L’Italia si appella all’Ue contro i corridoi estivi
VERSO LA FASE 3, TRA LINEE GUIDA E ULTIMI DIVIETI DI SPOSTAMENTO. DA LUNEDÌ STOP ALL’AUTOCERTIFICAZIONE E AL LIMITE DEI CONGIUNTI

(di Paola Zanca – Il Fatto Quotidiano) – Mentre qui misuriamo le distanze tra gli ombrelloni e litighiamo sul plexiglass fronte mare, i nostri dirimpettai sull’Adriatico trattano con Austria e Germania per un “corridoio” che porti i turisti dritti lì, sulle spiagge della Croazia. Ancora l’altro ieri, Zagabria porgeva il suo biglietto da visita ai colleghi di Berlino e Vienna: pochi contagi, facilmente raggiungibile in auto, altrettanto vicina se ci sarà bisogno di far ritorno a casa (il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas si è raccomandato: se si ricomincia a viaggiare, è verso destinazioni in cui non bisognerà organizzare voli per andarvi a riprendere). Eppure, dalle nostre parti, l’attivismo croato non è stato gradito. O meglio: è comprensibile che ogni Paese tenti di risollevare le sorti economiche della stagione che sta per cominciare, ma niente “accordi bilaterali” che penalizzerebbero prima di tutto l’Italia, che da regina del turismo rischia di ritrovarsi cenerentola dell’estate 2020.

Corridoi per turisti e alberghi da salvare

È il senso dei ragionamenti che da giorni il ministro Dario Franceschini sta facendo a livello europeo e che sono alla base del “piano” di riapertura dei confini che sta studiando insieme al titolare della Farnesina Luigi Di Maio e alla ministra dei Trasporti Paola De Micheli, impegnati a costruire quel “cordone di sicurezza” che potrà permettere ai viaggiatori europei di venire in Italia (sperando ne abbiano voglia). E che deve evitare di farci finire discriminati per i 220mila contagi che, insieme alla Spagna, abbiamo sopportato negli ultimi tre mesi. Ieri è stata la Commissione europea a chiarire il punto: “Proponiamo un quadro di riferimento valido per tutti, per evitare discriminazioni basate sulla nazionalità. I viaggi potranno effettuarsi, anche con differenziazioni territoriali all’interno degli Stati membri: in Italia, ad esempio, la differenza potrebbe riguardare regione per regione e aree all’interno della stessa regione”. Di tedeschi sul lago di Garda, per capirci, quest’anno non se ne vedranno. Ma nulla deve impedire a chi lo vorrà di raggiungere la Sicilia o la Sardegna, per citare due regioni meno colpite dal Covid-19. Il punto sarà come arrivarci: il cancelliere austriaco Sebastian Kurz ieri ha detto che “non vi è alcuna prospettiva di aprire presto i confini con l’Italia”. Lo stesso Francia e Svizzera. Mentre la Germania si limita a dire che non avendo “una frontiera diretta, la decisione passa per altri Paesi”. Ma oltre ai “corridoi” serviranno regole sugli arrivi: perché è logico che, se per chi arriva dovesse essere imposta la quarantena, nessuno si muoverebbe più. Nell’attesa di capire che fare, il governo prova a ridare fiato al settore in crisi: tra le misure – dai bonus vacanza agli indennizzi ai lavoratori – c’è anche l’ingresso di capitali pubblici nelle strutture ricettive, che poi potranno avere un diritto di prelazione sulle quote, a emergenza finita. Un modo, spiegano dal Mibact, per “mantenere il ‘brand Italia’ e fermare gli appetiti di mafie e investitori stranieri”.

Stop autocertificazioni, sì alle cene tra amici

Prima dei turisti stranieri, però, c’è da capire cosa potremo fare noi. Nel decreto che il premier firmerà tra oggi e domani dovrebbe arrivare la libertà di muoversi all’interno della propria regione. E per la prima volta senza aver bisogno di giustificare i motivi dello spostamento: stop quindi alle autocertificazioni. Sparisce, dunque, anche il limite di incontrare solo “congiunti”: si possono incontrare anche gli amici, ovviamente sempre a debita distanza.

Le linee guida e il limite delle Regioni

Ieri sono state trasmesse alle Regioni tutte le linee guida per la riapertura delle attività di lunedì: erano già note quelle di bar, ristoranti e spiagge, sono arrivate ora quelle di parrucchieri, barbieri e centri estetici: si lavorerà solo su prenotazione e con le porte aperte. Oltre alla mascherina, il cliente dovrà avere mantellina e asciugamani monouso. Spariscono le riviste da sfogliare in attesa della tinta. E lo stesso dovrebbe accadere ai limiti su orari e giorni di chiusura. Saranno le regioni però a decidere nel dettaglio se e quando riaprire. Per le palestre bisognerà aspettare il 25 maggio. Di fatto l’unico divieto che resta “categorico” è quello di spostarsi fuori regione: non è detto, sul punto, che nemmeno a giugno si arrivi al liberi tutti. Più probabile che sarà consentito spostarsi solo tra territori con indici di contagio basso.