(Flavia Provenzani – money.it) – Il grande bluff della sanatoria per il lavoro nero tanto voluta dal Governo Conte viene svelato direttamente attraverso dei dati del Ministero degli Interni. La maggior parte delle domande sono per la regolamentazione del lavoro domestico e non per i braccianti (come tanto pubblicizzato dalla ministra Bellanova), il che dà adito all’ipotesi di alcune «truffe» in corso.

Come si dice? Fatta la legge, trovato l’inganno. Ed è così che ha inizio la corsa per sfruttare in maniera disonesta la sanatoria del lavoro nero inserita all’interno del decreto Rilancio, tanto voluta dalla ministra Teresa Bellanova, e per scovare le possibili truffe in corso.

Zero traccia di braccianti (o quasi) nelle domande per la sanatoria lavoro nero

Il tema della regolamentazione del lavoro nero, sia per stranieri che per cittadini italiani, e il rinnovo del permesso di soggiorno avevano fatto vacillare già i flebili equilibri del governo Conte in fase di redazione del dl Rilancio.

Ricordiamo tutti le lacrime della ministra Teresa Bellanova in sede di conferenza stampa, dove presentava il provvedimento in cui era inserita la sanatoria.

E, in fondo, era del tutto condivisibile il fatto che il governo parlasse della necessità di una nuova sanatoria in favore del lavoro agricolo e dei braccianti, sfruttati in maniera disumana e retribuiti con pochi euro al giorno.

Eppure, la sanatoria in corso sta aiutando solo in piccolissima parte questa categoria di lavoratori, mentre ben è piaciuta ai datori di lavoro nell’ambito del lavoro domestico, migliaia dei quali sono a loro volta stranieri, fattore che fa nascere alcuni dubbi sull’efficacia del provvedimento e su eventuali vuoti normativi nei quali procedere con delle truffe è assai semplice.

I dati del Governo svelano il flop della sanatoria

Tanto lavoro per nulla verrebbe da dire osservando i dati pubblicati dal Ministero degli Interni all’interno del report sulla regolarizzazione dei rapporti di lavoro.

Sulla base delle domande inoltrate, possibili dal 1° giugno, «il lavoro domestico e di assistenza alla persona rappresenta il 91% delle domande già perfezionate (21.695) e il 76% di quella in lavorazione (5.906)». Cosa significa? La sanatoria, principalmente studiata e implementata a favore dei braccianti stranieri, viene sfruttata per la gran parte per la regolamentazione del lavoro domestico – fine assolutamente lecito previsto dal decreto, chiariamolo subito, ma che mette in luce alcune aree oscure.

Ancora, il bilancio delle domande inoltrate al 15 giugno si attesta a un totale di circa 32.000, un risultato che si colloca (per ora) decisamente al di sotto delle aspettative – con le sanatorie del 2002 e 2009 i clandestini regolamentati sono stati circa 857.000. Ed è per questo motivo che nella giornata di ieri il governo ha annunciato sulla proroga della scadenza per inviare le domande.

Possibili truffe in corso

Lo ricordiamo, stiamo parlando di dati pubblicati e raccolti direttamente dal governo. Quel che ora tentiamo di fare, con tutto il beneficio del dubbio del caso, è interpretare i dati e porci delle domande alle quali speriamo che il governo o il naturale proseguimento dei fatti possano rispondere nell’immediato futuro.

Oltre alla forte concentrazione delle domande nell’ambito del lavoro domestico piuttosto che in quello agricolo e, di base, un basso numero di richieste, il dato che più da adito a polemiche è il seguente:

Su 23.950 datori di lavoro che hanno perfezionato la domanda di regolarizzazione 17.294 sono italiani (il 72% del totale).

Questo passaggio del report governativo, interpretato all’inverso, ci dice che 6.656 datori di lavoro che hanno perfezionato la domanda sono stranieri.
Per come è impostata ad oggi la legge vi è il forte rischio che lo strumento della regolarizzazione venga sfruttato simulando un impiego da colf e badanti tra connazionali stranieri. Non è scontato che avvenga, certo, ma è innegabile che manchino i giusti controlli per evitare che tale «truffa» possa essere messa in atto.