“A LORO INSAPUTA”. Finisce alla ditta di Lady Fontana l’ordine di 513mila euro di camici
SCOOP DI REPORT: AD APRILE ARIA SPA, LA CONSIP DELLA REGIONE, AFFIDA LA FORNITURA DI DPI ALLA SOCIETÀ DAMA

(di Davide Milosa Milano – Il Fatto Quotidiano) – Una fornitura di materiale medico per l’emergenza Covid che doveva essere una donazione, ma che nella realtà è diventata una procedura negoziata e quindi un affidamento diretto senza gara pubblica per mezzo milione di euro da parte di Regione Lombardia a una società di Varese riconducibile direttamente alla famiglia della moglie di Attilio Fontana. Un bel guaio per il presidente, recentemente archiviato dall’accusa di abuso d’ufficio nell’inchiesta sulle tangenti in Lombardia e oggi travolto dalle polemiche per come la sua giunta sta affrontando la pandemia. La notizia è merito del lavoro del giornalista di Report Giorgio Mottola.
Sentito sul punto, Fontana, attraverso il suo portavoce, ha fatto sapere alla trasmissione di Rai3: “Della vicenda il presidente non era a conoscenza. Sapeva che diverse aziende, fra cui la Dama Spa, avevano dato disponibilità a collaborare con la Regione per reperire con urgenza Dpi in particolare mascherine e camici per strutture sanitarie”.
Vediamo allora di capire fatti e protagonisti. Con una premessa temporale: il tutto inizia il 16 aprile con l’affidamento, e finisce attorno al 22 maggio quando la ditta stornerà quei soldi restituendoli di fatto alla Regione. Come dire: scusate, ci siamo sbagliati. Questo però cambia poco le carte in tavola e non cancella il pasticcio. L’affidamento diretto di denaro pubblico viene firmato da Aria, la centrale acquisiti della Regione, creata circa un anno fa su input dell’assessore al Bilancio, il leghista Davide Caparini. Negli elenchi dei fornitori presenti sul sito di Aria con molta difficoltà si trova la ditta Dama Spa. Compare il nome, ma non si comprende bene cosa si venda e a che prezzo. La Dama, però, è una società nota che detiene il famoso marchio Paul&Shark. Il suo ceo è Andrea Dini, fratello di Roberta, moglie di Attilio Fontana. La first lady regionale è poi parte attiva dell’impresa in quanto vi partecipa come socia al 10% attraverso la Divadue Srl. La Diva Spa, invece, detiene il 90% di Dama Spa. La Diva Spa inoltre ha come socio al 90% una fiduciaria del Credit Suisse che amministra un trust denominato “Trust Diva”.
Fatta luce sul risiko societario, ripartiamo dal 16 aprile. A quella data la Lombardia è nel pieno dell’emergenza. In tv sono passate le immagini dei morti di Bergamo portati fuori città dai camion militari. A Milano è già scoppiato lo scandalo delle Rsa. Nel frattempo, il 16 aprile Filippo Bongiovanni, direttore generale di Aria (di nomina leghista, “maroniano di ferro”), ex finanziere poi passato in Regione con ruoli di prestigio in Eupolis e Infrastrutture lombarde, firma un ordine di forniture e lo invia alla Dama Spa.
Scrive Aria: “Stante l’emergenza inerente all’epidemia Covid-19 (…) in considerazione della vostra offerta con la presente si conferma l’ordine”. Si tratta di 513 mila euro così ripartiti: 63 mila euro per 7 mila set di camici, cappellini e calzari. E altri 450 mila euro per 75 mila camici singoli. Secondo il documento, recuperato da Report, Dama deve iniziare le consegne a partire dal 16 aprile, mentre il pagamento avverrà a 60 giorni e il 30 aprile emetterà regolare fattura.
