I Dem accettano la Lega e aggirano gli imbarazzi: “Se si scoprono europeisti facciamo come col figliol prodigo”

(di Lorenzo Giarelli – Il Fatto Quotidiano) – Sul profilo Twitter dell’onorevole Alessia Morani il post in evidenza, in alto nella pagina, è del 3 agosto 2019. C’è un video di Matteo Salvini a petto nudo tra le cubiste del Papeete, accompagnato dal commento della deputata dem: “Da Milano Marittima è tutto”. Subito dopo, scorrendo verso il basso la pagina, ecco invece il tweet di ieri della Morani, ancora riferito al fu Capitano: “La svolta europeista per me è una buona notizia”.

Sta tutto nel giro di questi pochi pixel la terapia di gruppo del Partito democratico, che si è convinto a trangugiare la Lega in maggioranza pur di non tradire l’appello del presidente Sergio Mattarella, che ha auspicato una larga convergenza su Mario Draghi. Il tutto dopo anni di accuse, insulti, “mai coi sovranisti” e pure qualche protesta più appariscente delle altre, come quando alcuni esponenti dem salirono a bordo della nave Sea Watch insieme a Carola Rackete in polemica con la politica dei porti chiusi di Matteo Salvini. Una vicenda per cui il Pd ha votato pure per mandare a processo Salvini.Ma la linea del partito, adesso, è proprio quella esplicitata dalla Morani: non siamo noi ad allearci coi leghisti, è la Lega che ha cambiato idea e si unisce a noi democratici nel sostegno a Draghi. Comunque la si veda, significa la caduta di un veto ideologico e politico – almeno a dispetto delle dichiarazioni del passato – che oggi resiste solo in LeU, tanto che l’altro giorno la senatrice Loredana De Petris, al termine del colloquio con Draghi, ha definito “incompatibili” il suo gruppo e il Carroccio.

Posizione che al Fatto ribadisce Nicola Fratoianni, uno di quelli a bordo della Sea Watch: “Continuo a pensare quello che ho detto nei giorni scorsi e cioè che siamo incompatibili con la presenza di Salvini al governo”. Con lui, nelle notti all’addiaccio, c’era tra gli altri il dem Matteo Orfini, tra i più spietati anti-leghisti ai tempi del governo gialloverde (e non solo). Oggi però Orfini preferisce glissare con una battuta: “Sto dicendo di no a tutte le richieste di intervista, parla solo la delegazione trattante. Noi comunisti siamo abituati così!”. La Ditta è la Ditta e allora anche l’eventuale dissenso, per il momento, resta latente. Graziano Delrio, un altro degli attivisti della Sea Watch, ha già detto e ridetto che per lui la Lega non è un problema: “Noi non siamo nelle condizioni di porre veti a nessuno, ma solo di imporre dei problemi di principio”. E pensare che ieri, a metà giornata, il dubbio a qualcuno viene. Le agenzie fanno filtrare malumori in casa dem, tanto che – riferiscono – il Pd potrebbe valutare l’appoggio esterno a Draghi per non ritrovarsi gomito a gomito con la Lega. Nel giro di cinque minuti, però, arriva la sdegnata smentita del partito: “Sono totalmente infondate le notizie su orientamenti assunti su un eventuale appoggio esterno al governo. La posizione del Pd è stata voltata alla direzione all’unanimità e illustrata al professore Draghi”.

Si torna a Delrio, allora: ben venga Salvini, tanto poi si farà come dice il Pd. Una linea simile a quella sostenuta da Riccardo Magi, radicale che ha partecipato alle consultazioni insieme ad Azione confermando il Sì a Draghi “senza condizioni“: “Come mi pongo rispetto alle politiche di Salvini è noto. Ma sono certo che non sarà questo il governo che le restaurerà, anche se lui può dire quello che vuole per la sua propaganda”. Imbarazzi? “Di motivi di imbarazzo ce ne è per tutti, perché questo è un governo che nasce sull’appello del presidente della Repubblica ed è normale ritrovarsi con partiti diversi”.

E allora ecco il Sì anche dell’onorevole Stefano Ceccanti: “Non è che faccio buon viso a cattivo gioco, qui il gioco è buono. C’è Draghi e a noi va benissimo, se qualcuno si converte all’europeismo noi lo accogliamo come fosse il figliol prodigo”. Lia Quartapelle, altra anti-sovranista orgogliosa, segue a ruota: “A me non sembra un problema se la Lega è in maggioranza, ma semmai è una vittoria nostra e del Paese se Salvini torna indietro rispetto alle sue posizioni sovraniste. Sarà un problema loro giustificare ai loro elettori perché, dopo aver fatto una campagna terroristica contro l’Ue, hanno cambiato idea”.

Alle fanfare si uniscono nomi di peso come Andrea Orlando (“Un primo effetto l’incarico a Draghi l’ha avuto: Salvini è diventato europeista”) e il capogruppo in Senato Andrea Marcucci: “Se la Lega cambia idea, diventa europeista e capisce che ha sbagliato per anni, meglio per tutti”. Su SkyTg24 è il turno del deputato Matteo Mauri: “La questione della Lega al governo non è un problema del Pd, ma è un problema di coerenza della Lega, che era contro l’Europa, voleva uscire dall’euro, è alleata con gli antieuropeisti di Orban e con la Le Pen”.

Un modo per fingere che davvero adesso Salvini e i suoi porteranno il santino di Alcide De Gasperi a ogni Consiglio dei ministri, disinnescando così i parecchi malumori che invece dentro al Pd ci sono eccome. Non tutti infatti sono convinti che basti far finta che Salvini sia cambiato per digerirlo in maggioranza senza neanche un ruttino, come peraltro testimoniano centinaia di commenti sui profili social del Pd.

Monica Cirinnà, una delle esponenti dem più attive sui diritti civili, taglia corto: “Si figuri cosa posso pensare di un governo con Salvini”. Gianni Cuperlo ne ha parlato al Riformista nei giorni scorsi: “Non possiamo dar vita a una maggioranza che dovesse dipendere dalle forze sovraniste”; anche se poi, forse per lo stesso principio richiamato da Orfini, scuola comunista come lui, si accoda alla linea dei vertici senza polemiche: “Mi attengo alla indicazione della direzione Pd”. Pierfrancesco Majorino, eurodeputato dem, confida invece i propri malumori a Radio Popolare: “Penso che si debba dire di no a Salvini ed evitare questo abbraccio mortale”. Enrico Rossi, già governatore della Toscana, è netto: “A mio avviso, la Lega non è adatta a partecipare ad un governo che ha come scopo fondamentale di mantenere il rapporto con l’Europa e di utilizzare bene le risorse del Recovery Fund. Dobbiamo fare un governo europeista e serio che non può avere al suo interno i sovranisti antieuropeisti”.

Alla vicepresidente dem Debora Serracchiani, pur fedele alla direzione decisa dal partito, viene almeno un apprezzabile dubbio: “Prima viene la salvezza degli italiani e questa dev’essere la nostra stella polare, senza riserve. Ma il contributo sincero e disinteressato del Pd non fa velo alla memoria e al bisogno di chiarezza. Oggi Salvini ha deciso di dare fiducia al salvatore dell’Europa Mario Draghi, dopo aver propugnato per anni il sovranismo contro l’Europa. Vedremo se la sua conversione sarà sincera e duratura, o tattica e condizionata”.

Ma la narrazione dominante – una volta al Nazareno si dicevo “lo storytelling” – è un treno già in corsa e nessuno riesce più a fermarlo: avanti leghisti, c’è posto, basta che facciate piano.