(Pierluigi Battista – il Corriere della Sera) – Una domanda che il sarcastico Domenico Arcuri, il commissario delle mascherine introvabili a 0,50 centesimi, definirebbe da «liberista da divano»: ma che ne è della app Immuni che avrebbe dovuto obbligatoriamente, tassativamente, imprescindibilmente pilotare la fase di riapertura dopo il lockdown.
Che ne è del poderoso sforzo intellettuale della task force chiamata dal ministro competente, che pure dovrebbe occuparsi dell’ innovazione (si fa per dire), a tracciare le tracce del tracciamento indispensabile per poter liberare gli italiani? La risposta innovativa è la seguente: boh.

Siamo stati per mesi, non per giorni, ma per mesi, a discutere di privacy, di efficacia di un sistema che dovrebbe seguirci ovunque pur di battere la diffusione del virus, abbiamo disquisito con passione sulla legittimità di un eventuale obbligo a scaricare la app, ci siamo abbeverati ai consigli di chi fissava la percentuale raggiunta la quale saremmo stati tutti più tranquilli, 60 per cento?, 39?, 8 e mezzo?, abbiamo dato persino fiducia alla task force e alla ministra che l’ ha formata. E ora? E ora boh.
Era uno scherzo, una battuta, una barzelletta per farci tornare di buon umore dopo la tristezza della detenzione a casa. Sono passate tre settimane dalla prima parziale riapertura del 4 maggio, data nella quale la salvifica app avrebbe dovuto dispiegare la sua potenza: ma niente, di Immuni nemmeno l’ ombra. È passata una settimana dal 18 maggio da quando è stato proclamato il principio del libero spritz in libero Stato, ma niente, Immuni ha fatto la fine della mascherina a mezzo euro prezzo calmierato: la fine del nulla, il nulla più totale.
E noi, senza app e con la mascherina a prezzo non calmierato dal commissario anti-liberista, ancora ci chiediamo: ma allora a che diavolo serve questo test sierologico? Lo faccio o non lo faccio? Mio cognato l’ ha fatto, lo faccio anche io? È utile, è un bel gesto nei confronti della comunità, dobbiamo pungerci il dito per vincere insieme questa guerra oppure no? Che dice l’ autorità competente, serve o non serve? Boh. Intanto però andiamo di lanciafiamme contro quegli indisciplinati della movida, che stanno sempre con il telefonino in mano, ma della app Immuni non ne sanno niente. Ed è la fase 2, figurarsi la 3.
L’App Immuni finirà nel dimenticatoio dove merita di finire.
Detto questo, il PiGi Ballista potrebbe risparmiarci il suo pesante sarcasmo da Signor So Tutto Io.
Nel Marzo di quest’anno (due mesi fa, non vent’anni!), quando sembrava fosse scoppiata la terza guerra mondiale e il pensiero di molti
correva sgomento all’epidemia di Spagnola che nel 1918/19 fece 50 milioni di morti su una popolazione mondiale di 1,5 mld., il sig.
Ballista avrebbe firmato questo articolo da “ganassa” malmostoso?
Credo proprio di no!
Probabilmente aveva anche lui le chiappe strette come la maggior parte di noi.
Quando affronti un nemico letale e non sai quando sazierà la sua fame di vite umane, è non solo comprensibile ma doveroso
cercare tutti le armi possibili per combatterlo, anche se sappiamo in anticipo che alcune di quelle armi saranno inefficaci.
Errori ne hanno commessi in tanti e probabilmente ancora se ne commetteranno, ma “fare lo splendido dall’alto di ‘sto kazzo”
(copyright Scanzi) è attività consona solo alle piccole menti.
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Ogni popolo ha le app che si merita.
Detto questo, Immuni non serve a niente se non cambia pure la mentalità delle persone.
Perché annunciare una cosa non fattibile e di scarsa utilità, allora?
Semplice, la pubblicità è l’anima del commercio!
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Problemi ??? ” E CHE CE VO’ ” : soluzione : Ingaggiare Pier Luigi Battista ,alias Betulla, e….problemi risolti !!! Prezzo modico !!!
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Betulla era in altro!
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e. c. un altro
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