(di Antonello Caporale – Il Fatto Quotidiano) – Ci sono ponti e ponti. E ci sono morti e morti. Cinque anni prima che collassasse il ponte Morandi di Genova, il guard rail del viadotto di Acqualonga, lungo la bretella autostradale lungo il crinale dell’appennino che collega Avellino a Napoli, saltò completamente, la barriera di acciaio si piegò e inghiotti quaranta passeggeri sventurati di un autobus.

– Rosario Cantelmo era il procuratore capo della Repubblica di Avellino, colui che contò i corpi quella tragica sera del 28 luglio 2013 e poi guidò l’accusa durante gli anni del processo, ora giunto al grado di appello.

Accertammo che i chiodi che bloccavano le barriere laterali erano completamente corrosi dalla ruggine. Quella sciagura era evitabile. Le responsabilità precise.

– I 40 morti contati ad Acqualonga non sono bastati a dire all’Italia che le sue strade fossero insicure. Anche la morte ha bisogno di una scena imponente, e quella invece era modesta.

I chiodi arrugginiti. Nulla di improponibile alla tecnica e, penso, neanche di eccessivamente costoso. Disattenzione, colpevole negligenza, totale disprezzo dei doveri.

– Solo col ponte Morandi, con il suo crollo spettacolare, l’Italia ha avuto vergogna delle condizioni delle sue strade, e il governo della malagestione da parte del concessionario.

Purtroppo è così.

– Quindi non bisogna solo morire, ma, per essere la morte di monito verso chi sopravvive, deve avvenire attraverso una modalità da lasciare a bocca aperta.

Io sono un magistrato che ha appena raggiunto la pensione. Del tema sociologico poco ho da dire. Però i quaranta disgraziati che il bus senza freni lanciò nel burrone, e le famiglie nel dramma, dovevano avere da parte dello Stato una attenzione più ferma. E più degna.

– Voi avete chiamato sul banco degli imputati l’amministratore delegato del tempo di Autostrade, l’ingegner Castellucci.

Assolto. Sono stati invece condannati per disastro colposo e lesioni colpose tre direttori di tronco. Non siamo riusciti a salire troppo in alto. Ha pagato la fascia media della gerarchia e della burocrazia autostradale insieme naturalmente al proprietario del bus e il funzionario della Motorizzazione civile che asseverò il falso.

– Ricordo che nelle settimane seguenti si infittirono i controlli della polizia stradale per valutare le condizioni di questi bus, molti dei quali venivano trovati sistematicamente non in regola.

E invece le strade? E invece le autostrade? E invece gli altri chiodi degli altri guard rail?

– E il cemento armato?

I mille viadotti della nostra penisola com’erano? Quella sciagura cosa ci diceva?

– I 43 morti di Genova hanno contato più dei quaranta di Avellino.

Naturalmente non è questione di nord e di sud. Ma l’opinione pubblica e anche le autorità nazionali hanno avuto forse bisogno di una tragedia ancora più clamorosa.

– In effetti il crollo di un ponte è devastante per l’immagine e persino l’onore di un intero Paese.

È innegabile che quella sia stata una sciagura più coinvolgente perché più assurda, perché mai vista. Ma io chiedo: è normale che il guard rail di Acqualonga fosse in quelle condizioni? E se non lo era, c’è stata poi una corsa a una verifica di tutti gli altri?

– Il prossimo 3 agosto verrà inaugurato il nuovo ponte. Due anni appena. Abbiamo corso come matti per allontanarci dal fronte del disonore.

Ne siamo tutti felici. Ma la mia speranza è che l’Italia non ripercorra domani quello che io ho vissuto negli anni del processo di primo grado che si è concluso a gennaio 2019. Una continua negligenza ai doveri minimi, una irresponsabilità di fondo: un bus in disarmo e un guardrail senza chiodi.

– È la metafora dello stato di salute del Paese.

Nessuno ricorda la miseria della ferraglia arrugginita di Acqualonga, tutti l’imponenza del ponte Morandi, quel boato misterioso, l’urlo della signora che filma il momento clou.

– La morte ha bisogno di location straordinarie.

Infatti.

La biografia
Rosario Cantelmo, ex procuratore capo di Avellino, in pensione. Conduce l’inchiesta su Autostrade e la sicurezza dei viadotti: il fascicolo è aperto 7 anni fa, dopo la morte di 40 passeggeri a bordo del bus precipitato dal viadotto Acqualonga (A16 Napoli-Bari) a Monteforte Irpino, a luglio 2013. Tra le sue inchieste: i morti per amianto della Isochimica, lo scandalo alloggi popolari, le concessioni edilizie al comune di Avellino, le falde acquifere inquinate. Come procuratore aggiunto della Direzione Antimafia di Napoli, ha indagato sui clan della camorra Cava e Graziano.