(di Luca De Carolis e Wanda Marra – Il Fatto Quotidiano) – I due leader che sono l’ultima carta dei giallorosa hanno voglia e bisogno di vittorie, altrimenti salutoni alla coalizione. Magari è per questo che nella foto per il primo incontro Enrico Letta e Giuseppe Conte si fanno ritrarre con una cartina geografica alle loro spalle, la stessa che faceva da sfondo nel video della discesa in campo di Letta: quasi sognassero piani di conquista, o almeno un respiro internazionale per i loro progetti. Ma l’Italia della politica non sta dentro un po’ di carta, e la realtà parla di un’alleanza da (ri)costruire. “Si apre un cantiere” riassume Conte dopo il colloquio mattutino di un’ora con il segretario dem nella sede romana di Arel, la fondazione creata da Beniamino Andreatta, il padre politico di Letta.

Cominciano un percorso “tra interlocutori privilegiati” come i due ex premier definiscono Pd e M5S. “Un primo faccia a faccia, molto positivo, tra due ex che si sono entrambi buttati in una nuova affascinante avventura” celebra il segretario dem su Twitter. E dal Pd raccontano che Conte e Letta “si parlano regolarmente già da due anni”. Può aiutare, visto che dovranno coordinarsi spesso e in fretta. C’è un tavolo da aprire per le prossime Comunali, dove i giallorosa dovranno cercare accordi per essere davvero una coalizione. E il tema dell’incontro è innanzitutto quello, come farà capire poi Conte: “Chi va da solo è meno efficace e, a partire dalle prossime Amministrative, c’è la volontà di confrontarci per trovare soluzioni più efficaci”. Ma bisogna partire quasi da zero. E i due se lo dicono, consci che a Roma l’intesa potrà essere solo per il ballottaggio. Al primo turno i 5Stelle dovranno sostenere la sindaca uscente Virginia Raggi, blindata più volte da Beppe Grillo, popolarissima nella base del M5S. Intoccabile, anche per Conte, che con il Campidoglio non ha contatti da tempo.

Invece Letta deve capire chi candidare per il Pd. Roberto Gualtieri è pronto, ma il segretario e molti big hanno dubbi. Così rimane forte la spinta sul governatore del Lazio ed ex segretario Nicola Zingaretti, che per ora continua a dire no. Ma tutte le città sono un rebus. Si pensi a Napoli, dove il presidente della Camera, il grillino doc Roberto Fico, vuole fortissimamente correre. Il governatore dem De Luca fa muro. Però Fico, giurano fonti qualificate, non si preoccupa troppo: “L’importante è che il Pd locale non escluda De Luca e lo coinvolga nel progetto”.

Però non sarà facile trovare la quadra. A Torino invece l’arrivo di Letta potrebbe favorire la convergenza su un candidato comune deglutibile per i grillini, il rettore del Politecnico di Torino Guido Saracco: ma a livello locale dem e 5Stelle sono ancora lontani. Per questo, Conte e il dem si vedranno periodicamente per costruire le candidature. Ma il prossimo capo del M5S pone un paletto: “Matteo Renzi non rientra nella nostra idea di coalizione”. Non lui, che ha fatto cadere il Conte II e che spodestò da Palazzo Chigi Letta. Ma nel colloquio si parla anche di legge elettorale, con il dem che spinge per il Mattarellum, sistema maggioritario che obbligherebbe Pd e M5S ad allearsi nei collegi.

Soprattutto, ricorda, non vuole le liste bloccate.

E si discute poi di riforme: ossia del diritto di voto ai 16enni e del disegno di legge per consentire ai 18enni di votare per il Senato. “Sto lavorando a un progetto per rilanciare il Movimento” ricorda Conte uscendo. Un piano su cui aggiorna solo Beppe Grillo e il reggente Vito Crimi. La stragrande maggioranza del M5S non ne sa nulla. “Non risponde a nessuno” si lamentano due big. Un malessere che l’ex premier vuole placare con una serie di incontri con tutti gli eletti, in cui illustrerà il suo piano di rifondazione. Consultazioni interne, insomma.