DUE LINEE – IL TESORO PREFERISCE TENERSI ARCELOR, IL MISE LA MAXI-PENALE

(di Carlo Di Foggia – Il Fatto Quotidiano) – Sull’Ilva di Taranto i rumors sono pessimi, ma il governo si presenta diviso di fronte al ricatto di ArcelorMittal. Da oltre un anno il colosso franco indiano – ancora affittuario degli impianti, in base al contratto firmato a settembre 2018 e poi stracciato – ha ingaggiato uno scontro con l’esecutivo con l’obiettivo di mollare il siderurgico e i suoi 11 mila operai al suo destino. L’azienda, in base agli accordi di marzo con cui si è rinunciato a un gigantesco contenzioso legale, ha facoltà di mollare l’ex Ilva a novembre pagando una penale calcolata in circa 500 milioni.
I segnali di disimpegno sono molteplici, ma l’esecutivo non è compatto. Il ministero dell’Economia continua a mantenere una linea accondiscendente con la multinazionale nel tentativo disperato di evitarne la fuga. Epilogo di cui parte del governo, specie al ministero dello Sviluppo guidato da Stefano Patuanelli, si è invece convinta da tempo e, tramite i commissari, spinge per obbligare il colosso a rispettare gli impegni, mentre preme perché, se non altro, la penale venga aumentata e non si faccia più affidamento su un gruppo che ha violato i patti sottoscritti neanche due anni fa.
Le mosse di Mittal stanno mettendo in serio imbarazzo il Tesoro, che ha sempre mantenuto un filo diretto con l’ad Lucia Morselli, chiamata l’estate scorsa a gestire la fuga del colosso e che solo all’ultimo ha annunciato che avrebbe presentato un piano industriale che nessuno si aspettava più. Nei palazzi romani l’impressione è che stia giocando una partita quasi personale, senza più l’appoggio della casa madre inglese, in vista dell’ingresso dello Stato. Il 25 maggio, per dire, aveva confermato gli impegni a “mantenere l’integrità degli impianti di Taranto”, salvo poi impedire la scorsa settimana l’ispezione dei commissari allarmati per la mancanza di manutenzione.
Allo staff di Gualtieri viene contestato di non aver mai costretto il colosso a rispettare gli impegni presi, giustificando pure i ritardi nelle riunioni tecniche e minimizzando gli allarmi dei commissari. La stessa penale sarebbe stata inserita solo per indicazione del Mise e del premier Conte: se Mittal si dilegua pagando briciole, qualcuno dovrà spiegare il perché di una strategia così debole.
Gli indiani… laggiù.
Tum tum tum… eaheahh.. tum tum tum….
Mavaffanculo.
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