riscrittura dello Statuto, è la tesi delle fonti contiane, “’l’ex premier ha articolato l’organizzazione del Movimento con nuovi organi di garanzia e di rappresentanza, con il risultato che ora vi è una più puntuale e chiara distinzione di ruoli e competenze tra vecchi e nuovi organi, come è normale che sia se una forza politica abbraccia un nuovo corso. Ma non c’è nessun ridimensionamento del ruolo del Garante”. Traduzione, si doveva cambiare qualcosa, e tutti sapevano che l’ex premier lo avrebbe fatto. ora che si fa? “È ovvio che la condizione imprescindibile perché questo progetto vada in porto è che Grillo ne sia ancora pienamente convinto – è il ragionamento – Diversamente, non vi sarebbero le condizioni per rilanciare il M5S”. E sono sillabe affilate, quasi un avviso ai naviganti. Con l’avvocato che fa capire di non avere voglia di cambiare spartito.

Li aveva chiesti gli ampi poteri, subito, sulla terrazza in cui gli avevano chiesto in coro di caricarsi il Movimento senza rotta. E ora non è disposto a mediazioni al ribasso. O così, “o non vi sarebbero le condizioni”. E magari non è proprio un aut aut, ma un pugno sul tavolo sì, e anche bello forte. Però la rogna Grillo è di quelle complicate. PPare che le nuove regole ne conservino i poteri, è vero, ma che tutte le decisioni importanti le dovrà sempre condividere con il capo, cioè sempre con Conte. Insomma, da solo il Garante non potrebbe più imporre o bloccare nulla. Dal Movimento e dal giro contiano non confermano nè smentiscono. Ma le telefonate più che irritate a vari 5Stelle, quelle non le nega nessuno. E quasi tutti ora sospettano che Grillo possa comunque scendere a Roma in questi giorni, per incontrare i parlamentari e ricordare a tutti che “il Movimento è sempre casa sua”, come ricorda un deputato della vecchia guardia. E potrebbe trovarne, di sponde. Anche perché nella pancia del M5S sta deflagrando il tema simbolo. “In certe bozze del nuovo logo era cambiato perfino il numero delle stelle…” sibila una fonte di peso.

Raccontano di simboli con lo sfondo molto azzurro, “una cosa che neanche Forza Italia”. Sussurri rilanciati anche dalla contraerea interna, che teme un Conte troppo forte. Mentre la preoccupazione per lo slittamento continuo della rifondazione si è fatta allarme. Comprensibile, eccome. “Se si va oltre metà luglio scadranno i termini per presentare alle Comunali liste con il simbolo del Movimento” ricordano atterriti vari grillini. E sarebbe una evidente sciagura. Il segretario dem Enrico Letta guarda da fuori, e a Otto e mezzo schiva così: “Grillo? Sono talmente consapevole di come sia stare in un grande partito che vive con la dialettica interna, che l’ultima cosa che voglio fare è entrare nelle dialettiche altrui. Quindi faccio gli auguri a Conte”. E forse sotto il tavolo faceva gli scongiuri