Marina de Ghantuz Cubbe e Luca Monaco – la Repubblica – ed. Roma) – «Senza aiuti non possiamo riaprire» . Scendono ordinati i 135 gradini patrimonio dell’ Unesco. Stringono tra le dita i cartelli della protesta. Le rivendicazioni scandite al megafono avvolgono la Barcaccia, risuonano in via Condotti. Palazzo Chigi, la Camera dei deputati, sono appena poco più in là. Si rivolgono a chi occupa quelle stanze, alla sindaca Virginia Raggi, i 300 imprenditori che ieri, alle 11.30, hanno dato vita a un flash mob in piazza di Spagna. A cinque giorni dalla riapertura al pubblico, i titolari delle catene di abbigliamento, gli albergatori, i mediatori immobiliari, preoccupati per il futuro dei loro dipendenti, hanno voluto lanciare un messaggio alla classe dirigente.

« Per ripartire servono progetti di lungo respiro – afferma David Mayer Naman, proprietario del marchio con 400 punti vendita in Italia e che dà lavoro a 200 persone – il 18 maggio resteremo chiusi per protesta. I micro interventi adottati finora per tamponare l’ emergenza non sono utili a nulla, se non ad allungare l’ agonia: non riusciranno a scongiurare la “morte” degli imprenditori e di tantissime famiglie » . Il contraccolpo economico della pandemia è forte. I commercianti sono in debito di liquidità e la criminalità organizzata prova ad approfittarsene.
” Bussa” alle porte degli esercenti pronta a rilevare i locali. «Negli ultimi due giorni abbiamo ricevuto otto segnalazioni da parte dei nostri associati, tutti commercianti nel centro storico – denuncia il vicepresidente di Fiepet Confesercenti di Roma e Lazio Fabio Mina – sono stati contattati per telefono da “investitori opachi” e stimolati a cedere le attività».
A formulare le proposte «sono persone che si dicono disponibili a investire qualora l’ imprenditore avesse difficoltà a riaprire. E chi durante la quarantena ha lavorato con l’ asporto – aggiunge – è stato raggiunto di persona. Lo stesso è accaduto ai negozianti che erano aperti per le sanificazioni ».
Il quadro è preoccupante. Per sottrarre terreno alle mafie servirebbero interventi strutturali a sostegno delle imprese. Gli imprenditori radunati in piazza di Spagna hanno le idee chiare. «Chiediamo la decontribuzione per i dipendenti, la convertibilità dei crediti di imposta a carico dei lavoratori, perché in questi ultimi mesi non abbiamo incassato – ragiona Elio Sasson, proprietario di un albergo da 55 stanze nei pressi della stazione Termini – e aiuti a fondo perduto commisurati al fatturato perso finora » . Sasson, durante la quarantena, è riuscito a tenere aperto: « Per alcuni giorni abbiamo ricevuto dei medici arrivati da fuori, ma io sono un caso isolato», ammette. Il 97 per cento degli albergatori romani ha chiuso. «I costi per la riapertura sono così elevati – spiega un altro albergatore, Carlo Alberto Vudafiero – che la maggior parte dei colleghi non riaprirà finché non riprenderà il turismo internazionale».
Soffrono anche le catene di abbigliamento nei centri commerciali.
« Vogliamo lo scudo penale – dice Manuela Nardoni, l’ amministratore delegato di Talco, 30 negozi di abbigliamento donna e accessori – se nel corso dei controlli un dipendente risulta positivo al Covid, la responsabilità è dell’ impresa. Ma noi come possiamo sapere dove è avvenuto il contagio?».
Nel cuore della città si chiede «l’ apertura immediata della Ztl – invoca Antonio Taddei, il titolare della catena di abbigliamento maschile Monsanto – il turismo è fermo. Raggi non penserà mica che i romani, dalle periferie, possano raggiungere il centro storico in bici o col monopattino ». La protesta continua.