Insomma, il documento firmato da Bongiovanni è chiaro e conferma l’affidamento di forniture per mezzo milione di euro pubblici a un’azienda molto vicina a Fontana. Il quadro così ricostruito viene presentato dall’inviato ad Andrea Dini, che al citofono risponde: “Non è un appalto, è una donazione. Chieda pure ad Aria, ci sono tutti i documenti”. Davanti all’ordine di forniture, Dini mette giù. Poi è costretto ad ammettere: “Effettivamente, i miei, quando io non ero in azienda durante il Covid, chi se ne è occupato ha male interpretato, ma poi me ne sono accorto e ho subito rettificato tutto perché avevo detto ai miei che doveva essere una donazione”.
E così, in effetti, avviene. A partire dal 22 maggio, la Dama stornerà quelle fatture di fatto riportando il tutto a una donazione. Il che non cancella una brutta vicenda che ha sollevato la concreta ipotesi di un enorme conflitto d’interessi per il governatore Attilio Fontana.
Fontana querela per articolo su camici: “Realtà che non esiste”
(ADNKRONOS.COM) – Il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana fa sapere di voler querelare Il Fatto Quotidiano per l’articolo di oggi che anticipa i contenuti della prossima puntata della trasmissione televisiva della Rai ‘Report. “Ho dato mandato ai miei legali di querelare ‘Il Fatto Quotidiano'”, spiega il presidente, in quanto “si tratta dell’ennesimo attacco politico vergognoso, basato su fatti volutamente artefatti e scientemente omissivi per raccontare una realtà che semplicemente non esiste”. L’articolo e l’inchiesta di Report raccontano di una fornitura di camici medici durante l’emergenza Covid-19 fatta dalla società Dama Spa, partecipata dalla moglie di Fontana.
“Agli inviati della trasmissione televisiva ‘Report’ – prosegue Fontana – avevo già spiegato per iscritto che non sapevo nulla della procedura attivata da Aria e che non sono mai intervenuto in alcun modo. Oggi il titolo di prima pagina del ‘Fatto’ e il testo mettono in connessione la ditta fornitrice con la mia persona attraverso la partecipazione azionaria (10%) di mia moglie e invocano un conflitto di interesse peraltro totalmente inesistente, proprio perché non vi è stato da parte mia alcun intervento”.
Secondo il governatore, “il testo del ‘Fatto’ in maniera consapevole e capziosa omette di dire chiaramente che la Regione Lombardia attraverso la stazione appaltante Aria non ha eseguito nessun pagamento per quei camici e l’intera fornitura è stata erogata dall’azienda a titolo gratuito. Ho anche dato mandato a miei legali di diffidare immediatamente la trasmissione ‘Report’ dal trasmettere un servizio che non chiarisca in maniera inequivocabile come si sono svolti i fatti e la mia totale estraneità alla vicenda”.
Essendo Romano e quindi malizioso, potrei pensare, ma non lo faccio: ” c’hanno provato, gli è andata male”.
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Non so se i lombardi meritino tutto questo, vedremo alle prossime votazioni
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@adriano58
Sarò cattivo… ma se lo meritano.
La loro specialità è votare sempre per persone con le mani in pasta nei “dané” e negli affari, preferibilmente sporchi: Formigoni,
Maroni, Sala, Mantovani, Fontana e così via.
Non hanno ancora capito, ‘sti furbetti lombardi, che quelli che a loro piacciono tanto, gli affari li sanno fare nell’interesse loro e dei
loro amici, non certo nell’interesse dei cittadini.
Ma forse nessuno ha mai pensato di illustrargli la situazione con un disegnino.
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Altrimenti come potrebbero rubare senza saperlo!
I bagalun d’l’ l’uster non saranno mai il voto a persone perbene.
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Ovviamente Filippo Roma non se ne è accorto.
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Il sig. Attilio Fontana dimentica di dire che il pagamento da parte della centrale acquisti della regione Lombardia non c’è stato perché il termine di pagamento della fornitura era 60 giorni dalla data della fattura. E dimentica anche di dire che il dietrofront con storno delle fatture già emesse è avvenuto solo dopo che Report aveva cominciato a fare domande e rivelare dell’inchiesta.
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