(repubblica.it) – Un duro atto d’accusa. Non l’unico all’interno dei Cinquestelle, ma particolarmente pesante. Perché arriva da Massimo Bugani, capo dello staff di Virginia Raggi, bolognese, volto storico del Movimento. In un post su Facebook definisce la vittoria dei Sì al referendum un “successo degli italiani e non certo dei partiti”, spiegando che il Movimento ha avuto il merito di “intercettare quest’onda”.

E, pur senza citarlo, mette sotto accusa l’esultanza manifestata dai vertici 5Stelle, in particolare da Luigi Di Maio: “Non sfugge il tracollo del M5S in ogni tornata elettorale, dalle europee del 2019 ad oggi, con gravi responsabilità in capo a chi da allora non ha mai voluto avviare un momento di riflessione interna, non ha avuto il coraggio di convocare stati generali, non ha minimamente gestito le precedenti regionali in Calabria e in Emilia lasciando i gruppi allo sbando, non ha mai preso alcuna posizione per costruire progetti seri nei territori, ed ha poi deciso di dimettersi non certo dopo aver preso atto del fallimento, ma solo per lasciare una palla avvelenata in mano al suo successore, il quale per forza di cose era un traghettatore ma non aveva la legittimazione per prendere decisioni importanti”.

Come dire, non è possibile attribuire ogni responsabilità al reggente, Vito Crimi. Ed aggiunge:  “I cittadini hanno bisogno di credere in un progetto, di emozionarsi, di vedere che qualcosa si muove per un fine diverso e più alto dalla semplice salvaguardia della propria poltrona. Altrimenti, se si continua così, si fa la fine di Narciso”.

Qualcosa, intanto, si muove nel Movimento: è stata convocata per giovedì 24 settembre l’assemblea congiunta dei deputati e senatori M5S. All’ordine del giorno, si legge nella mail di convocazione, Stati Generali e riorganizzazione del Movimento. E la vicepresidente del Senato, Paola Taverna, prova ad accelerare: “Adesso Stati generali”.