(Lucia Esposito – Libero quotidiano) – Ci sono misteri che sono dogmi: si accettano e basta. Davanti a un capo incompetente non si dovrebbero cercare risposte ma ingoiare rospi e sperare di vincere alla Lotteria.

Eppure la domanda è sempre lì, come un punteruolo in agguato in un angolo del cervello: perché è così facile per gli incompetenti diventare leader? E perché, al contrario, professionisti preparatissimi – specie se donne – non riescono a raggiungere posizioni apicali?

Ognuno di voi si sarà dato una risposta. La solita raccomandazione, un grande savoir faire, una spiccata propensione per l’ adulazione o solo una fortuna sfacciata. Ma adesso, finalmente, Tomas Chamorro-Premuzic professore di psicologia allo University College di Londra e alla Columbia di New York, in un saggio provocatorio e illuminante dà una risposta scientifica al quesito.

Questo professore dal curriculum sterminato, riscatta i Fantozzi schiacciati da capi arroganti che si aggirano nei corridoi accecati da un ego immotivatamente smisurato. Il testo, nelle librerie dal 3 giugno s’ intitola, appunto, Perché tanti uomini incompetenti diventano leader (e come porvi rimedio) e pubblicato da Egea, pp. 188, euro 25.

È un viaggio attento e documentato da centinaia di studi nelle anomalie del mondo del lavoro, prima tra tutte quella per cui la maggioranza dei leader è rappresentata da uomini sebbene molte ricerche dimostrino che essi ottengono spesso risultati inferiori rispetto alle donne. Il punto è che ancora oggi la leadership viene identificata con alcuni tratti della personalità tipicamente maschili come l’ eccessiva sicurezza in se stessi e il narcisismo.

Il filosofo e matematico Bertrand Russell in un saggio in cui commentava l’ ascesa dei nazisti in Germania sottolineava che «la causa fondamentale del disastro è che nel mondo moderno gli stupidi sono arroganti e pieni di sé mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi».

Ecco, in sintesi, quello che succede nel mondo del lavoro. Cacciatori di teste e addetti al personale sono fatalmente colpiti dalla sicumera di un candidato anche se non sempre è accompagnata da un’ effettiva competenza.

L’ arroganza colpisce più dell’ umiltà, intuito e azzardo attirano più della saggezza. Per Chamorro-Premuzic, poi, la ragione principale dell’ ineguale rapporto tra i sessi nella gestione della leadership è la nostra incapacità di discernere tra fiducia e competenza: interpretiamo in modo errato l’ ispirazione di fiducia come un segno di conoscenza.

Quando pensiamo a una “guida carismatica”, le manifestazioni di arroganza – spesso mascherate da carisma o fascino e tipiche più degli uomini che delle donne – sono comunemente scambiate per potenziale di leadership.

Il guaio, spiega l’ autore, è che le caratteristiche di un buon capo si trovano in quei candidati che non riescono a impressionare i selezionatori. L’ assertività o l’ intelligenza emotiva, cioè la capacità di mettersi nei panni degli altri, di empatizzare con suoi problemi, sono espressioni del carattere ancora molto raramente apprezzate e comprese.

Questo vale soprattutto per le donne: vi sono ora prove scientifiche convincenti – l’ autore cita almeno 45 ricerche compiute in tutto il mondo – del fatto che le donne performino meglio degli uomini. Più inclini al cambiamento, capaci di comunicare meglio, più creative nella soluzione dei problemi e più oggettive nel valutare il lavoro dei dipendenti, tuttavia, quando si tratta di scegliere, a parità di competenze, le aziende preferiscono ancora optare per un leader maschio.

La soluzione che potrebbe migliorare la vita di milioni di dipendenti costretti a sottostare a leader incapaci non è sperare di cambiare lavoro. Perché, dice Chamorro, molti di quelli che lo hanno fatto nella speranza di liberarsi per sempre di un capo inetto, si sono ritrovati agli ordini di uno anche peggiore.

L’ unica possibilità per salvarsi è sperare che cambino i criteri di selezione. L’ autore cita un dialogo tra lui e il direttore di un’ importante banca d’ affari che è illuminante perché spiega che quando bisogna assumere un leader ci si affida, sbagliando, soprattutto all’ istinto.

«Come fate a sapere se qualcuno ha il potenziale per la leadership?», domanda Chamorro.«Te ne accorgi. Quando io lo vedo, lo riconosco e basta». E allora l’ autore, sconcertato, si domanda: «Se questo atteggiamento esiste in una delle organizzazioni più grandi del mondo, che cosa possiamo aspettarci da aziende più comuni?».

Il marcio nel mondo del lavoro è nei processi di selezione perché normalmente le persone che valutano i leader non sono esperti del ruolo che il candidato andrà a ricoprire. Ma non solo. Sono le stesse che li assumono e li promuovono. E chi ammetterebbe di aver commesso un errore? E così, di errore in errore, il mondo del lavoro diventa tutto sbagliato.