
(Gianni Dragoni – giannidragoni.it/) – Annunciate, ma non ancora efficaci, le dimissioni di Luigi Zanda da tesoriere del Partito Democratico. Le dimissioni sono state annunciate il 4 maggio dal senatore del Pd, per evitare conflitti d’interesse _ ha spiegato Zanda _ nel momento in cui è stato nominato presidente dell’Editoriale Domani, la società di Carlo De Benedetti che ha in programma di lanciare un nuovo quotidiano, l’uscita prevista è a settembre.
Ancora tesoriere
Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha subito ringraziato Zanda per il lavoro svolto. Ma Poteri Deboli ha scoperto che Luigi Zanda è tuttora il “Tesoriere nazionale” del Pd. E’ scritto nel sito ufficiale del Pd. E Zanda ce lo ha confermato. Abbiamo chiesto al senatore, il quale cortesemente ci ha risposto: “Le dimissioni da Tesoriere del Pd sono irrevocabili e la loro efficacia decorrerà dall’elezione del mio successore, che verrà nominato ai sensi dello statuto del Pd, dall’assemblea del partito, la cui convocazione sarà imminente”.
La commissione banche
Il 4 maggio Zanda ha annunciato anche le dimissioni dalla commissione d’inchiesta sulle banche, i cui componenti sono dotati di poteri come l’autorità giudiziaria e sono tenuti al segreto, per evitare di poter venire a conoscenza di informazioni coperte da segreto. E in effetti Zanda non risulta più tra i componenti della commissione banche, presieduta da Carla Ruocco (M5S). In questo caso le dimissioni sono state immediatamente efficaci.
Il bilancio del Pd
Perché invece Zanda è ancora Tesoriere del Pd? “Ho scritto nella lettera che le dimissioni sono irrevocabili. Ho annunciato le dimissioni _ ci dice il senatore _ per evitare un potenziale conflitto d’interessi nel momento in cui ho assunto la presidenza dell’Editoriale Domani, perché il tesoriere ha la rappresentanza legale del partito e non volevo che potesse interferire con la rappresentanza legale di un’altra società. Ma un amministratore non se ne va un mese prima di illustrare e chiedere il voto sul bilancio. Che fossi io a illustrare e chiedere il voto sul bilancio era fuori discussione“. Il bilancio 2019 del Pd è stato presentato da Zanda alla direzione del Pd lunedì 15 giugno, è stato approvato all’unanimità.
Il successore forse a luglio
Anche dopo il sì al bilancio però Zanda continua ad essere il tesoriere del Pd. “Il partito _ spiega Zanda _ non può rimanere senza tesoriere, perché sono l’unico che ha la firma in banca. Perché si completi il ciclo la nomina del mio successore avverrà in assemblea nazionale, che è formata da circa mille persone. Siccome a causa del Coronavirus non è possibile fare riunioni, abbiamo chiesto dei pareri legali per sapere se si può fare una riunione a distanza, per evitare possibili ricorsi interni. Ritengo che ai primi di luglio potrà esserci l’assemblea e la nomina del nuovo tesoriere”.
Doppio incarico
Fino ad allora Zanda sarà sia tesoriere del Pd sia presidente dell’Editoriale Domani. La società controllata da De Benedetti ha un cda di sei componenti, non c’è un amministratore delegato. Come presidente, Zanda ha “tutti i poteri di ordinaria e di straordinaria amministrazione, da esercitarsi con firma singola, che per legge o statuto non debbano essere esercitati dall’intero organo amministrativo”, risulta da una visura societaria. I medesimi poteri li ha uno degli altri consiglieri di amministrazione, Massimo Segre, commercialista torinese di fiducia di De Benedetti.
Un d.g. dal gruppo Armani
E’ stato intanto nominato un direttore generale, Stefano Orsi, proviene dal gruppo Armani. Nato nel 1977 a Modena, dove si è laureato in Economia e commercio, Orsi è direttore Polo industriale di G.A. Operations (Giorgio Armani Operations). Dal 1 giugno 2018 è presidente della “filiera Moda e Lusso” di Confindustria Emilia per il quadriennio 2018-2022.
Capitale versato 2,55 milioni
Il direttore del quotidiano Domani, come già annunciato, è il giornalista Stefano Feltri. Editoriale Domani Spa è stata costituita il 4 maggio 2020 a Torino. Il capitale deliberato e sottoscritto è di 10 milioni di euro, ma finora è stato versato solo il 25,5%, cioè 2,55 milioni. Gli azionisti sono due società di De Benedetti, Romed Spa (98%) e la sua controllante Romed International Spa (2%). L’ex proprietario del gruppo Espresso-Repubblica ha annunciato che il controllo dell’Editoriale sarà di una Fondazione autonoma. Questo però non è ancora avvenuto. Come le dimissioni di Zanda da tesoriere Pd, accadrà solo… domani.
Visti i tempi che corrono, non è difficile pronosticare che Domani avrà più collaboratori (lautamente stipendiati) che lettori.
Allora perché mai un De Benedetti, che non è noto per essere amante dello spreco di denaro (del suo, ben s’intende) s’è
lanciato in una impresa editoriale così rischiosa?
Non sarà mica che le Logge di varia “obbedienza” sgomitano per avere sempre più voce e visibilità in un panorama editoriale
che più anomalo e servile non si può immaginare?
Oramai solo a questo si sono ridotte le testate giornalistiche vecchie e nuove (quasi tutte!): sequestrare l’informazione sostituendola
con la propaganda.
Il gioco oramai è diventato troppo scoperto e la loro efficacia diminuisce con l’aumentare dei componenti del coro.
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Chiunque abbia fatto politica o conosca un minimo di vita del partito, leggendo questo articolo troverebbe stucchevoli le frasi tipo “Ma Poteri Deboli ha scoperto che Luigi Zanda è tuttora il “Tesoriere nazionale” del Pd”, come se fosse uno scoop. Mentre quello che ha detto Zanda è vero, comprensibile (cambiare il legale rappresentante di un partito non è una cosa veloce come bere una tazzina di caffé) e senza nessuna magica dietrologia alle spalle, ci si potrebbe invece indignare del nuovo tesoriere nazionale del Partito Democratico insediato il 28 luglio, Walter Verini. In politica da decenni e che attualmente ricopre anche i seguenti incarichi: deputato del Partito Democratico, presidente del dipartimento giustizia del Partito Democratico e Commissario del Partito Democratico dell’Umbria. La qualità della democrazia in un partito si vede anche da queste cose.
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